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CRISTIANESIMO E ISLAM

La conversione di Ayaan Hirsi Ali, l'infedele condannata dall'islam

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Condannata a morte, con una fatwa, nel 2004, per il film Submission (per cui è stato ucciso Theo van Gogh), Ayaan Hirsi Ali aveva abbandonato l'islam per diventare atea. Ora è cristiana. E spiega perché.

Editoriali 16_11_2023
Ayaan Hirsi Ali

Ayaan Hirsi Ali, somala, nata in una famiglia musulmana, nel 2004 ha osato scrivere il testo di un cortometraggio intitolato Submission, realizzato dal regista olandese Theo Van Gogh, in cui si racconta la storia di alcune donne islamiche vittime di abusi e maltrattamenti inflitti nel nome di Allah e nel rispetto della legge coranica. Theo Van Gogh ha pagato con la vita. È stato ucciso ad Amsterdam, per strada, da un immigrato marocchino che, dopo aver sparato otto colpi di pistola, gli ha conficcato nel petto un coltello con infilata nella lama una lettera di cinque pagine contenente minacce ai governi occidentali e agli ebrei e una fatwa, una sentenza islamica, di condanna a morte per Ayaan.

All’epoca lei abitava in Olanda. Le autorità del Paese le hanno subito assegnato una scorta. Quando su pressioni politiche le è stata tolta, si è trasferita negli Stati Uniti che le avevano offerto asilo.

Nei suoi due splendidi libri autobiografici pubblicati in Italia da Rizzoli, Infedele, nel 2007, e Nomade, nel 2010, racconta come l’incontro a 20 anni con l’integralismo islamico, attraverso gli insegnamenti dei Fratelli Musulmani, l’avesse conquistata inducendola a indossare il velo, cosa che prima non faceva, e a seguire quanto meglio possibile le prescrizioni della legge coranica. Ma presto la loro intolleranza, il loro implacabile odio e disprezzo per gli infedeli, la loro negazione di ogni piacere e svago, la loro insistenza sul dovere del jihad, la guerra santa per conquistare all’islam tutta l’umanità, il loro inflessibile richiamo all’obbligo di sottomettersi all’islam senza mai riflettere, dubitare, interrogarsi, l’hanno indotta dapprima a mettere in discussione molte delle istituzioni della società musulmana – alcune delle quali lei stessa aveva subito, l’infibulazione da bambina e da grande l’imposizione di un matrimonio combinato, deciso dal padre – poi ad abbandonare la pratica religiosa e infine a diventare atea.

Lo aveva rivelato con coraggio, lei già oggetto di una fatwa di morte, consapevole del nuovo rischio che correva perché l’abiura è il crimine più grave che possa commettere un musulmano, meritevole di morte ancor più che gli atti blasfemi, a maggior ragione perché nel frattempo aveva acquisito fama internazionale, era diventata consigliere della Casa Bianca, autorevole tanto che nel 2005 la rivista Time l’ha proclamata una delle 100 persone più influenti del mondo.

Adesso, a conclusione di un percorso da lei definito «un lungo viaggio attraverso un deserto di paura e insicurezza», ha annunciato di essersi convertita al cristianesimo. In un comunicato pubblicato il 13 novembre dal titolo Perché adesso sono cristiana Ayaan ha spiegato perché. «Ho riconosciuto – scrive – che esiste un modo migliore per gestire le sfide dell’esistenza rispetto a quello che l’islam o la miscredenza avevano da offrire. Mi sono convertita al cristianesimo perché la vita senza nessun conforto spirituale mi era insopportabile, anzi era quasi autodistruttiva. L’ateismo non è riuscito a rispondere a una semplice domanda: qual è il significato e lo scopo della vita?».

Già nel 2010, nell’introduzione a Nomade, aveva scritto: «Ho avuto il piacere di incontrare cristiani il cui concetto di Dio è ben lontano da Allah. Questo Dio cristiano moderno è sinonimo di amore: i preti non predicano odio, intolleranza e discordia; questo Dio è misericordioso, non cerca il potere temporale e non è in competizione con la scienza; i suoi seguaci considerano la Bibbia un libro fatto di parabole, non di ordini tassativi a cui attenersi scrupolosamente. Il cristianesimo di amore e tolleranza resta uno dei più potenti antidoti dell’Occidente all’islam di odio e intolleranza».

«Naturalmente ho ancora molto da imparare sul cristianesimo – dice adesso – scopro qualcosa di più ogni domenica andando in chiesa». Ma quello che ha capito finora le fa dire che il cristianesimo, oltre a dare un significato e uno scopo alla vita di ciascuno, è l’unica via di salvezza per la civiltà occidentale e quindi per l’umanità intera. «Per me – scrive – la libertà di coscienza e di parola è forse il più grande beneficio che si deve alla civiltà occidentale. Non è naturale per l'uomo. È il prodotto di secoli di dibattito all’interno delle comunità ebraiche e cristiane. Sono stati questi dibattiti che hanno fatto avanzare la scienza e la ragione, ridotto la crudeltà, soppresso le superstizioni e costruito istituzioni per ordinare e proteggere la vita, garantendo allo stesso tempo la libertà a quante più persone possibile. È diventato sempre più evidente che l’insegnamento di Cristo implica non solo un ruolo circoscritto della religione come qualcosa di separato dalla politica. Implica anche compassione per il peccatore e umiltà per il credente. La sua eredità consiste in un insieme elaborato di idee e istituzioni progettate per salvaguardare la vita, la libertà e la dignità umana. Come ha mostrato Tom Holland nel suo meraviglioso libro Dominion, ogni sorta di libertà apparentemente secolari – di mercato, di coscienza e di stampa – trovano le loro radici nel cristianesimo».

Ma bisogna sconfiggere il vuoto nichilistico. «In questo vuoto nichilistico – conclude Ayaan – la sfida che abbiamo davanti diventa quella della civiltà. Non possiamo resistere alla Cina, alla Russia e all’Iran se non riusciamo a spiegare alle nostre popolazioni perché è importante che lo facciamo. Non possiamo combattere l’ideologia woke se non possiamo difendere la civiltà che è determinata a distruggere. E non possiamo contrastare l’islamismo con strumenti puramente laici. Per conquistare i cuori e le menti dei musulmani qui in Occidente dobbiamo offrire loro qualcosa di più dei video su TikTok. La lezione che ho imparato dai miei anni con i Fratelli Musulmani è stata il potere di una storia unificante, incorporata nei testi fondamentali dell’islam, per attrarre, coinvolgere e mobilitare le masse musulmane. A meno che non offriamo qualcosa di altrettanto significativo, temo che l’erosione della nostra civiltà continuerà. E fortunatamente, non c’è bisogno di cercare… Il cristianesimo ha tutto».