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La CEI, Conte e il Nuovo ordine mondiale

Il ringraziamento di Conte alla Chiesa italiana in una lettera ad Avvenire, e un editoriale dello stesso quotidiano dei vescovi che inneggia al Nuovo ordine mondiale, danno l'idea della direzione in cui stanno andando i vertici ecclesiastici: il primato assoluto di Cristo sacrificato sull'altare del potere mondano.

Editoriali 14_04_2020

E sono soddisfazioni. Il presidente del Consiglio che ti scrive e ti ringrazia per avere aiutato il governo a tenere a casa la gente e avere provveduto a sfamare quanti ne avevano bisogno. Davvero una bella soddisfazione per Avvenire e per il presidente della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), cardinale Gualtiero Bassetti, il letterone di Giuseppe Conte pubblicato sul quotidiano dei vescovi sabato 11 aprile. Una lettera che per gran parte è la solita retorica sull’emergenza in corso che ci fa tanto riflettere sulla sofferenza e sulla morte, sulla certezza su quanto sarà più bello e solidale il mondo che ne emergerà, sull’ammirazione per l’impegno del terzo settore.

Ma il centro della questione è il ringraziamento: per le opere e per i tanti soldi che la Cei ha donato per venire incontro alle «conseguenze sanitarie ed economiche causate dall’epidemia», ma soprattutto per aver fatto il “sacrificio” delle messe senza popolo, «nella consapevolezza dei beni supremi coinvolti in questo difficile passaggio della nostra storia nazionale».

È così che la Chiesa piace al potere: si occupi delle opere caritative, che fanno comodo anche allo stato; aiuti a controllare i comportamenti delle persone, che siano obbedienti a Cesare anzitutto; e il suo Dio se lo preghi pure in privato, ognuno per conto suo. In fondo per il potere è sempre stato così, è il suo mestiere. Il potere non tollera le persone libere, e soprattutto non tollera una Chiesa libera, che ha a cuore Cristo sopra ogni cosa e che educa le persone alla libertà; che rispetta le autorità civili ma solo se non vanno contro la legge di Dio. È sempre stato così, il potere non ha mai amato la Chiesa, se non sottomessa.

Quello che invece risulta nuovo è la Chiesa contenta del ruolo che lo stato le ha affidato; la Chiesa pronta a ritirarsi in sacrestia ancor prima che lo stato la inviti a farlo; i vescovi che fanno i vigilantes nei confronti dei loro preti nel caso trovassero il modo di aggirare i divieti e far presenziare qualche persona alle loro liturgie. Quello che sconcerta è una Cei talmente felice del riconoscimento pubblico da parte del Presidente del Consiglio, da non osare neanche far presente che la polizia continua a multare le persone che vanno in chiesa malgrado sia possibile per legge, e che sarebbe quindi il caso di farlo stampare sull’autocertificazione il diritto di andare in chiesa a pregare. Forse non osa perché neanche le interessa un granché: in effetti, in questi tempi si ha l’impressione che a molti vescovi e preti dia addirittura fastidio che qualcuno continui a recarsi in chiesa malgrado tutto. Figurarsi celebrare le messe con il popolo.

Ma su Avvenire si incassa orgogliosi il plauso del presidente del Consiglio senza neanche fare presente che è il capo di quello stesso governo che sta condannando a morte la metà delle scuole paritarie, come da settimane stanno ripetendo le associazioni che le coordinano. Al governo piace la Chiesa che dà da mangiare e un tetto ai poveri e che si prende cura dei migranti, trova invece sospetta la Chiesa che educa e che offre culto pubblico al Signore, e magari pretende anche di giudicare la politica secondo la legge di Dio. E i vertici ecclesiastici si accodano, sono estasiati da questa nuova stagione di cooperazione con lo stato, e per il fatto che lo stato li accarezzi e li gratifichi. E se qualcosa bisogna sacrificare, pazienza.

È la base del nuovo ordine mondiale, che non per niente veniva evocata il giorno precedente da un editoriale (stiamo sempre parlando di Avvenire) dello storico Agostino Giovagnoli, esponente di quella Comunità di Sant’Egidio il cui pensiero influenza enormemente le strategie internazionali, e non solo, dell’attuale pontificato. E Giovagnoli, come Conte, vede un nuovo mondo che sta nascendo sulla base della solidarietà, anche fra le nazioni. E ci narra meraviglie della Cina: la Cina che ci regala le mascherine e ci manda i medici, la Cina della Chiesa che ci manda aiuti (notare che non si fa più la distinzione tra patriottica e clandestina, ormai c’è una sola Chiesa, quella sotto la guida del Partito comunista con il placet della Santa Sede); la Cina – udite, udite – che si dà tanto da fare per aiutare tutti i popoli nella lotta contro il coronavirus e deve fare i conti con quel perfido di Trump che la accusa di essere la causa di questa pandemia. Se questo nuovo ordine mondiale tarderà a realizzarsi è proprio per l’ottusità degli Stati Uniti, sempre diffidenti nei confronti di Pechino, per miserevoli questioni di potere.

E la Cina della persecuzione ai cattolici (e anche alle altre religioni che non si piegano al partito)? La Cina degli espianti forzati di organi ai prigionieri politici, che vengono per questo motivo giustiziati? La Cina dei campi di lavoro e di rieducazione? La Cina dell’arroganza militare, minaccia alla stabilità dell’area Asia-Pacifico? Non c’è traccia, nulla deve turbare questa luna di miele tra Vaticano e Impero di Mezzo, nulla deve mettere in discussione il patto tra vertici ecclesiastici e potere, in Cina, in Italia, ovunque.

Il problema delle messe senza popolo, che non riguarda solo l’Italia, è solo un tassellino in un disegno più grande, che si chiama Nuovo ordine mondiale: il coronavirus è l’occasione che ha reso possibile rendere chiaro a tutti che Cristo non è più il bene supremo, che l’annuncio della Sua Resurrezione non è rispettoso degli altri, che la preghiera va bene in privato ma non si deve pretendere che condizioni la società. Con buona pace di coloro che, in buona fede, credono davvero di stare facendo, cristianamente, un sacrificio per tutelare la vita dei più deboli.