Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Angelo di Sicilia a cura di Ermes Dovico
IL DISCORSO ALLA CURIA

Il Papa e il discernimento anche nelle resistenze

Papa Francesco chiama Uno Mattina, poi rivolge il consueto discorso alla Curia romana in occasione dello scambio di auguri natalizi, concentrandosi su uno dei temi principali del suo pontificato: la riforma della Curia. "Le resistenze sono salutari, ma ce ne sono anche di nascoste, che nascono dai cuori impauriti o impietriti che si alimentano dalle parole vuote del “gattopardismo”. Ma è un processo che deve andare avanti nel segno del discernimento". 

Ecclesia 23_12_2016
Il Papa telefona a Uno Mattina

Ieri Papa Francesco ha rivolto il consueto discorso alla Curia romana in occasione dello scambio di auguri natalizi, concentrandosi su uno dei temi principali del suo pontificato: la riforma della Curia. La mattinata era iniziata con la telefonata del Santo Padre alla trasmissione televisiva Uno Mattina, in cui aveva augurato a tutti «un Natale cristiano, come è stato il primo, quando Dio ha voluto capovolgere i valori del mondo». Allo stesso modo il discorso alla curia ha preso avvio proprio dal senso del Natale, «la festa dell’umiltà amante di Dio, del Dio che capovolge l’ordine del logicamente scontato, l’ordine del dovuto, del dialettico e del matematico».

IL SIGNIFICATO DELLA RIFORMA DELLA CURIA

Il mandato, se così si può dire, che Papa Francesco ha ricevuto dal conclave che lo ha eletto sul Soglio di Pietro è stato anche quello di riformare una curia ritenuta appesantita e attraversata da molte difficoltà. Il senso di questa riforma, ha ricordato il Papa nel suo discorso, è quello di «renderla con-forme alla Buona Novella», ai «ai segni del nostro tempo» e «al suo fine, che è quello di collaborare al ministero proprio del Successore di Pietro». Quest’ultimo passaggio, quello della collaborazione della Curia al ministero del Papa, è stato sottolineato con alcune note significative che richiamano documenti del Concilio Vaticano I, del Concilio Vaticano II, i discorsi di Paolo VI e la costituzione Pastor Bonus di Giovanni Paolo II.

LA RIFORMA COME PROCESSO DI CONVERSIONE

«E’ necessario ribadire con forza che la riforma non è fine a sé stessa, ma è un processo di crescita e soprattutto di conversione». La riforma quindi non è «una sorta di lifting, di maquillage oppure di trucco per abbellire l’anziano corpo curiale, e nemmeno come una operazione di chirurgia plastica per togliere le rughe». L’efficacia di questo lavoro si potrà avere solo se «si attua con uomini “rinnovati” e non semplicemente con “nuovi” uomini». Ecco allora la necessità di «una conversione e una purificazione permanente. Senza un mutamento di mentalità lo sforzo funzionale risulterebbe vano».

LE RESISTENZE

Come in tutti i mutamenti (alla nota n°17 si dice che “si tratta di intendere la riforma come una trasformazione, ossia un mutamento in avanti…”) anche quello di questa riforma riscontra delle «resistenze». Papa Francesco indica che queste difficoltà sono «normali, anzi salutari», perché «segno che il corpo è vivo». Individua poi diversi tipi di resistenze: quelle «aperte che nascono spesso dalla buona volontà e dal dialogo sincero; le resistenze nascoste, che nascono dai cuori impauriti o impietriti che si alimentano dalle parole vuote del “gattopardismo” spirituale di chi a parole si dice pronto al cambiamento, ma vuole che tutto resti come prima; esistono anche le resistenze malevole, che germogliano in menti distorte e si presentano quando il demonio ispira intenzioni cattive (spesso “in veste di agnelli”)».

UN PROCESSO DELICATO CHE DEVE ANDARE AVANTI

Di fronte a queste resistenze bisogna andare avanti, è «un delicato processo che deve essere vissuto con fedeltà all’essenziale, con continuo discernimento, con evangelico coraggio, con ecclesiale saggezza, con attento ascolto, con tenace azione, con positivo silenzio, con ferme decisioni, e con tanta preghiera, con tanta preghiera, con profonda umiltà, con chiara lungimiranza, con concreti passi in avanti e – quando risulta necessario – anche con passi indietro, con determinata volontà, con vivace vitalità, con responsabile potestà, con incondizionata obbedienza; ma in primo luogo con l’abbandonarci alla sicura guida dello Spirito Santo».

I CRITERI DELLA RIFORMA

Papa Francesco ha poi elencato 12 criteri guida con cui procedere nella riforma. Il primo fa riferimento a quella «conversione individuale» di cui ha parlato anche rispetto all’efficacia di tutto il processo in atto, e così anche il secondo criterio, «conversione pastorale», dice di un orientamento verso il «servizio e la comunione» che è «antidoto contro tutti i veleni della vana ambizione e dell’illusoria rivalità». Il fine principale della riforma è quello di «portare il lieto annuncio a tutti i confini della terra».

Nell’operare i mutamenti occorre seguire una certa «razionalità» e «funzionalità», ossia procedere ad «una razionalizzazione degli organismi della Curia Romana» anche attraverso opportuni accorpamenti. La «capacità di leggere e di ascoltare i “segni dei tempi”», è un altro dei criteri per far sì che la Curia sappia adattarsi alle esigenze di oggi. Poi si indicano una «semplificazione e uno snellimento della Curia», attraverso anche soppressione di Uffici e il «riordinamento di competenze specifiche dei diversi Dicasteri, spostandole, se necessario, da un Dicastero ad un altro, per raggiungere l’autonomia, il coordinamento e la sussidiarietà nelle competenze e l’interconnessione nel servizio».

ASSUNZIONE DI LAICI E DONNE

«È opportuno», specifica il Papa a proposito del criterio della “cattolicità”, «prevedere l’accesso a un numero maggiore di fedeli laici specialmente in quei Dicasteri dove possono essere più competenti dei chierici o dei consacrati. Di grande importanza è inoltre la valorizzazione del ruolo della donna e dei laici nella vita della Chiesa e la loro integrazione nei ruoli-guida dei Dicasteri, con una particolare attenzione alla multiculturalità». Infine, Francesco auspica «l’archiviazione definitiva della pratica del promoveatur ut amoveatur. Questo è un cancro!».

I PASSI GIA’ COMPIUTI

Al termine del suo lungo discorso il Papa ha evidenziato l’elenco di quanto finora è stato fatto. Dalla riforme nell’ambito dell’economia, fino a quelle contro la piaga della pedofilia, i nuovi dicasteri per laici, famiglia e vita, e quello per lo sviluppo umano integrale, l’istituzione della nuova Segreteria per le Comunicazioni e quella per l’Economia.