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VERSO IL CENTENARIO

Fatima, una mostra tra segni e profezie

Chi si reca a Fatima in occasione del Centenario delle apparizioni non può perdersi la grande mostra esposta nel sottosuolo della grande basilica nuova. Rivivono gli oggetti donati da semplici fedeli e dai Papi che si sono recati alla Cova da Iria in questi 100 anni. 

Ecclesia 30_01_2017
Giovanni Paolo II

 

Chi si reca a Fatima in occasione del Centenario delle apparizioni non può perdersi la grande mostra esposta nel sottosuolo della grande basilica nuova. Si entra in un tunnel cupo, dove ci sono scene della Grande Guerra, cui il Portogallo partecipò (la Madonna predisse il ritorno a casa dei soldati di lì a poco). Si esce in un paesaggio luminoso, che descrive l’apparizione dell’Angelo ai tre pastorelli alla Cova da Iria nel 1916.

Nella prima sala è esposta la corona della statua itinerante, nella quale Giovanni Paolo II volle incastonata la pallottola che lo colpì giusto un 13 maggio. E il suo anello. Si passa in un altro ambiente, dove c’è il prezioso ostensorio donato dal popolo irlandese. Procedendo per sommi capi, ecco gli ex voto, i pregiati arredi liturgici (del vecchio rito, ndA), gioielli, crocifissi antichi.

E poi magliette e caschi di  campioni sportivi, oggetti lasciati ai piedi della Madonna da toreri e militari e musicisti eccetera eccetera. C’è anche un rosario realizzato con frammenti del Muro di Berlino, per ricordare la profezia della «conversione» finale della Russia. Foto e gigantografie dappertutto, perfino imbarcazioni di grati pescatori portoghesi. Un planisfero ricorda i viaggi della Madonna Pellegrina nel mondo.

Commuovono il calice, la patena e la pisside «frutto di tante piccole rinunce» donati dai bambini e gli ammalati portoghesi in occasione del Cinquantenario nel 1967. Poi la visita di Paolo VI in quell’anno. La fascia che cingeva la vita di Pio XII, il primo a consacrare il mondo al Cuore Immacolato di Maria nel 1942. Eugenio Pacelli fu consacrato vescovo proprio il 13 maggio 1917, giorno della prima apparizione, come ricorda Vittorio Messori nella prefazione all’Inchiesta su Fatima di Vincenzo Sansonetti (Mondadori, pp. 195, €. 19,50), giornalista che firma su questo quotidiano e anche sul mensile «Il Timone».

Pio XII, proclamatore dell’ultimo dogma (non a caso mariano: l’Assunta, 1 novembre 1950), giusto nell’anno del dogma vide più volte, passeggiando nei giardini vaticani, il prodigio del «sole danzante», quello che chiuse, il 13 ottobre 1917, la serie delle apparizioni e confermò, con un fenomeno cosmico, la più apocalittica delle apparizioni mariane. Le cui profezie si sono puntualmente avverate, perciò crediamo fermamente che si avvererà anche l’ultima, il consolante «Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà».

Paolo VI lasciò a Fatima l’usuale Rosa d’Oro, regolarmente esposta alla mostra «Fatima Luce e Pace», insieme al manto regale di Maria Amalia, ultima regina del Portogallo. Giovanni Paolo II a Fatima c’è stato tre volte, nel 1982, nel 1991 e nel 2000. In quest’ultima occasione rivelò il famoso Terzo Segreto. Prima di morire volle mandare qui il suo fazzoletto bianco, in ricordo del modo con cui i fedeli salutano la Madonna Pellegrina quando la vedono passare (anche Padre Pio si adeguò).

Benedetto XVI è venuto nel 2010 e ha lasciato un’altra Rosa d’Oro, ricordando che il mistero di questo luogo non è ancora del tutto rivelato perché il messaggio di Fatima «è tutt’altro che concluso». La mostra presenta anche curiose vetrine con ombrelli aperti e fluttuanti, compresi ombrelli d’epoca: il giorno del miracolo del sole pioveva a dirotto, ma dopo il miracolo tutti si ritrovarono improvvisamente asciutti. Si noti che il luogo è l’unico in Europa a portare il nome della figlia di Maometto. Crollato l’impero sovietico, oggi i cristiani devono confrontarsi col risorgente islamismo aggressivo. Sarà anche questo un segno anche questo?