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L'AVVERTIMENTO

Gli arabi: “L’Europa smetta di sostenere gli islamisti”

Nemmeno gli attentati di Nizza e Vienna hanno svegliato i principali leader europei rispetto alla minaccia jihadista favorita dalle loro politiche. Analisti di Arabia Saudita, Bahrein, Palestina e Tunisia mettono in guardia l’Europa: continuare a finanziare o essere compiacenti verso le organizzazioni islamiste alimenterà il terrorismo.

Attualità 24_11_2020

“La Francia sta davvero pagando il prezzo della compiacenza e del debole controllo della sicurezza sulle dozzine di organizzazioni terroristiche che operano sotto la copertura di società caritatevoli islamiche, delle moschee e dell’insegnamento della lingua araba ovunque, così come di decine di imam nelle moschee francesi che incitano a violenza e odio e a simpatizzare con i gruppi terroristici jihadisti”, afferma Abdel Moneim Ibrahim, un eminente analista politico del Bahrein.

Gli attentati terroristici islamisti di Nizza e Vienna avrebbero dovuto essere l’ultimo monito per un’Europa martoriata e mortificata. Eppure, neanche le due ultime stragi hanno saputo ridimensionare le strategie intergovernative occidentali, ancora supine a organizzazioni e politici islamisti. È quanto sostengono tanti analisti di Arabia Saudita, Palestina e Tunisia, che in questi giorni stanno esaminando la delicata situazione in cui si trova l’Europa. Negli ultimi anni il terrorismo di matrice islamica s’è nutrito non solo della dimensione sua propria di progetto per punire l’infedele di turno, ma della spettacolarizzazione degli attentati come strumento per produrre la grande mediatizzazione. Lasciare che i media insistano e discutano, senza sforzo, di islamismo, califfato, shari’a è pubblicità alla pretesa che esista un problema islamofobia. E ciò nonostante i media, poi, tendano sempre a giustificarli. Perché in questo modo si alimenta il sogno dell’islamismo: marketing che fa progredire il progetto islamico, una sponsorizzazione a basso costo e di successo.

Non è un caso che il velo e l’osservanza della shari’a crescano a dismisura nelle capitali europee, e che la guerra ai miscredenti nasca dal basso, dimostrando l’estraneità a qualsiasi processo d’integrazione. Il lavoro di penetrazione delle varie organizzazioni terroristiche, con la complicità più o meno consapevole dei vari capi di Stato occidentali, ha portato a una paranoizzazione che ha convinto i musulmani in Europa a sentirsi perseguitati se non hanno piscine e palestre separate, se non è loro concesso di indossare il velo fin dalle scuole elementari, e se non vengono dispensati da tante norme per far valere la shari’a.  Con la logica dell’antirazzismo, l’islam è penetrato in ogni istituzione pubblica, ha disseminato moschee e Ong pericolose e coltivato il separatismo autogiustificato.

Per Abdel Moneim Ibrahim, il governo francese ha parte della responsabilità di non bandire le tante associazioni sospette con il pretesto della libertà di espressione e della libertà di religione. L’esecutivo francese sa molto bene che ci sono governi e organizzazioni islamiche che attualmente sostengono gli attentati terroristici in Francia. Sa molto bene che la Turchia di Erdogan e il Qatar alimentano il terrorismo e lo sostengono anche con i soldi della Francia e del resto dei Paesi europei per i vari accordi sull’immigrazione con l’Ue.

Non si tratta di considerazioni che vengono solo dal Golfo Persico. Ma di un avvertimento lanciato nelle ultime settimane da un numero crescente di scrittori, analisti politici e politici di Paesi arabi. Il messaggio principale, inviato agli europei da chi l’islam lo ha in casa da sempre, è: l’islam politico è una minaccia non solo per i non musulmani, ma anche per gli arabi. Gli europei devono svegliarsi e iniziare ad affrontare il terrorismo islamico. “Le organizzazioni dell’Islam politico sono la ragione per diffondere odio e terrorismo nel mondo”, ha commentato lo scrittore saudita Mohammed al-Sheikh. Il punto di vista unanime riguarda il concetto stesso di terrorismo, che in Europa è mistificato e che fa sorgere una domanda: com’è possibile che tante organizzazioni politiche islamiche sono bandite nei Paesi arabi e islamici, ma in Europa - specie Francia e Gran Bretagna - no?

