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"BOMBA ISLAMICA"

Il Pakistan produce armi nucleari anche per i sauditi

Il Pakistan, unica potenza nucleare musulmana, continua a produrre armi atomiche a ritmo sostenuto. Non solo ha superato l'India, ma sta accreditandosi come quarta potenza mondiale. Un numero così elevato di ordigni fa sorgere un sospetto: che stia lavorando su commissione dell'Arabia Saudita, sua finanziatrice.

Esteri 01_09_2015
A.Q. Kahn, padre dell'atomica pakistana

Il Pakistan, unica potenza nucleare musulmana, continua ad incrementare il suo arsenale al ritmo di venti testate atomiche all’anno e, non solo ha già superato la rivale di sempre, l’India, ma, a questo ritmo di crescita, in tre anni diventerà la quarta potenza nucleare del mondo dopo Usa, Russia e Cina superando per quantità di ordigni le due potenze europee, Francia e Gran Bretagna, che dispongono di circa 200 testate ognuna.

Lo riferisce lo studio di due esperti del think-tank Carnegie Endowment for International Peace che ricorda come Islamabad abbia sempre sostenuto di essere stata costretta a dotarsi di armi nucleari (nel 1998) per bilanciare il deterrente indiano, sostenendo che invece New Delhi considera l’atomica (dal 1974) una sorta di status symbol per essere accreditata come grande potenza. Il rapporto, curato da Toby Dalton e Michael Krepon, evidenzia come fonti diplomatiche occidentali sostengano che l’arsenale pakistano sia dotato di 120 ordigni tra bombe per aereo e testate per i missili balistici Hatf 4 e 5, Ghauri e Shaheen, una ventina in più del centinaio di ordigni nucleari accreditati all’India. 

Il programma nucleare pakistano sin dalla nascita ha avuto molti lati oscuri intanto perché, a differenza di quello iraniano, non aveva neppure la “copertura” di essere destinato a produrre energia, sia perché il padre dell’atomica di Islamabad, Abdul Qadeer Khan, venne arrestato nel 2004 per aver venduto la tecnologia nucleare a Iran, Libia e Corea del Nord, all’epoca considerati “Stati canaglia” che siostenevano il terrorismo. La rapida realizzazione di un numero di testate atomiche così rilevante induce però a sospettare che Islamabad non stia solo incrementando le sue capacità ma che produca armi atomiche “su commissione” per il futuro arsenale strategico saudita.

Riad è stata la finanziatrice del programma atomico pakistano che ha portato alla cosiddetta “bomba islamica” e, secondo indiscrezioni, in cambio ha ottenuto che tecnici pakistani siano pronti 24 ore al giorno a caricare due ordigni atomici su un cargo C-130 saudita sempre pronto al decollo su una base pakistana per equipaggiare i missili balistici cinesi a medio raggio DF-3 che i sauditi hanno schierato in silos interrati in un paio di basi nel deserto intorno alla capitale. Ufficialmente si tratta di ordigni non predisposti per imbarcare armi atomiche e gira voce che i sauditi stiano sostituendo i vecchi missili con i più moderni DF 21, sempre cinesi. I recenti contatti con Mosca lasciano chiaramente intendere che Riad intende acquisire i missili balistici tattici (a corto raggio) Iskander-E a ulteriore deterrenza contro attacchi iraniani e a loro volta equipaggiabili con testate atomiche.

In ogni caso la presenza di missili balistici non ha molto senso sul piano militare senza avere a disposizione armi di distruzione di massa e del resto Riad non ha mai nascosto che il programma atomico iraniano avrebbe scatenato un corsa al riarmo nucleare che avrebbe interessato tutta la regione del Medio Oriente e Asia Centrale. Nel 2009 i sauditi annunciarono infatti l’intenzione di dotarsi di un deterrente atomico per bilanciare quello iraniano e nel 2014 hanno mostrato per la pima volta in pubblico i missili DF-3 in servizio ormai da 25 anni il cui numero effettivo è valutato tra i 30 e i 120 vettori con una dozzina di lanciatori mobili.

Riad ha strettissimi legami militari col Pakistan (da cui i sauditi si attendevano, restando delusi, l’invio di un corpo di spedizione in Yemen per combattere i ribelli sciiti Houthi) ed è proprio da Islamabad che i sauditi possono ottenere armi nucleari garantendosi la riservatezza necessaria. L’incremento della produzione di armi nucleari, molto costose per un Paese povero come il Pakistan, potrebbe quindi spiegarsi con l’avvio su vasta scala di un programma di forniture nucleari all’Arabia Saudita da mantenere strettamente segreto. Del resto è immaginabile che personale pakistano si occupi direttamente di gestire i missili balistici e le eventuali testate tenuto conto dell’inesperienza delle forze di Riad.