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LO SPETTRO DI FUKUSHIMA

Il mondo diviso sul futuro nucleare

Il governo italiano procede con il programma nucleare. La Germania istituisce una moratoria di tre mesi per controllare gli impianti più vecchi. E mentre la Svizzera congela le nuove costruzioni, Russia e Cina spingono invece acceleratore.

Attualità 15_03_2011
Fukushima Daiichi

 

Sul disastro del Giappone pende la spada di Damocle della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, guardando con preoccupazione la quale i Paesi del mondo stanno ragionando del nostro futuro energetico. Con reazioni assai diverse l’una dall’altra.

L’Italia annuncia che il programma nucleare delineato dal governo va avanti. Stigmatizzando gli allarmismi inutili, il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha sottolineato che le centrali già programmate sono modernissime e quindi dotate di sistema di sicurezza all’avanguardia

Di parere opposto è invece l’opposizione. Ermete Realacci, responsabile della green economy per il Partito Democratico afferma che è « opportuno che il Governo italiano sospenda almeno il provvedimento in esame in Parlamento sui criteri di localizzazione degli impianti nucleari in Italia». Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà - sostenuto dal responsabile ricerca del partito, Umberto Guidoni - ha avanzato richiesta identica e medesima opinione ha espresso Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, per il quale ciò che sta accadendo in Giappone «deve servire a convincere l’Italia ad abbandonare qualsiasi avventura atomica».

Più cauto è Giovanni Lelli, commissario dell’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. Dice Lelli che di fronte alle incognite legate al destino dell’impianto di Fukushima Daiichi è «naturale ridiscutere alcune questioni relative alla sicurezza delle centrali nucleari». Per esempio i criteri per allungare la vita dei vecchi impianti attivi in Europa. Rispetto ad altri Paesi, però, ha aggiunto l’esperto, «l’Italia - si trova in una condizione molto diversa perché abbiamo la possibilità di scegliere la tecnologia migliore disponibile sul mercato e costruirla in un Paese nel quale non ci sono certo le condizioni che ci sono in Giappone». In sintesi, trattandosi di un programma ancora tutto da realizzare il nostro Paese potrà disporre di tecnologia, e quindi anche di sistemi di sicurezza, superiori a quelli delle centrali giapponesi meno recenti, e soprattutto - per quanto sia doveroso prendere sempre in considerazioni anche le ipotesi limite - l’Italia non ha un assetto geologico minimamente paragonabile a quello - notorio - del Paese asiatico. Conclude dunque Lelli affermano che «al momento non ritengo che in Italia siano da cambiare i criteri di progetto, anche perché i danni alle centrali in Giappone non sono stati provocati dal terremoto ma dallo tsunami. Vedremo, naturalmente, quando i dati saranno disponibili».

Intanto il cancelliere tedesco Angela Merkel ha deciso di sospendere la proroga dell’attività delle centrali nucleari del Paese stabilendo una moratoria di tre mesi. «Penseremo come continuare dopo questi tre mesi», ha detto la Merkel con parole che annunciano solo una pausa di riflessione e non una cancellazione dei programmi nucleari, poiché «abbiamo bisogno dell’energia nucleare». Infatti «una chiusura delle centrali nucleari in Germania e la rinuncia a questa tecnologia non credo possa essere la risposta». L’unica risposta «credo possa essere avere centrali più sicure». In merito alla decisione tedesca, il ministro italiano Prestigiacomo ha peraltro detto: «Cavalca l’onda della emotività e poi ci sono a breve delle elezioni amministrative. La Germania prima aveva dichiarato che sarebbe uscita dal nucleare, poi molto realisticamente aveva deciso di prolungare la vita delle centrali nucleari. Oggi fa questa moratoria di tre mesi, è chiaro che loro non hanno centrali di nuova generazione, quindi anche una verifica delle condizioni nelle quali si trovano in particolare quattro impianti che sono più vecchi, può rassicurare l'opinione pubblica».

A Bruxelles, il Commissario europeo per l’Energia, Günther Oettinger, intervistato dalla rete televisiva tedesca Ard, ha affermato: «Dobbiamo anche porci la domanda se noi in Europa possiamo garantirci i bisogni energetici rinunciando all'energia nucleare». Infatti, ha precisato il Commissario, «quando un grande Stato membro come la Germania rivede la sua politica sul nucleare, questo può avere conseguenze a livello europeo».

La Svizzera ha invece deciso di sospendere le procedure in corso relative alle domande di autorizzazione per nuove centrali nucleari e il ministro per l’Energia Doris Leuthard ha chiesto un riesame della sicurezza degli impianti esistenti. L’Ispettorato federale della sicurezza nucleare è stato quini incaricato di procedere a una verifica anticipata della sicurezza delle centrali elvetiche, informando regolarmente la popolazione.

Opposte le reazioni di Russia e Cina.
Il primo ministro russo Vladimir Putin ha chiarito che il Paese non modificherà i progetti nucleari che prevedono un aumento entro il 2030 del numero di reattori in funzione, passando dagli attuali 31 ai progettati 57, con 7 già in fase di costruzione. Del resto il nucleare russo è destinato anche all’esportazione Nel 2010 è stata creata una grande riserva di carburante nucleare di garanzia - stoccata nel sito del Centro internazionale per l’arricchimento dell’uranio nell’impianto di Angarsk, posto sotto egida dell’Agenzia Internazionale Energia Atomica - e la Russia fornisce pure servizi di arricchimento dell’uranio destinati a produrre tale carburante a Paesi privi di tecnologia specifica. Sempre nel 2010 sono stati firmati diversi accordi, tra cui quello tra Enel e Inter Rao Ues per lo sviluppo a Kaliningrad di una nuova centrale di terza generazione. Con l’Italia la Russia prospetta inoltre collaborazioni per costruire centrali in Paesi terzi.
E la Cina ha definitivamente approvato il piano di espansione del nucleare civile
che vedrà, fra 2011 e  2015, la costruzione di nuovi impianti destinati ad aumentare la potenza prodotta nel Paese dagli esistenti 13 reattori dagli attuali 10,8 gigawatts a 40.