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GMG

Il Papa in Polonia: «Il dialogo è possibile se ciascuno parte dalla propria identità»

Arrivato a Cracovia per la Giornata Mondiale della Gioventù, Papa Francesco ha subito rivolto un discorso alle autorità politiche soffermandosi sui temi dell'immigrazione e della difesa della vita e famiglia. Sull'aereo che lo portava in Polonia ha invece parlato dell'assassinio in chiesa a Rouen, definendo don Jacques Hamel un «santo sacerdote», per poi escludere che si tratti di «una guerra di religione». 

 

di Lorenzo Bertocchi

 

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Ecclesia 28_07_2016
L'arrivo di Papa Francesco in Polonia (foto Stanislaw Wasyutinski per www.krakov2016.com)

Papa Francesco è  arrivato in Polonia per la GMG e il suo primo discorso pubblico, come ci si aspettava, è stato particolarmente ricco di contenuti “politici”. Lo ha fatto al Wawel di Cracovia incontrando le autorità polacche. Ma prima ancora bisogna registrare le parole pronunciate dal Papa sull’aereo, quando P. Federico Lombardi ha chiesto al pontefice un commento sul terribile omicidio del sacerdote francese P. Jaques Hamel.

NON E’ UNA GUERRA DI RELIGIONE! CAPITO?

La risposta del pontefice alla sollecitazione di Lombardi è avvenuta in due tempi; in un primo momento Bergoglio ha ribadito un concetto che ha già espresso più volte, ossia che stiamo vivendo una sorta di “terza guerra mondiale a pezzi”. 

«Il mondo è in guerra, guerra a pezzi. C’è stata quella del 1914, con i suoi metodi, poi quella del 1939-45 e adesso questa. Non è tanto organica, ha continuato il Papa, forse organizzata sì, ma non organica, ma è guerra». A questo punto ha ricordato l’uccisione di padre Jacques Hamel, il terribile macello avvenuto mentre il sacerdote stava celebrando la santa messa a Rouen. Significativamente il Papa lo ha definito «santo sacerdote», dicendo che «questo santo sacerdote è morto nel momento in cui offriva preghiere alla Chiesa. Lui è uno, ma quanti cristiani, quanti innocenti, quanti bambini... Pensiamo alla Nigeria, per esempio. Diciamo: ma quella è l’Africa! È guerra. Noi - ha continuato il Papa - non abbiamo paura di dire questa verità, il mondo è in guerra perché ha perso la pace». 

A questo punto il Papa aveva praticamente terminato il discorso, e si era intrattenuto salutando i giornalisti uno ad uno, ma poi, un po’ a sorpresa, ha ripreso il microfono per puntualizzare. «Per chiarire: quando parlo di guerra parlo di guerra sul serio, non di guerra di religione. Parlo di guerre per interessi, per soldi, per le risorse della natura, per il dominio dei popoli. Ma non di religione, tutte le religioni vogliono la pace. La guerra la vogliono gli altri. Capito!?». 

LE PAROLE ALLE AUTORITA’: ACCOGLIENZA E POI DIFESA DELLA VITA

Nel discorso con le autorità politiche il Papa è partito dal ricordo di Giovanni Paolo II, «ideatore e promotore delle Giornate Mondiali della Gioventù». Del suo predecessore ha voluto anche ricordare la visione dell'Europa, chiamata a «respirare con i suoi due polmoni», l'Occidente e l'Oriente: era «il sogno di un nuovo umanesimo europeo - ha detto - animato dal respiro creativo e armonico di questi due polmoni e dalla comune civiltà che trova nel cristianesimo le sue radici più solide». Poi, a proposito della cooperazione in ambito internazionale, ha detto che «non può esistere dialogo se ciascuno non parte dalla propria identità». In questo senso però ha richiamato a non attingere a quella che ha definito «memoria cattiva», cioè «quella che tiene lo sguardo della mente e del cuore ossessivamente fissato sul male, anzitutto su quello commesso dagli altri». Questo passaggio è parso a molti come un monito all’attuale classe dirigente polacca, un governo che ha mostrato chiaramente di non condividere le politiche di accoglienza migratoria messe in campo dalla UE.

Papa Bergoglio ha quindi esortato a «far crescere la memoria buona e far cadere quella cattiva». La memoria buona sa guardare avanti con speranza, «per affrontare le sfide del momento che richiedono il coraggio della verità e un costante impegno etico, affinchè i processi decisionali e operativi come pure le relazioni umane siano sempre rispettosi della dignità della persona».

A questo punto Francesco ha sottolineato in particolare l’ambito del «complesso fenomeno dell’immigrazione», tornando così al tema caldo di questi giorni. La sua ricetta, offerta alle autorità politiche, parla della necessità di un «supplemento di saggezza e di misericordia, per superare le paure e realizzare il maggior bene». Ha parlato di mettere in atto strategie per comprendere «le cause dell’emigrazione dalla Polonia, facilitando quanti vogliono tornare», ma «al tempo stesso, occorre disponibilità ad accogliere quanti fuggono dalle guerre e dalla fame; la solidarietà verso coloro che sono privati dei loro fondamentali diritti, tra i quali quello di professare in libertà e sicurezza la propria fede. Nello stesso tempo vanno sollecitate collaborazioni e sinergie a livello internazionale al fine di trovare soluzioni ai conflitti e alle guerre, che costringono tante persone a lasciare le loro case e la loro patria».

A partire da questo punto chiave del discorso, il Papa ha invitato la «Nazione polacca a guardare al futuro e alle questioni che deve affrontare». Quindi ha dedicato le considerazioni finali alla difesa della vita e della famiglia, ambiti in cui il governo polacco pare particolarmente attivo, soprattutto se pensiamo alla recente proposta di legge che vuole tutelare integralmente donne e bambini dalla piaga dell’aborto. «La vita, ha detto Bergoglio, va sempre accolta e tutelata – entrambe le cose insieme: accolta e tutelata – dal concepimento alla morte naturale, e tutti siamo chiamati a rispettarla e ad averne cura». 

Il Papa ha successivamente incontrato i vescovi polacchi, con i quali - secondo tradizione - c'è stato un dialogo, ma l'incontro si è svolto a porte chiuse e i contenuti non sono stati ancora diffusi. Infine papa Francesco ha partecipato in videoconferenza alla "festa degli italiani" rispondendo brevemente ad alcune domande dei giovani.