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PANDEMICAMENTE ECCLESIALE

Il cristiano non è più pazzo, la Messa è un mistero buffo

La liturgia è stata trasformata in una sorta di “mistero buffo” sull’altare del religiosamente corretto. Il compito della Chiesa è diventato quello di mostrare al mondo di essere civile, rispettosa della salute degli “altri”, rispettosa delle regole che la paura della morte ha dettato per evitare di essere contagiati. Oggi i cristiani hanno imparato a non essere pazzi. Hanno imparato a convivere con la necessità di salvaguardare la salute. Hanno imparato a vincere la morte obbedendo alla fantasia di preti e vescovi impegnati nel rispetto di regole igieniche.

Editoriali 16_08_2020

La mia passione sono le Dolomiti e ci torno tutti gli anni. Fra una passeggiata e l’altra, con un amico prete, siamo andati a Messa. Il mio amico è andato in sacrestia per chiedere di concelebrare e la risposta ha superato ogni possibile immaginazione: «No, perché non ti conosco». Tradotto: chi mi può assicurare che tu non sia affetto da virus? Dopo di ché, siccome aveva dimenticato la mascherina, gli è stato fornito un oggetto curioso che praticamente copriva tutto il volto.

Da molti mesi non faccio che discutere, e litigare, con amici e conoscenti perché ho come l’impressione che la liturgia sia stata trasformata in una sorta di “mistero buffo” sull’altare del politicamente corretto, tradotto nel religiosamente corretto. Perché mi sembra che il compito della chiesa sia diventato quello di mostrare al mondo di essere credibile, civile, rispettosa della salute degli “altri”. Rispettosa delle regole che la paura della morte ha dettato per evitare di essere contagiati.

Se provi a far notare a qualcuno l’irrazionalità di un simile comportamento da un punto di vista religioso, l’unica ragione che ti viene addotta è la seguente: dobbiamo obbedire alle regole che vescovi e preti hanno stabilito per questo tempo di pandemia. Tutti noi che non obbediamo a nessuno (figurarsi se obbediamo alle norme che la Bibbia e il Magistero dettano per il comportamento morale, a cominciare dall’apertura alla vita), siamo all’improvviso diventati i più zelanti corifei dell’obbedienza.

Un popolo che ha perso la fede nella vittoria di Cristo sulla morte si rifugia nel tentativo di evitare la morte e la malattia nell’obbedienza a norme igieniche. L’ossessione per la salute ostentata in ogni celebrazione religiosa, mostra come la Bibbia abbia ragione. Il nostro problema è sempre lo stesso: il terrore della morte (Eb 2,14) che ci rende schiavi di satana tutta la vita.

L’ossessione delle mascherine e del liquido che reiteratamente pulisce le nostre mani durante l’Eucaristia non fa che dare ragione a Nietzsche e ad Hitler secondo cui il cristianesimo è una religione per schiavi e stupidi.

Ma le cose non stanno così. Per tre secoli (e sempre fino ad oggi in tante parti del mondo) i cristiani sono stati torturati ed uccisi solo perché si rifiutavano di ammettere che il loro benessere materiale dipendesse dalla forza politica e culturale di una città, Roma. Solo perché rifiutavano una cosa ovvia: dare l’incenso alla statua di Cesare. Quel Cesare che impersonava la forza della città-mondo che dava a tutti i cittadini enormi privilegi. Eppure i cristiani si sono rifiutati di obbedire a quell’ovvietà. Pazzi. Asociali.

Oggi i cristiani hanno imparato a non essere pazzi. Hanno imparato a convivere con la necessità di salvaguardare la salute. Hanno imparato a vincere la morte obbedendo alla fantasia di preti e vescovi impegnati nel rispetto di regole igieniche.

“Guai a me se non annunciassi il Vangelo”, scrive Paolo. Guai a me se non annunciassi che Dio ha vinto la morte per me. Il cuore di questo annuncio è l’Eucaristia. Forse il vero problema è la mancanza di fede. Forse i martiri romani hanno da insegnarci qualcosa.