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UNIONI CIVILI

In alto i cuori La Cirinnà ora rischia il ko

La rottura dell’asse tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle riapre i giochi sul ddl Cirinnà la cui approvazione non è più scontata come sembrava. Non sarà una rottura politica vera e propria, ma un percorso è stato interrotto.

di Stefano Fontana

DIRITTI DISTORTI  di Lorenzo Bertocchi

Editoriali 18_02_2016
Sul ddl Cirinnà i giochi non sono ancora chiusi

Sul merito del ddl Cirinnà La Nuova Bussola Quotidiana è stata sempre chiara: la legge è inaccettabile in toto e va ritirata. In questo senso siamo in sintonia con il Family Day.  Chi dice: no all’adozione, sì alle unioni civili, si illude e inganna. Ammettiamo che venisse stralciata la stepchild adoption, quali conseguenze ci sarebbero? La prima è che il tema verrebbe rinviato a una revisione della legge sull’adozione che, con questa cultura alle spalle, il Parlamento aprirebbe alle unioni omosexi. 

La seconda è che, comunque, il giorno dopo, verrebbe approvata lo stesso l’adozione per le unioni civili omosessuali per costrizione europea, ossia per la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che già lo ha detto: fate voi sulle unioni civili, ma se le approvate poi deve scattare l’adozione. Il problema è ora capire se, dopo il colpo di scena del Movimento 5 Stelle e il rinvio dell’esame della Cirinnà al Senato al 24 febbraio, la possibilità di un ritiro della Cirinnà abbia acquisito qualche motivo politico in più, oppure il massimo che ci si possa aspettare è lo stralcio dell’adozione che non risolverebbe niente. Credo che il nuovo quadro politico dopo la “svolta” dei Grillini possa indurre a qualche (prudente) speranza.

C’è un primo dato di fatto: la rottura dell’asse tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle. Si potrebbe dire che non si tratta di una rottura politica in senso stretto, dato che i Grillini si sono ritirati per motivi procedurali e non sostanziali: nel merito essi avrebbero votato la legge. Non è una rottura politica, è vero, ma non c’era nemmeno un’alleanza politica. Era un’alleanza a obiettivo, l’obiettivo non è stato raggiunto e, nel percorso, i due alleati hanno perso fiducia reciprocamente. Non sarà una rottura politica vera e propria, ma un percorso è stato interrotto e le cose non si ricuciscono così facilmente quando di mezzo c’è la dignità, questa sì politica, di un partito. Di questo si è trattato, infatti, dato che il Pd ha forzato la mano e ha preteso l’assenso dei Grillini al Canguro anche dopo che la Lega aveva ritirato gli emendamenti ostruzionisti. Era come chiedere fedeltà cieca e prona.

Da notare, poi, che i centristi hanno con l’occasione ripreso quota e ora potrebbero alzare il prezzo politico nei confronti del Partito democratico. La sicurezza dell’appoggio dei 5 Stelle permetteva al Pd di guardare dall’alto in basso sia Alfano sia i transfughi di Area. Ora un po’ meno. Si sa che il coraggio uno non può darselo da sé se non ce l’ha ed è probabile che Alfano non oserà granché. Come ha dichiarato Schifani, costoro si limiteranno a pretendere lo stralcio della stepchild adoption. Però potrebbe fare la voce anche più grossa e intanto Renzi non è più tanto sicuro e chi traballa non ragiona più con lucidità. con i Grillini, infastidito dall’opposizione interna, con i centristi meno proni, Renzi può fare qualche passo falso, come per esempio cedere alla tentazione di fare direttamente lui da mediatore.

Ho già ricordato che nel Pd c’è una consistente opposizione parlamentare interna. Solitamente viene fatta coincidere con i cosiddetti “catto-dem”, ossia i cattolici del Pd, ma è più ampia. La loro insistenza sullo stralcio è dovuta solo in minima parte alla loro “cattolicità”. Era piuttosto una occasione per mettere in difficoltà il segretario plenipotenziario e capo del governo. Nell’impossibilità – per il momento – di attaccare Renzi direttamente si servono oggi del disegno di legge Cirinnà come domani si serviranno del referendum costituzionale. Se Renzi continua a trasformare tutto in un plebiscito personale qualche volta ci rimetterà le penne.

Del resto egli ha impegnato troppo il governo su questo disegno di legge. Avrebbe potuto guardare le cose più alla lontana e, invece, ne ha fatto l’occasione per uno strapotere parlamentare, che i Grillini e non solo loro ora hanno contestato. E la contestazione a Re Matteo aumenterà. In questo senso la “svolta” dei 5 Stelle ha un significato politico di ampia portata. Significa l’indisponibilità a essere proni al segretario del Partito della Nazione, inteso non al modo di Veltroni, ossia come conquista progressiva di una egemonia sociale e politica, ma al modo di Renzi, ossia come assemblamento di spezzoni di Parlamento, indifferentemente dalla società civile.

A proposito della società civile. I sondaggi continuano a dire che gli italiani sono contrari alla Cirinnà. Queste considerazioni avranno anche un significato politico. Come lo ha senz’altro il dato di fatto che i partecipanti al Family Day hanno un impatto numerico nella società cinque volte superiore. Tra poco ci sarà il turno di elezioni amministrative e il “ci ricorderemo” del Circo Massimo avrà un certo impatto.  Una settimana è politicamente lunga. L’arroganza non sempre vince. La cosa da fare è tenere alta la pressione. I giochi non sono ancora fatti.

 di Stefano Fontana