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La destra col vento in poppa anche alle amministrative

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In Alto Adige crolla la SVP a vantaggio delle liste di lingua tedesca; in Trentino si conferma Fugatti (Cdx); in Brianza il seggio di Berlusconi va al "fido" Galliani. Il voto di domenica condizionato dalla disillusione, che non premia più la Sinistra. 

Politica 24_10_2023

Le elezioni in Trentino e in Alto Adige ridisegnano in parte la geografia politica e confermano che il centrodestra naviga col vento in poppa. Inoltre alcune frange estreme della destra aumentano i consensi. I rapporti di forza tra gli alleati di maggioranza cambiano perché Fratelli d’Italia rosicchia voti alla Lega e a Forza Italia. La leadership di Giorgia Meloni sembra inattaccabile e fa presa anche sui territori.

Partiamo dall’Alto Adige, dove alle elezioni provinciali di Bolzano la Sudtiroler Volskpartei (Svp) conferma il suo primato ma scende ai minimi storici e in questo modo non ha più la maggioranza per governare. Con una Volkspartei al 34,5% e 13 consiglieri su 35, la nuova giunta è in bilico. I tre consiglieri italiani di Fdi e Lega non bastano a raggiungere la maggioranza. La prima possibilità per la nuova giunta è quella di una formula fortemente spostata a destra, che porta ad allargare la coalizione ai pantirolesi conservatori dei Freiheitlichen. Una simile maggioranza risicata, di un solo seggio, indurrebbe a coinvolgere anche l’ex assessore Widmann, responsabile però della frattura interna Svp.

La seconda possibilità vede una Svp sbilanciata su posizioni progressiste, costretta a coinvolgere gli interetnici di Verdi e il Team K di Paul Koellensperger. Necessario, in questo caso, coinvolgere almeno un eletto di lingua italiana. Per la prima volta in ottant’anni in provincia di Bolzano dalle urne non esce dunque una maggioranza chiara e robusta.

Crolla infatti la Lega, che viene superata da Fratelli d’Italia. Per la prima volta dal dopoguerra gli eredi del Msi diventano il primo partito di lingua italiana in Sudtirolo e a Bolzano sfiorano il 20%.

Exploit per le destre di lingua tedesca e per liste anti-immigrati e no-vax. All’affermazione delle destre di entrambi i gruppi linguistici corrisponde un buon risultato anche per le liste interetniche del Team K e dei Verdi. Sempre a Bolzano si asciugano quasi del tutto il Movimento Cinque Stelle e Forza Italia.

In Trentino alle elezioni per la provincia di Trento si conferma il presidente uscente del centrodestra, il leghista Maurizio Fugatti, che ha ottenuto il via libera per il bis, conquistando il premio di maggioranza (21 seggi su 35). Anche in provincia di Trento si profila così una sfida interna alla destra. La Lega ha perso molti voti rispetto a cinque anni fa, quando raggiunse il 27%. Al momento è al 13%, al secondo posto dietro al Partito Democratico che ha superato il 16,5% (nel 2018 aveva preso il 13,9%). I voti persi dalla Lega sono andati a Fratelli d’Italia, passata in cinque anni dall’1,45% a oltre il 12%.

Il presidente della Regione Trentino Alto-Adige verrà eletto una volta insediati i due consigli provinciali di Trento e Bolzano. Per due anni e mezzo il presidente sarà espressione del gruppo dei consiglieri di lingua italiana, prevalente nella provincia autonoma di Trento, mentre per i successivi due anni e mezzo di quelli di lingua tedesca, prevalente nella provincia autonoma di Bolzano.

Fortemente simbolica l’elezione di Adriano Galliani a Monza e Brianza, nel collegio senatoriale lasciato vacante da Silvio Berlusconi. Nonostante l'importanza delle elezioni regionali nel determinare il futuro delle regioni e delle province autonome, sembra che anche quest'anno molti elettori abbiano scelto di non partecipare al voto. L’astensionismo è stato accentuato, anche in Brianza, dove Galliani ha prevalso.

La disillusione politica, la mancanza di fiducia nelle istituzioni regionali, o la percezione che le elezioni regionali siano meno significative rispetto a quelle nazionali possono spiegare il calo dell’affluenza alle urne. In generale sembra dominare un clima di profonda incertezza, anche dal punto di vista economico, che si traduce in ulteriore disaffezione nei confronti della politica e della partecipazione. Il problema è che se votano in pochi la rappresentanza politica risulta distorta e gli eletti rappresentano sempre meno fedelmente la volontà popolare. È un problema di tutte le democrazie, anche della nostra. Un tempo agevolava la sinistra, ora sembra avvantaggiare la destra.