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IL CASO

In tutta l’Uganda una sola macchina (rotta) per il cancro

L’Uganda contro l’Aids può contare sull’assistenza di centinaia di ong e sui fondi multimilionari forniti da enti internazionali. Ma per curare il cancro, invece, il Paese ha un’unica macchina per la radioterapia nella capitale Kampala. All’inizio di aprile si è rotta per l’ennesima volta, e questa volta irreparabilmente.  

Esteri 04_05_2016
In Uganda c'è una sola macchina per la radioterapia

Vestergaard, la più grande impresa produttrice di zanzariere trattate con insetticida a lunga durata – quelle distribuite in Africa per combattere la malaria – ritiene che le zanzare stiano sviluppando resistenza all’insetticida finora usato. Lo proverebbe l’aumento dei casi di paludismo in Paesi in cui le zanzariere trattate sono molto diffuse: in Sud Sudan, ad esempio, Gambia, Burkina Faso. 

L’annuncio preoccupante arriva mentre in Africa già c’è allarme per diversi, nuovi focolai di epidemie, ciascuno responsabile di centinaia di morti: meningite in Ghana, colera in Angola, Tanzania e Repubblica democratica del Congo, febbre gialla in Kenya e Angola, febbre di Lassa in Nigeria... In Africa arginare la diffusione delle malattie epidemiche è un’impresa senza tregua. Come ha ricordato di recente l’Oms, abbassare la guardia può vanificare anni di lavoro e mandare in fumo miliardi di euro spesi per vaccini, terapie, interventi ambientali. Un’epidemia sotto controllo, una malattia all’apparenza sconfitta possono dilagare di nuovo ed estendersi rapidamente da un Paese all’altro. 

Nessun governo africano è in grado di provvedere con i propri mezzi. Tutti hanno estremo bisogno di aiuti, l’assistenza internazionale è essenziale. La Nigeria, prima economia del Continente, dispone solo di 41 medici ogni 100.000 abitanti. Molti altri stati sono in condizioni persino peggiori: la Liberia ha un solo medico ogni 100.000 abitanti, il Tanzania ne ha tre, l’Uganda 12.  Per di più, la lotta mai del tutto vinta alle malattie infettive e parassitarie assorbe risorse finanziarie e umane, locali e internazionali, a scapito di altri interventi essenziali. L’attenzione per forza dovuta a quelle malattie porta a trascurare, con serie conseguenze negative, le altre affezioni: e questo benché, in seguito anche al graduale allungamento della durata della vita, malattie come il cancro siano aumento. 

L’Uganda, ad esempio, contro l’Aids può contare sull’assistenza di centinaia di organizzazioni non governative e sui fondi multimilionari forniti da istituzioni internazionali pubbliche e private. Come effetto di un impegno così imponente e costante, la popolazione adulta infetta è scesa dall’oltre 21% degli Anni ‘80 all’attuale 7,4%, il miglior risultato conseguito in Africa. Ma per curare il cancro, invece, il Paese ha un’unica macchina per la radioterapia che si trova nel centro antitumori dell’ospedale Mulago, nella capitale Kampala: e che all’inizio di aprile si è rotta per l’ennesima volta, e questa volta irreparabilmente.   

Il centro antitumori di Mulago ospita in media 44.000 malati di cancro all’anno provenienti da tutto il Paese e anche dai vicini Rwanda, Burundi e Sud Sudan, quasi metà dei quali al momento necessitano di radioterapia. Adesso, e per chissà quanto tempo, dovranno andare a curarsi all’estero, posto che siano in grado di viaggiare e che dispongano dei mezzi finanziari per farlo. Una nuova macchina non sarà, infatti, disponibile prima del prossimo anno: non è una questione di soldi, ha spiegato il responsabile del centro antitumori, il dottor Jackson Oryem, il fatto è che per utilizzare l’apparecchiatura c’è bisogno anche di altre strutture mediche che mancano. 

L’Aga Khan Hospital di Nairobi, capitale del Kenya, si è impegnato a curare gratuitamente dei malati, ma non può assisterne più di 400. Il governo ugandese ha annunciato che si incaricherà del loro trasporto. Per gli altri, salvo i pochi ricchi abbastanza da poter provvedere con i propri mezzi, non c’è speranza, a meno che altri ospedali seguano l’esempio generoso dell’Aga Khan Hospital.  Che non sia una questione di soldi, ma, come in tanti altri casi, soprattutto di corruzione, cattiva amministrazione, comportamento irresponsabile, si è capito man mano che nuove notizie venivano divulgate. 

La macchina per la radioterapia, di seconda mano, era stata donata al Paese nel 1995. L’Aec, l’agenzia nazionale per l’energia atomica, aveva ordinato di sostituirla entro il 2012, ma non è stato fatto. Una verifica effettuata nel 2013 ha scoperto che era difettosa – si era bloccata tre volte durante l’ispezione – e che emetteva livelli di radiazioni insufficienti. In un rapporto presentato al parlamento, l’Aec aveva avvisato che i malati stavano pertanto ricevendo trattamenti di «scarsa o nessuna utilità». Non è solo questione di soldi, dunque. 

D’altra parte da anni il Prodotto interno lordo dell’Uganda cresce: del 3,9% nel 2013, 4,8% nel 2014, 5,2% nel 2015. La cooperazione internazionale provvede al 40% del bilancio nazionale del paese che inoltre è uno dei 36 ammessi all’Heavily Indebted Poor Countries Initiative, il programma di cancellazione del debito estero contratto con Banca Mondiale e Fondo monetario internazionale dai paesi poveri varato nel 1996. Più di una volta il Fondo globale per la lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria si è visto costretto a sospendere i contributi proprio all’Uganda dopo aver accertato frodi e distrazione di ingenti somme di denaro, destinate ai programmi di prevenzione e cura dell’Aids, da parte di uomini politici e funzionari governativi.