Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
L’ANALISI

La Pav su bambini e Covid, tra note positive e lacune

Presentati ieri, presso la sede della Pontificia Accademia per la Vita, due documenti. Il primo, elaborato dalla stessa Pav, “La pandemia e la sfida dell’educazione”. Il secondo, “Bambini e Covid-19: le vittime più vulnerabili della pandemia”, a firma del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. I due documenti presentano aspetti pregevoli e qualche sbavatura, come sui vaccini. Pensando al ruolo della Pav, risalta una mancanza sulla vita nascente.

- VACCINI: CONTRO LA VULGATA MEDIATICA di A. Morandini

Attualità 23_12_2021

Ieri, presso la sede della Pontificia Accademia per la Vita (PAV), sono stati presentati due documenti. Il primo, elaborato dalla PAV, s’intitola “La pandemia e la sfida dell’educazione. Bambini e adolescenti al tempo del Covid19”. Il secondo, a firma del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e della Commissione Vaticana Covid-19, reca il seguente titolo: “Bambini e Covid-19: le vittime più vulnerabili della pandemia”. I due documenti, seppur un poco generici nel contenuto, sono pregevoli per diversi aspetti. Una critica generale potrebbe essere però la seguente: il primo documento, a firma della PAV, testimonia che questa accademia pontificia, nata per investigare e dare risposta a problemi di bioetica, oggi, ormai, si occupa soprattutto di altro. Ad esempio, come nel caso odierno, di pandemia ed educazione. Ma andiamo a sintetizzare il contenuto di questi due documenti.

Nel primo la PAV scrive: “Pur se le manifestazioni cliniche sono contenute, ovunque nel mondo lo stress psico-sociale prodotto su bambini e ragazzi dalle circostanze della pandemia ha provocato disagi e patologie, con conseguenze estremamente diversificate a seconda dell’età, delle diverse condizioni sociali e ambientali”. Da qui l’invito: i più giovani “non vanno lasciati soli: è necessario attivare percorsi di rielaborazione del trauma, riconoscendo un senso e un significato dell’esperienza umana condivisa, resa difficile da eventi traumatici collettivi”. La PAV poi, in modo lodevole, tiene a sottolineare che la scienza non deve essere mitizzata: le giovani generazioni “possono essere aiutate a riconoscere nella scienza un processo di fallimenti e vittorie attraverso cui ci si avvicina alle soluzioni”. Un approccio orientato ad un sano realismo. Subito dopo però - forse per timore di essere tacciata di assumere posizioni antiscientifiche - la PAV si allinea al politicamente corretto e ricorda che oggi viviamo in “un tempo in cui emerge un pericoloso negazionismo del valore della ricerca scientifica”. Il significato implicito è il seguente: chi nutre dei dubbi sui vaccini è un pericoloso negazionista.

Poi la PAV indica quattro obiettivi per far superare ai bambini e adolescenti il momento presente. Primo: “Aprire il più possibile le scuole: laddove infatti le misure di contenimento hanno costretto i ragazzi alla pratica abituale - e spesso singhiozzante - della didattica a distanza, l’impoverimento dell’apprendimento intellettuale e la deprivazione delle relazioni formative sono diventati un’evidenza condivisa”. Anche in questo caso la PAV assume un atteggiamento di sano realismo quando afferma: “Davanti a questa drammatica situazione, la capillare e universale diffusione dei vaccini e delle altre misure di prevenzione non aprirà - da sola - la strada”. Insomma, il vaccino non è la panacea di tutti i mali provocati dalla pandemia. Detto ciò, però, subito dopo loda le “campagne vaccinali volte a favorire la vaccinazione per i giovani e gli adolescenti”.

Secondo obiettivo: custodire le relazioni familiari. I lockdown hanno fatto riscoprire a volte l’importanza dello stare in famiglia e la vocazione di genitori. Terzo obiettivo dal sapore mondialista e dagli accenti molto illuministi: “Educare alla fraternità universale: Si apre la sfida per una nuova educazione alla mondialità e alla fraternità universale”. Ultimo obiettivo, sicuramente il più pregevole: “Trasmettere la fede nel Dio della vita: la pandemia stessa, come avvenimento complesso, non può non essere considerata una occasione per approfondire e mettere a fuoco temi di enorme rilievo per l’educazione alla fede. […] Da dove viene il male? Dove è Dio nel tempo dell’epidemia? Quale è il rapporto sano ed equilibrato che la Chiesa propone tra scienza e fede? Quali pagine della Scrittura illuminano questo tempo?”.

