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PUREZZA E SALVEZZA

Il Cuore Immacolato, segno della Corredentrice

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Nei dolori e misteri vissuti dal Cuore Immacolato di Maria c’è già contenuta tutta la realtà della corredenzione, come insegnano pontefici e santi. Una verità che ci richiama a consacrarci a Lei, come la Madonna stessa ha chiesto più volte nelle apparizioni moderne.

Ecclesia 17_06_2023

«Nel Cuore di Maria, Dio ha iniziato l’opera della nostra redenzione… nella più stretta unione che può esistere fra due esseri umani… I palpiti del Cuore di Cristo sono i palpiti del Cuore di Maria… Perciò Maria, diventata una con Cristo, è la corredentrice del genere umano». Autrice di queste righe, contenute nei suoi ultimi scritti (Gli appelli del messaggio di Fatima, Libreria Editrice Vaticana, 2001), è colei a cui Nostro Signore ha affidato la missione specifica di diffondere nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di Maria: suor Lucia dos Santos (1907 - 2005).

La più grande dei tre pastorelli di Fatima e attualmente Serva di Dio, di cui è in corso la causa per la beatificazione, si è soffermata più volte su quella mirabile cooperazione della Madre all’opera del Figlio Gesù, chiamando con naturalezza la Santa Vergine con il termine di Corredentrice. Nelle righe citate è evidente il legame strettissimo che c’è tra la corredenzione e il Cuore Immacolato, cioè il Cuore di Colei che «è stata preservata - come ricorda il Catechismo - da ogni macchia di peccato originale e, durante tutta la sua vita terrena, per una speciale grazia di Dio, non ha commesso alcun peccato» (CCC 411). Questo stesso numero del Catechismo, il 411, è importante perché - come già spiegava Luisella Scrosati sulla Bussola - collega il dogma dell’Immacolata Concezione a un’altra grande verità, quella di Maria come “nuova Eva”, che ritroviamo già nei primissimi testimoni della Tradizione, come san Giustino e sant’Ireneo, oggi dottore della Chiesa.

Come Eva ha cooperato al peccato di Adamo, in modo simile e inverso Maria ha cooperato con Gesù (il nuovo Adamo) a riscattare - questo l’etimo di redimere - i suoi figli. L’annuncio di questa nuova coppia, Maria-Gesù, Madre-Figlio, è già presente in quello che la Tradizione ha chiamato protovangelo (Gn 3, 15). A commento di questo passo della Genesi - «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» - un santo della nostra epoca, Massimiliano Maria Kolbe (1894 - 1941), scriveva: «Fin da quel momento Dio promette un Redentore e una Corredentrice».

Il culmine dell’offerta di sé che sta alla base della Redenzione è chiaramente il Calvario, dove troviamo Maria a soffrire presso suo Figlio crocifisso. Lei «ci ha misticamente generati ai piedi della croce attraverso il più atroce martirio che cuore di madre abbia mai conosciuto. Noi siamo veramente figli delle sue lacrime», scriveva un altro santo dell’età contemporanea, Leopoldo Mandić (1866 - 1942), il quale aveva addirittura fatto voto scritto di «impegnare tutte le forze» per la fine dello Scisma d’Oriente, «in ossequio alla Corredentrice del genere umano».

Ma la Redenzione, e con essa la singolare collaborazione di Maria, era già iniziata negli anni della vita nascosta di Gesù. San Pio X, nell’enciclica Ad diem illum, richiamava infatti la «comunanza di vita e di dolori» che la Madre e il Figlio ebbero fin dal primo intreccio tra le loro esistenze in terra, cioè «dalla casa di Nazareth al luogo del Calvario». Una mistica, dalla spiritualità passionista, come santa Gemma Galgani (1878 - 1903) esprimeva questi stessi concetti con la spontaneità che le era propria, anch’ella facendo emergere il legame tra la corredenzione e ciò che patì il Cuore Immacolato di Maria: «Oh che dolore grande dovette essere mai per la Mamma dopo che fu nato Gesù, al pensare che dovevano poi crocifiggerlo! Quale spasimo dovette avere sempre nel cuore». Questa partecipazione alle sofferenze del Figlio fu tale che santa Gemma, piena di compassione per Maria Santissima, arrivava a scrivere: «Dunque la Mamma mia fu crocifissa assieme a Gesù».

Nella vastissima schiera di santi che hanno affermato, in modo implicito o esplicito, la corredenzione mariana figura anche Josemaría Escrivá (1902 - 1975): «A ragione - spiegava il fondatore dell’Opus Dei - i Sommi Pontefici hanno chiamato “Corredentrice” Maria. A tal punto, insieme a suo Figlio che pativa e moriva, patì e quasi morì; e a tal punto, per la salvezza degli uomini, abdicò ai diritti materni sul Figlio, e lo immolò, per quanto Le competeva, per placare la giustizia di Dio, che a ragione può dirsi che Ella ha redento il genere umano insieme con Cristo. Così siamo meglio in grado di capire quel momento della Passione del Signore, che mai ci stancheremo di meditare: Stabat autem iuxta crucem Jesu mater eius (Gv 19, 25), stava presso la croce di Gesù sua Madre» (J. Escrivá, Amici di Dio. Omelie, Milano, 1978, pp. 318-319).

A questa Madre che ha cooperato con tale amore alla nostra salvezza bisogna appartenere totalmente, perché è Lei il mezzo prescelto per appartenere totalmente a Gesù e respingere così - come ci avverte il libro della Genesi - gli assalti del demonio e della sua stirpe. Questa appartenenza totale passa dal consacrare sé stessi e le proprie famiglie (oltre che le nazioni e il mondo intero) al Cuore Immacolato di Maria, vivendo poi giorno per giorno gli impegni della consacrazione. È la via indicata dai santi e che la Madonna in persona ci ha chiesto ripetutamente di seguire in varie apparizioni della nostra epoca, da Fatima in poi. Esaudirla tornerà solo a nostro bene.

ATTO DI CONSACRAZIONE PERSONALE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA