Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
GMG

Il Papa ai giovani: «La Via della Croce è la risposta al male e la via della pienezza»

Dopo la preghiera silenziosa del mattino nei tragici luoghi di Auschwitz e Birkenau dove si è consumata la tragedia nazista, il Papa ha risposto nelle Via Crucis serale con i giovani alle domande sul male e la presenza di Dio. «La Via della croce è l’unica che sconfigge il peccato, il male e la morte, perché sfocia nella luce radiosa della risurrezione di Cristo, aprendo gli orizzonti della vita nuova e piena. Di fronte al male l’unica risposta per il discepolo di Gesù è il dono di sé».

 

- DIARIO DA CRACOVIA: MISERICORDIA NEL PERDONO, di Luca Fornaciari

Ecclesia 30_07_2016
Via Crucis della Gmg a Cracovia

La giornata di ieri, che si era aperta nel silenzio e nella preghiera, con la visita di Papa Francesco sui luoghi terribili di Auschwitz e Birkenau, è proseguita poi nel pomeriggio con due momenti che danno qualche parola anche al silenzio della mattina. Così è trascorsa la terza giornata del viaggio apostolico del Papa in Polonia per la GMG, una giornata che potremmo definire per la sofferenza, per il dolore e per comprendere il significato del male.

La domanda che aleggiava ad Auschwitz e Birkenau viene rilanciata da Francesco, a conclusione della Via Crucis che ha pregato nel tardo pomeriggio con i giovani che lo attendevano nella spianata di Blonia. «Dov’è Dio, se nel mondo c’è il male, se ci sono uomini affamati, assetati, senzatetto, profughi, rifugiati? Dov’è Dio, quando persone innocenti muoiono a causa della violenza, del terrorismo, delle guerre? Dov’è Dio, quando malattie spietate rompono legami di vita e di affetto? O quando i bambini vengono sfruttati, umiliati, e anch’essi soffrono a causa di gravi patologie? Dov’è Dio, di fronte all’inquietudine dei dubbiosi e degli afflitti nell’anima?»

Le stesse domande che si pose il suo predecessore, Benedetto XVI, che visitò Auschwitz dieci anni fa. «Dove era Dio in quei giorni? – si chiedeva anche Ratzinger - Perché Egli ha taciuto? Come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male?» Non ci sono risposte umane, ha detto papa Francesco ai giovani radunati a Cracovia, l’unico modo è «guardare a Gesù, e domandare a Lui».

Prima della Via Crucis il papa aveva visitato l’Ospedale Pediatrico Universitario di Prokocim, e anche in quel luogo la domanda era risuonata nell’aria. «Vorrei poter stare un po’ vicino ad ogni bambino malato, ha detto il Papa, accanto al suo letto, abbracciarli ad uno ad uno, ascoltare anche solo un momento ciascuno di voi e insieme fare silenzio di fronte alle domande per le quali non ci sono risposte immediate. E pregare».

Ma la risposta di senso viene da Gesù, dalla Croce. Da quella Via Crucis che i ragazzi hanno pregato e meditato con Francesco. «Gesù stesso ha scelto di identificarsi in questi nostri fratelli e sorelle provati dal dolore e dalle angosce, accettando di percorrere la via dolorosa verso il calvario. Egli, morendo in croce, si consegna nelle mani del Padre e porta su di sé e in sé, con amore che si dona, le piaghe fisiche, morali e spirituali dell’umanità intera. Abbracciando il legno della croce, Gesù abbraccia la nudità e la fame, la sete e la solitudine, il dolore e la morte degli uomini e delle donne di tutti i tempi». 

Anche i giovani sono chiamati a seguire l’unica via capace di dare senso all’esistenza, una via che non termina sul Calvario, ma «la Via della croce è l’unica che sconfigge il peccato, il male e la morte, perché sfocia nella luce radiosa della risurrezione di Cristo, aprendo gli orizzonti della vita nuova e piena. È la Via della speranza e del futuro. Chi la percorre con generosità e con fede, dona speranza e futuro all’umanità».

Imitatori di Cristo gli uomini devono potersi concretamente impegnare nelle opere di misericordia, tema delle meditazioni nella Via Crucis, sia quelle corporali, che quelle spirituali. Perché “gratuitamente abbiamo ricevuto e gratuitamente diamo”. «Di fronte al male, alla sofferenza, al peccato, l’unica risposta possibile per il discepolo di Gesù è il dono di sé, anche della vita, a imitazione di Cristo; è l’atteggiamento del servizio. Se uno – che si dice cristiano – non vive per servire, non serve per vivere. Con la sua vita rinnega Gesù Cristo».

La felicità, la gioia propria del cristiano, quella a cui tante volte il Papa richiama i giovani, scaturisce propriamente da qui: dalla Via della Croce, una via stolta agli occhi del mondo, ma l’unica che dona pienezza. «La Via della croce è la via della vita e dello stile di Dio, che Gesù fa percorrere anche attraverso i sentieri di una società a volte divisa, ingiusta e corrotta». L’orizzonte di Gloria e di eternità a cui il cristiano può aspirare per Cristo, con Cristo e in Cristo, gli permette davvero di vivere con gioia, cioè di vivere il sacrificio con uno sguardo soprannaturale, cioè con fede, speranza e carità.

«In quel Venerdì Santo, ha concluso papa Francesco, molti discepoli ritornarono tristi alle loro case, altri preferirono andare alla casa di campagna per dimenticare la croce. Vi domando: come volete tornare questa sera alle vostre case, ai vostri luoghi di alloggio? Come volete tornare questa sera a incontrarvi con voi stessi? A ciascuno di voi spetta rispondere alla sfida di questa domanda».