Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Atanasio a cura di Ermes Dovico
IMMIGRAZIONE

E' ora di superare il Trattato di Dublino

Il Trattato di Dublino (1990) sulla gestione delle "migrazioni non programmate", di fronte all'ondata di immigrati, non permette più di gestire razionalmente l'emergenza. Renzi, alla buon'ora, se n'è accorto. L'Ue potrebbe comunque giocare un ruolo ancora maggiore se contribuisse a stabilizzare la Siria, a partire dalla rimozione delle sanzioni.

Editoriali 12_09_2015
L'ingresso dei profughi siriani in Germania

Con un ritardo degno di peggior causa il premier Matteo Renzi ha scoperto che occorre “superare” il trattato di Dublino; e l’ha scritto in una lettera al direttore de la Repubblica, che poi ieri il quotidiano ha pubblicato.  Così l’abbiamo saputo anche noi.  In altri tempi la tribuna del capo del governo era il Parlamento, e più tardi almeno una conferenza stampa. Adesso invece è Twitter  per le dichiarazioni più stringate e una letterina al direttore del quotidiano di riferimento per quelle  più lunghe. Così qui da noi vanno le cose e dobbiamo adeguarci. Resta però ancora da domandarsi perché Renzi lo venga a dire a noi invece di prendere a nome del nostro Paese una chiara posizione al riguardo in sede europea. Chi sta fuori del Palazzo può soltanto auspicare. Chi ci è dentro non ha molto senso che auspichi: è lì per fare, e faccia.

Siglato nel 1990 e poi variamente integrato e aggiornato fino al 2003, l’accordo di Dublino (che in effetti non è propriamente un trattato) è stato travolto dagli eventi. Pensato quando le migrazioni “non programmate” verso l’Unione Europea riguardavano poche centinaia di persone all’anno, prevede procedure ormai impraticabili: basti dire che in base ad esso questi migranti dovrebbero venire identificati e filtrati dallo Stato attraverso le frontiere del quale hanno fatto il loro primo ingresso nell’Unione, e se fermati altrove dovrebbero venire rimandati in tale Stato per esservi appunto identificati ed esaminati.  Adesso invece siamo di fronte all’afflusso di centinaia se non di migliaia di persone al giorno che raggiungono il nostro Paese, o la Grecia o l’Ungheria dirette a tutta forza verso la Germania o la Svezia. E se gli Stati di prima accoglienza cercano di fermarli per identificarli e filtrarli tutta la stampa progressista europea, da la Repubblica al Frankfurter Allgemeine passando per le Monde, si precipita ad accusarli di innalzare muri e di essere senza cuore. I governi di Roma (sia questo  che i precedenti ) per anni hanno furbamente risolto il problema fingendo di raccogliere questi migranti in centri di identificazione e di selezione dai quali la loro fuga era per così dire prevista e agevolata. Il governo ungherese ha tentato di dare applicazione al trattato tirandosi perciò addosso le peggiori accuse.  Quello danese ha provato a fare lo stesso con i migranti decisi ad attraversare la Danimarca diretti in Svezia, ma poi è stato più svelto a lasciar perdere. La Germania ha fatto la scelta più furba di tutti proclamando di voler accogliere i migranti per così dire migliori, ossia i siriani che hanno mediamente un più alto grado di istruzione e sono più integrabili, ma nel medesimo tempo chiudendo le porte zitta zitta a quelli mediamente più problematici. In una giostra di ipocrisie e di scappatoie si sta insomma disapplicando di fatto il trattato di Dublino. Sarebbe allora meglio impegnarsi chiaramente a rinegoziarlo. Visto dunque  che l’ha capito  perché Renzi  non agisce di conseguenza?

Ciò fermo restando, la soluzione del problema  non sta  nell’accoglienza senza limite di profughi bensì in una forte iniziativa dell’Europa, dell’Unione Europea a favore della pace in Siria e del ripristino della sovranità di Baghdad nell’Iraq del Nord.  Le iniziative della Russia nell’area stanno colmando un vuoto che, di fronte al tramonto della presenza Usa nella regione, l’Unione Europea non ha voluto e saputo tempestivamente riempire. Se non si fa nulla non ha poi molto senso scandalizzarsi se la Russia fa qualcosa. Per rimediare agli aspetti preoccupanti di tale novità c’è un solo modo: compensare la presenza russa con una presenza europea. Con Putin la Russia sa giocare al massimo le proprie carte, ma sia nel bene che nel male resta un Paese alla canna del gas. Se lo volessero, i maggiori Paesi dell’Unione Europea potrebbero fare per la stabilizzazione dell’area ben di più della Russia da ogni punto di vista.

Frattanto c’è una cosa importante e immediatamente utile che  si può fare subito: sospendere le sanzioni contro  la Siria. Ne avevamo già accennato di recente ma vale la pena di tornare  sull’argomento più in dettaglio. A causa di queste sanzioni, che l’Unione Europea ha adottato su invito degli Stati Uniti: i depositi e i conti correnti siriani su banche europee sono “congelati”; sono vietate le importazioni dalla Siria, in particolare quelle di petrolio grezzo come pure ogni tipo di transazione economica, il che rende impossibile l’importazione in Siria di beni indispensabili al popolo e all’economia del paese; è bloccato anche l’invio in patria delle rimesse degli emigrati siriani all’estero; sono comunque proibite le importazioni da parte della Siria di carburante, olio da riscaldamento, tecnologia e impianti per la raffinazione del petrolio e per la produzione del gas necessario per il funzionamento delle centrali termo-elettriche. In questa maniera, senza affatto mettere in forse la sopravvivenza del regime di Assad, si sta distruggendo l’economia siriana e si sta rendendo sempre più dura la vita quotidiana della gente comune un Siria.  Perché il governo Renzi non prende l’iniziativa di rimettere in discussione le sanzioni in sede europea? Pur senza implicare alcunché da un punto di vista militare un gesto del genere darebbe a nostro avviso un contributo decisivo allo sblocco della situazione.