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EDITORIALE

Divina Misericordia, ultima spiaggia

La festa odierna, chiesta da Gesù stesso nelle rivelazioni a santa Faustina Kowalska e istituita da san Giovanni Paolo II, è la risposta di Dio a un'umanità sfinita. Non è un chiudere gli occhi sulla montagna di peccati della nostra generazione, ma l'offerta di un ultimo aiuto alla conversione.

Editoriali 12_04_2015
Divina Misericordia

Domenica 12 aprile la Chiesa Cattolica celebrerà per la quattordicesima volta in modo ufficiale la Festa della Divina Misericordia, un evento che si vive ogni anno nella domenica in Albis, in migliaia di parrocchie sparse nel mondo e che fu istituito da Papa Giovanni Paolo II durante l’anno giubilare. Non a caso quel Papa santo morì proprio ai primi Vespri di quella Festa, il 2 aprile 2005. E nemmeno fu un caso che proprio un Papa polacco istituì quella ricorrenza, fortemente desiderata da una santa suora di Płock in Polonia, suor Faustina Kowalska. Ella scrisse nel suo celebre Diario di aver ricevuto nel 1931, una rivelazione di Gesù risorto, che le disse: «Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l'immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia». Negli anni successivi - secondo gli studi di don I. Rozycki - Gesù ritornò a fare questa richiesta addirittura in 14 successive apparizioni, definendo con precisione il giorno della festa nel calendario liturgico della Chiesa, la causa e lo scopo della sua istituzione, il modo di prepararla e di celebrarla come pure le grazie ad essa legate.

Per quanto riguarda il modo di celebrare la festa Gesù espresse due desideri:
– che il quadro della Misericordia fosse quel giorno solennemente benedetto e pubblicamente, cioè liturgicamente, venerato;
– che i sacerdoti parlassero alle anime di questa grande e insondabile misericordia divina, per risvegliare in tal modo la fiducia nei fedeli.

La grandezza di questa festa è dimostrata anche dalle promesse: «In quel giorno, chi si accosterà alla sorgente della vita questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene», come disse Gesù. Questa grazia - spiega don I. Rozycki - «è qualcosa di decisamente più grande che la indulgenza plenaria. Quest'ultima consiste infatti solo nel rimettere le pene temporali, meritate per i peccati commessi (...). Siccome la remissione delle colpe e dei castighi è solo una grazia sacramentale del santo Battesimo, nelle promesse riportate Cristo ha legato la remissione dei peccati e dei castighi con la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia, ossia da questo punto di vista l'ha innalzata al rango di una specie di “secondo Battesimo".

La Chiesa ha concretizzato questo desiderio, manifestato ad una santa, concedendo l'Indulgenza plenaria alle consuete condizioni (Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo l'intenzione del Sommo Pontefice) al fedele che nella Domenica seconda di Pasqua, ovvero della "Divina Misericordia", in qualunque chiesa o oratorio, con l'animo totalmente distaccato dall'affetto verso qualunque peccato, anche veniale, partecipi a pratiche di pietà svolte in onore della Divina Misericordia, o almeno reciti, alla presenza del SS.mo Sacramento dell'Eucaristia, pubblicamente esposto o custodito nel tabernacolo, il Padre Nostro e il Credo, con l'aggiunta di una pia invocazione al Signore Gesù Misericordioso (per esempio «Gesù Misericordioso, confido in Te»).

Ma di quale “misericordia” si tratta? Non certamente di quella che comunemente oggigiorno viene presentata dai media e, purtroppo talvolta in maniera frettolosa, attribuita, a torto, anche al santo Padre Francesco. Dio è certamente misericordioso in ogni Sua azione, che ha sempre come fine non la morte del peccatore, ma che si converta e viva, come dice la Scrittura. La misericordia non è una specie di “coperta” con cui Dio copre i peccati degli uomini, non tenendoli in conto o minimizzandone la forza distruttiva. Come un buon medico, Dio vuole la nostra guarigione totale dal terribile cancro che ci distrugge: il peccato.

Il primo atto della Sua divina misericordia è il Suo giusto giudizio. Dio vede tutta la drammaticità del male e non lo nasconde: se lo facesse ingannerebbe l’uomo, lasciandolo nella sua condizione che lo tiene lontano da Lui stesso. Dio, però, vuole salvarci e per questo ha inviato il Suo Figlio Gesù. Egli - ha spiegato a suor Faustina - ha chiesto l'istituzione della festa perché «le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione (...). Se non adoreranno la Mia misericordia, periranno per sempre». La misericordia di cui parla è l’azione creatrice di Dio che ci rende veramente nuovi e santi, cioè capaci di una nuova vita.

Accogliere la misericordia di Dio, quindi, significa credere che la Passione di Gesù ci ha lavati veramente da ogni peccato e, quindi, ci ha resi veramente capaci di una nuova vita da figli di Dio. Chi ha accolto la misericordia, non può più vivere la vita di prima, ma compie opere di carità e vive “secondo Dio”.

Quanto è lontano tutto ciò dal pensare che, «anche se sono peccatore, posso continuare a vivere nel peccato, perché tanto Dio mi perdona»! La misericordia di Dio, al contrario, ci fa veramente santi e nuovi, non per i nostri meriti, ma per la Passione del Signore, il nostro unico medico e salvatore.

Stupisce l’insistenza, in questi ultimi due secoli, di questo tema della misericordia: santa Teresa di Lisieux si offrì come vittima all’Amore misericordioso per la salvezza dei poveri peccatori; santa Faustina implorò la Chiesa per istituire questa festa; un santo Papa la istituì all’inizio del nuovo Millennio e ora, Papa Francesco indice alla vigilia del centenario delle apparizioni della Vergine a Fatima un “Giubileo della misericordia”. Siamo nel tempo delle devastazioni nucleari, della violenza omicida del terrorismo, della distruzione dell’uomo e della famiglia con le ideologie del Gender e siamo nel pieno della dittatura del relativismo, denunciata da Papa Benedetto.

La risposta di Dio non è il giusto castigo che meritiamo, ma l’offerta della Misericordia. Davvero l’ultima spiaggia. L’ultimo invito ad un’umanità sfinita. Prima del Suo glorioso ritorno. Ecco perché questa festa è troppo importante. È divina. È un evento di Grazia. È un invito che viene dall’Amore trinitario.