Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santi Filippo e Giacomo il Minore a cura di Ermes Dovico

RUSSIA-VATICANO

Il Papa incontra un Putin sempre più sovietico

Putin incontra oggi Papa Francesco. Piace a molti cattolici italiani perché si presenta come un leader che difende i cristiani in Medio Oriente. Ma si vorrebbe capire il peso reale del suo impegno, anche alla luce di tante dichiarazioni di segno opposto. La Russia, sotto il suo comando, sta infatti vivendo un revival dello stalinismo.

Editoriali 10_06_2015
Vladimir Putin

Putin che viene a incontrare papa Francesco piace a molti in Occidente e desta speranze reali. Ha il merito indubitabile di essersi schierato a viso aperto in difesa dei cristiani in Medio oriente, cosa che in Europa si fa con fermezza molto minore. E si vorrebbe dargli credito in questa sua presa di posizione, ma allo stesso tempo si vorrebbe anche capire il peso reale del suo impegno, perché non si possono non vedere tante altre sue dichiarazioni, gesti, decisioni di opposto tenore. Finché si resta sul piano delle parole – e Putin è un maestro della comunicazione – troviamo affermazioni di una logica accattivante e inattaccabile nella loro apoditticità, che però fanno passare come giuste e necessarie azioni condannabili sotto ogni profilo.

In effetti va tenuto presente che il rapporto tra Putin e la verità è un fenomeno politicamente molto complesso e significativo, non perché dimostrerebbe che il presidente è un mentitore, ma perché nella sua evoluzione si coglie chiaramente il progressivo scivolamento verso un atteggiamento radicalmente ideologico. Da principio infatti c’era il normale machiavellismo politico, ossia la menzogna tesa a un determinato scopo: è stato così nel marzo del 2014 quando Putin negava che i famosi “omini verdi” in Crimea fossero dei soldati russi, bugia da lui stesso smascherata un anno dopo, quando in un documentario dedicato al primo anniversario dell’annessione, ha affermato serenamente che certo, gli uomini senza insegne erano russi, ma mandati per mantenere la pace.

Oggi invece, il processo si è fatto più sofisticato, non si tratta più di semplici menzogne ma di una “reinterpretazione” radicale della realtà e della storia che cambia totalmente di segno la verità, proiettandola nella più totale astrazione. Qualche esempio: il giudizio sul patto Molotov-Ribbentrop tra Germania nazista e Unione Sovietica, nel 2009 era stato di totale condanna (“una vergogna” nel discorso di Putin a Danzica), mentre nella conferenza stampa con Angela Merkel (maggio 2015) è stato di piena approvazione (“un atto legittimo e dovuto”). Anche la caduta del Muro di Berlino del 1989 oggi viene riletta come un complotto ordito dai servizi americani, e questo complottismo fumoso che piace a molti, sembra essere immediatamente più credibile di tutte le testimonianze storiche sui movimenti di protesta di cui tutti siamo a conoscenza. Infine, solo pochi giorni fa, il documentario del canale nazionale russo “Patto di Varsavia. Pagine desecretate”, ha rivelato che l’invasione sovietica della Cecoslovacchia nel 1968 fu un atto di amicizia per salvare il governo ceco da un putsch della NATO; non ha alcun peso, al riguardo, il fatto che in passato lo stesso governo russo avesse chiesto formalmente scusa per l’aggressione. Tutto è ribaltato, tutto ha cambiato di segno, persino le purghe staliniane sulle quali sono state scritte intere biblioteche, oggi sono diventate la “grande purificazione”.

L’enfasi nazionalista indotta nel paese, unita alla propaganda massiccia dell’odio e della violenza, collabora a confondere le coscienze, ed ha preso al laccio anche una parte della Chiesa ortodossa, che si trova smarrita e trascinata dal proprio desiderio di restaurazione del passato, e che, ricattata dal sogno di una tradizione intangibile, si è attivata nella difesa del «mondo russo» con un fervore degno di ben altra causa. Scoppiano qua e là piccoli scandali per le icone che rappresentano Stalin tra i santi, casi limite condannati da alcuni vescovi diocesani, e tuttavia il Patriarca stesso ha benedetto di recente la prima pietra di una chiesa in suffragio degli “agenti degli Organi di sicurezza morti in tempo di pace, nell’espletamento delle loro funzioni”. Un particolare non privo d’importanza: la chiesa sorgerà a Mosca nella zona di Butovo, dove si trovano le fosse comuni di 21 mila vittime del terrore staliniano, qui fucilate dai suddetti Organi di sicurezza nel 1937-1938; tra di loro 300 martiri cristiani. La libertà spirituale oggi in Russia deve combattere un pericolo più subdolo delle vecchie persecuzioni.

Questi esempi, fra i molti che si potrebbero fare, dicono che è necessario tenere conto di questa pericolosa involuzione del pensiero politico russo, che si muove ormai su un terreno che è propriamente quello dell’ideologia e non quello dei fatti reali. È un elemento fondamentale che va tenuto presente per portare avanti in maniera proficua un dialogo che è comunque assolutamente necessario. Una politica di pura opposizione a questo corso politico sarebbe infatti priva di prospettive perché finirebbe per isolare e deprimere ancor di più la popolazione, fomentando semmai l’ultranazionalismo. Inoltre una simile politica sarebbe anche in contrasto con l’esempio positivo che ci è stato dato dal dissenso negli anni duri dell’Unione Sovietica: all’ideologia, se la si vuole veramente vincere, si può e si deve contrapporre soltanto la realtà dei fatti, smontando miti e leggende, e verificando la credibilità delle affermazioni, ad esempio sulla difesa dei cristiani. Gli errori dell’Occidente non rendono automaticamente buono il suo avversario; la conoscenza del pensiero totalitario può illuminarci su tutte le sue mutazioni contemporanee.