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DUELLO NELL'ATLANTICO

Falkland, Inghilterra e Argentina di nuovo ai ferri corti

A 33 anni dalla guerra delle Falkland, vinta dalla Gran Bretagna contro l'Argentina, il piano britannico per la difesa delle isole finisce per errore in rete. E si rialza la tensione, merito anche della scoperta di ricchi giacimenti petroliferi. Stavolta c'è un'incognita in più: la Russia che appoggia l'Argentina.

Esteri 07_04_2015
Bandiera britannica nelle Falkland

Petrolio, rivendicazioni territoriali e braccio di ferro militare. A 33 anni esatti dall’inizio della guerra del 1982 sono questi gli ingredienti dell’ennesima escalation della tensione tra argentini e britannici intorno alle isole Falkland (Malvinas per gli argentini) a cui si aggiungono però anche elementi quasi comici.

Ieri infatti è emerso che per un errore l'intero sistema di difesa delle isole è finito in chiaro su internet determinando una possibile falla nella difesa dell'arcipelago britannico la cui sovranità è rivendicata da Buenos Aires. Un documento che descrive l'esatta collocazione di postazioni militari, la consistenza delle difese statiche e le coordinate gps di caserme e depositi di munizioni: "praticamente un manuale per la perfetta invasione" ha spiegato una fonte militare anonima citata dal Daily Mirror.

"Si tratta di errori che non possiamo permetterci", ha detto l'ex ministro della Difesa, Liam Fox anche se il Ministero nega che quelle informazioni sensibili siano andate online e conferma che il link al documento incriminato non è più attivo.

A riaccendere la tensione anglo-argentina contribuisce soprattutto il giacimento di gas e petrolio rinvenuto a 170 chilometri dalle Falkland da compagnie britanniche che ne stimano il valore in miliardi di sterline secondo quanto riferito dagli analisti citati dal Daily Mail. Dopo decenni di indiscrezioni circa le risorse energetiche presenti nelle acque contese dell’Atlantico del Sud il ritrovamento potrebbe rendere per la prima volta remunerativo per Londra il controllo delle Falkland e degli altri arcipelaghi australi (Orcadi Australi, Sandwich Australia e South Georgia) rivendicati da Buenos Aires.

Il controllo delle  Falkland, e soprattutto la sua difesa (prima dell’attacco argentino del 1982 le isole erano presidiate da un centinaio di Royal Marines, ora vi sono 1.250 militari con aerei, navi, missili, elicotteri e cannoni) finora hanno rappresentato un costo per Londra determinata a difendere il diritto dei circa 1.800 abitati tutti di origine britannica e restare sudditi della Corona. Nelle isole, a circa 1.500 chilometri dalla costa argentina, vivono circa tremila persone inclusa la guarnigione militare, e mezzo milione di pecore. Il Regno Unito le controlla dal 1765 e dal 1820 l'Argentina le reclama. Nei giorni scorsi le autorità argentine hanno protestato in tutti gli ambiti internazionali e minacciano di perseguire le compagnie petrolifere britanniche che opereranno nella zona delle Falkland.

Buenos Aires aveva già criticato il piano britannico di ammodernamento delle difese delle isole annunciato nei giorni scorsi dal governo di David Cameron che prevede investimenti per 180 milioni di sterline in dieci anni per potenziare le infrastrutture militari e ammodernare difese antiaeree contro "qualsiasi possibile minaccia". Un deterrente contro la possibile fornitura di 12 bombardieri a lungo raggio Sukhoi Su-24 che la Russia sembra voler concedere in leasing all'Argentina per ammodernare la sua forza aerea (composta ancora dagli stessi aerei che combatterono la guerra del 1982) in cambio di forniture alimentari.

Il nuovo asse Mosca- Buenos Aires preoccupa Londra, non solo per le forniture militari agli argentini, ma soprattutto perché i russi mettono in discussione la legittimità della sovranità britannica sulle isole. L'ambasciatore russo a Londra, Alexander Yakowenko, ha paragonato il referendum del 2013 nelle Falkland, con cui il 99,8 per cento degli abitanti delle isole votò a favore dello status di territorio britannico, alla  consultazione tenutasi in Crimea lo scorso anno e duramente contestata da Londra.

Il ministro degli Esteri britannico Philip Hammond disse, in occasione del primo anniversario del referendum in Crimea, che quella consultazione era una "finzione" e una "foglia di fico"  per giustificare il "furto di territorio" attuato dalla Russia ai  danni dell'Ucraina. "Nella sua retorica il Foreign Office applica una logica al referendum nelle Malvinas-Falkland e ne applica un'altra a quello in Crimea" ha commentato l'ambasciata russa a Londra mentre il presidente della Commissione esteri della Duma, Alekei Pushkov aveva ammonito: "Londra, attenzione, la Crimea ha molte più ragioni di essere in Russia che non le Falklands di far parte della Gran Bretagna".

Buenos Aires nega di avere piani militari per riprendere le isole ma pretende negoziati con Londra sulla sovranità delle isole. Il presidente Cristina Kirchner il 2 aprile, in una cerimonia ufficiale in occasione del 33° anniversario dell'invasione delle isole da parte delle truppe argentine (che scatenò il conflitto vinto dalle truppe di Sua Maestà nel giugno 1982), ha distinto l'operazione militare, decisa dall'ultimo governo della dittatura militare, dalla pretesa di sovranità del suo Paese sull'arcipelago, promettendo che “continueremo ad esigerlo in tutti i fori internazionali”. La Kirchner detto che “la legge internazionale e il dialogo, non di certo la militarizzazione, costituiscono il percorso verso la riunificazione e la sovranità”. Per poi aggiungere che "vedremo queste isole di nuovo parte del territorio" pur senza fornire alcuna indicazione temporale.

Nella vicenda si è inserito persino Edward Snowden, il contractor americano della National Security Agency artefice del Datagate e che dal suo rifugio in Russia ha reso noto che il Regno Unito ha spiato tra il 2006 e il 2011 il governo argentino utilizzando anche virus informatici e  cyber attacchi con l’obiettivo di scoprire eventuali piani per attaccare le Falkland.