Adli Sadeq, analista politico palestinese, ha sottolineato per esempio il caso dell’organizzazione dei Fratelli Musulmani - l’incubo di Algeria, Giordania, Libia, Marocco, Palestina, Sudan, Tunisia (tutti Paesi dove la longa manus della Fratellanza s’è infiltrata in tanti partiti politici) - finanziata da Qatar e Turchia e che è stata trattata dagli Usa di Obama e da tanti altri Paesi occidentali come un “movimento politico moderato”. Si tratta invece di un movimento fuori legge già dal 1948, e che in Egitto è diventato ufficialmente illegale nel 2014. Basti pensare che il sostegno di Doha alla Fratellanza è tra le cause scatenanti dell’embargo imposto dai Saud al Qatar nel 2017. Per Sadeq è scandaloso considerare i Fratelli Musulmani come “centristi e moderati, non c’è differenza tra loro e i gruppi jihadisti”.

Il direttore del giornale tunisino 24 e analista politico, Alhashimi Nawiri, ha voluto invitare in un editoriale i Paesi occidentali a rivalutare le loro relazioni con le organizzazioni islamiche: “È diventato chiaro che queste organizzazioni, nella loro profondità ideologica, sono gruppi che non hanno nulla a che fare con i valori democratici”. “I problemi che l’Occidente ha iniziato a percepire stanno avendo un grave impatto sulla coesione della sua stessa società e dei suoi Stati. Questo è il risultato dell’abbraccio e del nutrimento dato ai movimenti politici [islamisti]. La presenza di questi gruppi nei Paesi occidentali ha proiettato un’ombra anche su milioni di musulmani che vivono lì, e che sono tenuti (dopo ogni attacco terroristico) a dimostrare la loro innocenza”.

Hailah al-Mashouh, editorialista e analista politico sauditasostiene senza mezzi termini l’enorme responsabilità della Francia: “Non c’è dubbio che le precedenti politiche della Francia, indulgenti con l’islamismo, abbiano contribuito all’attuale ondata di terrorismo, insieme a tutte quelle leggi per garantire il diritto di asilo e immigrazione a ogni espatriato sul suo territorio”. E ha quindi consigliato all’Unione europea di mettere fuori legge e criminalizzare tutti i gruppi politici islamisti, in particolare quelli affiliati ai Fratelli Musulmani: potrebbe essere una mossa efficace per combattere il terrorismo. “Non esiste una soluzione decisiva agli attentati terroristici, se non criminalizzare ed espellere i gruppi estremisti”, ha sottolineato al-Mashouh. I Paesi occidentali, ha aggiunto al-Mashouh, dovrebbero imparare dalla repressione dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti contro varie organizzazioni islamiste. Dall’incapacità di espellere questi gruppi dalla Francia e da altri Paesi occidentali dipendono la violenza e il sistema al collasso.

La pensa allo stesso modo anche Faisal Abbas, redattore capo di Arab Newsle “mani maligne” della Turchia stanno aiutando i terroristi musulmani nei Paesi occidentali. Lo scrittore tunisino Al-Habib Al-Aswad ha scritto che “il terrorismo si è trasformato in un’industria gestita da islamisti che aspirano a governare il mondo”. Per Al-Aswad, l’agire incontrollato delle varie sigle terroristiche supportato dalle Ong intoccabili “ci sta avvicinando a una nuova ondata di terrorismo, che potrebbe essere più violenta delle precedenti”.

Ulteriori trattative di pacificazione con i terroristi avranno un solo risultato diretto: più decapitazioni e omicidi per le strade delle capitali e delle città europee. Ce lo dicono gli arabi.