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CONTRO IL MORBO

I sindaci laici che pregano contro l'epidemia

Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, si è recato alla basilica della Madonna della Salute, eretta da Baldassarre Longhena a ricordo dell’aiuto celeste durante la peste del 1630. Il caso Brugnaro, ripetuto anche dal sindaco di Sassuolo, è particolarmente significativo. Un comportamento laico e nello stesso tempo religioso

Politica 15_03_2020
Brugnaro, sindaco di Venezia, in preghiera

Esiste un principio di coerenza che, se gli uomini non ne deviano il corso per motivi di vario interesse, conduce le cose alle loro naturali conclusioni. Ne abbiamo fatto esperienza nei giorni scorsi. Vediamo di cosa si tratta e poi ritorniamo al principio di coerenza.

Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, si è recato alla basilica della Madonna della Salute, eretta da Baldassarre Longhena a ricordo dell’aiuto celeste durante la peste del 1630. Brugnaro indossava la fascia tricolore, non era quindi là a titolo personale, si è inginocchiato davanti all’altare e ha recitato la preghiera composta dal Patriarca Francesco Moraglia. Il sindaco ha messo la civitas di Venezia nelle mani di Dio, per intercessione di Maria. Non è stato un generico appello al divino, un semplice “guardare in su”, come possono fare i fedeli di tante religioni in questo momento difficile, è stata una consacrazione cattolica e politica nello stesso tempo. Anche il cardinale Sepe, a Napoli, ha invocato la protezione di San Gennaro, anche il cardinale Delpini, a Milano, ha pregato la Madonnina del Duomo per la salute e la salvezza della città, anche il vescovo Crepaldi, a Trieste, ha composto una preghiera alla Madonna della Salute chiedendo la sua recita a tutta la diocesi. Ma questi sono vescovi e non sindaci. Il caso Brugnaro, ripetuto anche dal sindaco di Sassuolo, è quindi particolarmente significativo.

Torniamo ora al principio di coerenza. La Nuova Bussola Quotidiana, nei giorni scorsi, ha pubblicato molti interventi decisamente critici verso la decisione di sospendere le messe o, addirittura, di chiudere le chiese. Le principali motivazioni di questa critica nascevano dalla fede cattolica e dall’idea che non c’è un ambito del creato ove sia sospeso il potere del Creatore. Non ci sono piani della realtà autonomi e autosufficienti, in grado di fare da soli nel risolvere i propri problemi e raggiungere i propri fini, perché “nessuno si dà ciò che non ha” e il più non viene dal meno. Per il credente questo è evidente: la salute nel senso sanitario del termine non è autonoma e indipendente dalla salute nel senso di salvezza spirituale e religiosa. Una simile concezione comporterebbe di eliminare la dottrina del peccato originale, che per la dottrina della fede è invece ineliminabile. Comporterebbe anche di considerare gli eventi che stiamo vivendo solo dal punto di vista scientifico-tecnico, privandoci di altre letture simboliche, anagogiche e addirittura di teologia della storia. Ci priverebbe della possibilità di cogliere in questi eventi dei moniti, dei messaggi, degli inviti e appelli di carattere spirituale.

Ma - ecco il punto – questa critica può essere fatta anche dal punto di vista della politica? Delle esigenze del bene comune temporale? Da parte di un sindaco, quindi, oltre che di un vescovo? E così facendo, il sindaco non mescola trono e altare, come si diceva una volta, sacro e profano? È qui che si evidenzia il principio di coerenza: quanto si chiede sulla base della fede, si finisce per chiedere anche sulla base della ragione, in questo caso della ragione politica: la politica ha bisogno di presupposti che non si sa dare da sola e che, quando vengono meno, non sa ricostruire con le proprie mani. Brugnaro, come sindaco, e quindi laicamente, è arrivato alle stesse conclusioni di molti vescovi, non sulla base di suggestioni o pressioni, ma per un principio di coerenza della ragione politica. Piuttosto è da osservare che con la sospensione delle messe e i tentativi di chiudere le chiese, a non rispettare il principio di coerenza sono stati molti uomini di Chiesa. La coerenza alla Brugnaro è implicitamente anche un richiamo alla coerenza verso chi, su questo terreno, avrebbe dovuto partire per primo mentre invece arriva ultimo e tentennante.

Il comportamento del sindaco di Venezia è schiettamente laico e nello stesso tempo religioso. Perché la laicità non consiste nella neutralità rispetto a Dio. Se si pensa la politica in questo modo, allora la politica viene assolutizzata in quanto autosufficiente. Le emergenze come questa che stiamo vivendo mostrano invece in modo inequivocabile che la politica non basta a se stessa: essa deve far fronte a problemi più grandi di lei e, se non fa riferimento anche a strumenti più valenti dei suoi, non ci riesce. La ragione politica, per motivi politici, arriva per coerenza a comprendere che Dio fa parte del bene comune, perché se non c’è il Bene non esistono nemmeno i beni. La ragione politica comprende che senza il Fine ultimo, vengono meno o si annebbiano anche i fini intermedi e la comunità si frammenta in percorsi individuali privi di efficacia. Il sindaco di Venezia si è quindi dimostrato veramente laico.

Quando, nei giorni scorsi, si era preoccupati per la sospensione delle messe, che dava l’idea di una esclusione di Dio dal bene comune, molti avranno pensato che avrebbe dovuto essere la stessa politica a chiedere il mantenimento delle celebrazioni,  per motivi politici e per realizzare, come è suo scopo, il bene comune temporale. La politica non ha potere sulla salvezza delle anime, ma la prospettiva della salvezza delle anime è indispensabile alla politica. Ora il principio di coerenza ha condotto il sindaco di Venezia proprio lì.