Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL CASO ENOCH BURKE

"Guerra dei pronomi" in Irlanda, insegnante sfida l'ideologia Lgbt

È stato messo in carcere l'insegnante di una scuola anglicana che si rifiutava di usare il pronome neutro per uno studente in transizione di genere e andava a scuola malgrado il decreto di sospensione. «Violata la libertà religiosa». Il caso andrà all'Alta Corte

Libertà religiosa 09_09_2022 English
Enoch Burke scortato in tribunale

L’uso inappropriato di un pronome è sufficiente per finire in prigione? Sembra proprio di sì a giudicare da quanto sta accadendo in Irlanda, dove un insegnante di tedesco e storia è dietro le sbarre per essersi rifiutato di piegare la sua fede cristiana all'applicazione dell'ideologia di genere in una scuola anglicana della contea di Westmeath.

Il contenzioso tra Enoch Burke e la Wilson Hospital School nasce da una direttiva che la preside, Niamh McShane, ha inviato al suo staff lo scorso maggio. La circolare imponeva al personale della scuola di utilizzare un pronome neutro per riferirsi a uno degli studenti della scuola che desidera passare da maschio a femmina. Su richiesta dei genitori e dello studente, ora quando ci si rivolge allo studente si deve utilizzare un nuovo nome e il pronome “loro” al posto di “lui”. Enoch Burke, un cristiano evangelico, non ha accolto con favore la richiesta. E da qui in poi abbiamo due versioni della storia.

Secondo la scuola Burke avrebbe assunto un atteggiamento bellicoso sin dal primo giorno. Non solo si è opposto al cambio di pronome, ma avrebbe sottoposto la preside a frequenti alterchi verbali chiedendo il ritiro della direttiva. Tra l’altro lo scorso giugno avrebbe provocato l'interruzione del servizio di preghiera della scuola per celebrare il suo 260° anniversario, causando l'abbandono del personale e degli studenti. E anche alla cena della scuola avrebbe creato trambusto tanto che altro personale della scuola sarebbe intervenuto per sottrarre la preside alle dure critiche di Burke. Di conseguenza il 24 agosto gli amministratori della scuola hanno deciso di sospenderlo dall'incarico di insegnante, metterlo in congedo amministrativo retribuito e vietargli l'accesso alla scuola in attesa della decisione su un eventuale provvedimento disciplinare.
Ma Burke, uomo di forti convinzioni, ha ignorato l'ordine restrittivo continuando ad andare a scuola tutti i giorni come se niente fosse. La scuola quindi ha fatto ricorso al tribunale, che ha deciso per un'ingiunzione a Burke che gli vietava di insegnare e di entrare fisicamente nella scuola. Ma siccome l’insegnante ha violato anche questo ordine del tribunale, è scattato l’arresto e il 5 settembre Burke è stato portato nella prigione di Mountjoy, dove dovrà restare per un periodo di tempo non specificato o almeno fino a quando non «elimina il suo disprezzo» per l'ordinanza del tribunale.

Enoch Burke la vede un po’ diversamente. Sostiene che il caso riguarda in realtà la violazione del suo diritto costituzionale alla libertà religiosa, che deriva dal suo rifiuto di ottemperare a una sospensione illegittima decretata per il suo atteggiamento nei confronti della scuola che lo voleva obbligare a rivolgersi a uno dei suoi studenti con un pronome errato. «È riprovevole che le convinzioni religiose di qualcuno possano essere considerate motivo di cattiva condotta o di grave cattiva condotta», ha detto. I suoi frequenti tentativi di dialogare con la signora Niamh McShane, sostiene, erano tentativi di invitarla a correggere un oltraggioso abuso di potere. Ha anche insistito sul fatto che la direttiva imposta, essendo una violazione della sua libertà, non poteva incidere sul suo diritto di insegnare nella scuola. Ha anche aggiunto che tale atteggiamento è contrario all'«etica della mia scuola e della Chiesa d'Irlanda».

Al proposito Burke ha anche sottolineato che «il transgenderismo è osteggiato da tutte le principali chiese irlandesi, è contrario alle Scritture e che in questo caso lui avrebbe "ubbidito solo a Dio" e "non avrebbe obbedito all'uomo". Ha anche detto che accettare di rispettare la sua sospensione sarebbe stato come accettare il transgenderismo: «Dovrei accettare che credere all’esistenza di maschio e femmina è sbagliato… Non è qualcosa che farò. È una violazione della mia coscienza».

Due giorni di carcere non sono serviti ad ammorbidirlo. Al contrario, è tornato in tribunale il 7 settembre più determinato che mai. Ha detto al giudice che, anche se fosse dovuto rimanere in prigione per «ogni ora di ogni giorno per i prossimi 100 anni», non avrebbe compromesso le sue convinzioni né avrebbe accettato di rispettare i termini dell'ordinanza del tribunale. Se fosse stato liberato, avrebbe continuato a esercitare i suoi diritti e sarebbe tornato alla sua scuola. Così è stato rispedito in prigione in attesa che sul caso si pronunci l'Alta Corte.

La storia dell'ostinato lupo solitario contro il branco ha suscitato notevole interesse in Irlanda e all'estero. In genere i notiziari sostengono che Burke è in prigione non per le sue opinioni religiose, ma perché ha violato un ordine del tribunale. Sebbene tecnicamente vera, questa versione semplificata degli eventi trascura ciò che è veramente in gioco. In realtà, Burke è protagonista di un problema più complesso e non è la prima vittima dell'ideologia di genere. Basterebbe ricordare un altro caso che ha attirato una notevole attenzione da parte dei media nel 2016, quello che ha avuto come protagonista il professore universitario canadese Jordan Peterson. Anche lui ha innescato una polemica simile rifiutandosi di usare pronomi neutri di genere. Subì allora un'enorme pressione sociale e politica, fu minacciato di arresto ma anche lui si rifiutò di fare marcia indietro.

Il professor Peterson ne fa un caso politico e storico interessante. «Ho studiato l'autoritarismo per molto tempo - per 40 anni - e sempre è iniziato dai tentativi delle persone di controllare il terreno ideologico e linguistico», ha detto. «Non c’è alcuna possibilità che io usi parole inventate da persone che fanno questo». E ancora: «Ci sono solo due alternative a questa situazione: una è la schiavitù silenziosa con tutta la repressione e il risentimento che ciò genererà, e l'altra è il conflitto totale. La libertà di parola non è solo un valore fra gli altri. È il fondamento della civiltà occidentale».

C'è anche una terza considerazione: l'ideologia di genere è sempre più sotto esame. Nel Regno Unito e in alcuni paesi europei le autorità mediche si chiedono se consentire ai minori di passare da un sesso all'altro sia una buona pratica medica. La chiusura della Tavistock Clinic, l'unica clinica di genere del Regno Unito per i giovani, è avvenuta dopo che i medici hanno segnalato la preoccupazione che alcuni pazienti siano stati indirizzati a un percorso di transizione di genere troppo rapidamente, causando danni incommensurabili. Ad esempio Keira Bell, 25 anni, una di queste vittime, ha intentato una causa presso l’Alta Corte contro il Tavistock perché le erano stati prescritti bloccanti della pubertà all'età di 16 anni, ma in seguito ha cambiato idea sulla sua decisione di diventare maschio. Sostiene che la clinica avrebbe dovuto farla riflettere di più sulla sua decisione di transizione.

È facile criticare la scelta di Enoch Burke per il "conflitto totale", ma se la stragrande maggioranza continua a optare per la "schiavitù silenziosa", la repressione è dietro l’angolo.