Passiamo al secondo documento: “Bambini e Covid-19: le vittime più vulnerabili della pandemia”. Il documento si apre con una sintesi dei danni subiti dai bambini in questo tempo di pandemia: “In tutto il mondo, lo sfruttamento e la violenza contro i bambini sono aumentati, e l’accesso alle strutture educative è stato ridotto o sospeso. L’improvviso aumento della povertà estrema in tutto il mondo, la crescente insicurezza alimentare e le misure di contenimento dei governi hanno messo a dura prova le famiglie”. Più in particolare si aggiunge che “si stima che, entro il 30 settembre 2021, più di 5 milioni di bambini abbiano perso un genitore, un nonno o un tutore secondario, a causa del COVID-19”.

Le soluzioni per far fronte a queste problematiche indicate dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e dalla Commissione Vaticana Covid-19 sono: “Valorizzare le cure basate sulla famiglia”, ossia il soggetto principale che deve essere aiutato per aiutare a sua volta i bambini è la famiglia, prima che la scuola, la parrocchia, i servizi sociali, etc. In secondo luogo occorre un approccio olistico nei confronti dei disagi dei bambini: “l’intera gamma dei loro bisogni dovrebbe essere affrontata durante la pandemia, ma anche e soprattutto dopo”.

Poi il documento indica linee d’azione concrete che devono essere adottate in primis dai governi. La prima: “Promuovere l’equa distribuzione del vaccino COVID-19. Gli effetti nocivi del virus sui bambini possono essere completamente mitigati solo se si limita la diffusione del COVID-19. Vaccinarsi è ‘un atto d’amore’, ‘amore per sé stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli’ (Papa Francesco, 18 agosto 2021)”. La dichiarazione fa eco ad un comunicato della Santa Sede pubblicato sempre ieri che richiama i documenti che qui stiamo analizzando e che così si esprime: “sembra opportuno riaffermare la posizione favorevole della Santa Sede ai vaccini. Il Santo Padre ha definito la vaccinazione «un atto d’amore», poiché finalizzata alla protezione delle persone contro il Covid-19”. Affermazioni assai generose e nello stesso tempo altrettanto coraggiose nei confronti della bontà dei vaccini che non tengono conto dell’ampio dibattitto scientifico che a livello internazionale sta riguardando l’efficacia degli stessi. Queste indicazioni paiono quindi infette da un atto di fede cieca nei vaccini. Maggiore prudenza, visto il tema assai controverso e opinabile, non sarebbe guastata. Infine, tra le altre linee d’azione indicate nel documento ricordiamo: “Dedicare una maggiore spesa di bilancio alla protezione dei bambini” e “Proteggere i bambini che hanno subito un trauma alla riapertura delle scuole”.

Il documento poi traccia anche alcune strategie operative per la Chiesa stessa: “Le diocesi e le parrocchie dovrebbero essere preparate a intervenire rapidamente quando le famiglie sono colpite dal COVID-19. […] I membri della parrocchia possono mobilitarsi per assicurare che i bambini colpiti dal COVID-19 rimangano nell’assistenza familiare. […] Raddoppiare gli sforzi per trovare una famiglia per ogni bambino [qualora a causa del Covid sia rimasto orfano]. Affrontare direttamente l’aumento della violenza contro i bambini durante la pandemia di COVID-19”.

I due documenti, al netto delle sbavature prima indicate, sono lodevoli nei contenuti, però, c’è qualcosa che stona. La nota stonata, volendo giocare con i paradossi, è una nota mancante. Il primo compito della PAV rimane quello di occuparsi di bioetica. Pare allora strano che in due documenti che parlano di bambini e pandemia non si accenni all’aumento di morti di feti per mancate visite a causa dell’emergenza sanitaria e alle politiche abortiste di molti Paesi che hanno frenato sulle diagnosi e sulle terapie per patologie molto importanti, ma non hanno interrotto i cosiddetti servizi abortivi. Ci saremmo aspettati un accenno almeno a questi due gravi fenomeni che interessano la vita nascente.