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il comunicato

Curia romana e vescovi tedeschi: incontro bipartisan

Tra "differenze e convergenze" prosegue l'approccio dialogante della Sede Apostolica nei confronti del Synodaler Weg.

Borgo Pio 23_03_2024

Il controverso Cammino Sinodale tedesco va avanti e lo fa con o senza Roma, come ha sempre dichiarato. Ma a Roma qualcosa è cambiato: per esempio, sono lontani i tempi della "moratoria" chiesta dal card. Ouellet, nel frattempo pensionato e sostituito dal card. Prevost; mentre al vertice dell'ex Suprema siede il card. Fernández.

Ieri la Sala Stampa ha diffuso un comunicato congiunto della Curia Romana e della Conferenza Episcopale Tedesca, al termine dell'incontro tra i rispettivi rappresentanti «per continuare il dialogo iniziato durante la Visita ad Limina dei Vescovi tedeschi nel novembre 2022 e proseguito con un primo scambio il 26 luglio 2023». Erano presenti per la Curia «i cardinali Victor Fernandéz, Kurt Koch e Pietro Parolin, Robert F. Prevost, OSA, e Arthur Roche e l‘Arcivescovo Filippo Iannone, O.Carm»; da parte tedesca «i Vescovi Georg Bätzing, Stephan Ackermann, Michael Gerber, Peter Kohlgraf, Bertram Meier, Franz-Josef Overbeck, rispettivamente Presidente della CET e Presidenti delle Commissioni Episcopali per la Liturgia, per le Vocazioni e i Servizi Ecclesiali, per la Pastorale, per la Chiesa Universale, per la Fede, nonché la Segretaria Generale, dott.ssa Beate Gilles, e il Portavoce della CET, Matthias Kopp».

Scontato il «clima positivo e costruttivo», sono state individuate «differenze e convergenze, secondo il metodo adottato nella Relazione finale di sintesi del Sinodo della Chiesa universale dell’ottobre 2023»: il probabile riferimento è all'ormai consolidata "psicologia sinodale". Comunque sia il dialogo avanza, concordando «uno scambio regolare» e «un prossimo incontro prima dell’estate 2024». Se la Sede Apostolica non asseconda esplicitamente il Synodaler Weg non si può certo dire che imponga un giro di vite, magari promulgando un fantomatico motuproprio Synodalitatis Custodes. Ma si sa che anche nell'era del todos, todos, todos, alcuni sono più todos degli altri.