Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
ESCLUSIVO

«Ma quali vittime di Shalom, eravamo d'accordo a fare quei video»

Le presunte vittime nei filmati presentati da Piazza Pulita (La7) per dimostrare le violenze perpetrate all'interno della Comunità di recupero Shalom, smentiscono tutto: "Eravamo d'accordo, era un gioco". E decine di foto smontano le accuse dell'ex ospite che aveva dichiarato in trasmissione di essere sottoposto a continue violenze. 
- DOSSIER: Shalom, verità vs menzogna

Cronaca 04_05_2023

«Era uno scherzo, erano degli amici per me»; «Con questi ragazzi qua non è successo niente, mi hanno sempre dato una mano»: dicono così le presunte vittime delle violenze all’interno della Comunità Shalom, quelle presenti nei video mandati in onda ripetutamente da Piazza Pulita, il programma di La7 condotto da Corrado Formigli, in cui vengono ripresi un ragazzo di colore costretto a fare flessioni mentre viene anche bagnato, e un altro ragazzo sottoposto ad atti simulati di sodomia. Loro, le due presunte vittime, parlano in un video che la Bussola è in grado di proporvi in esclusiva, confermando quello che già emergeva con chiarezza dalla visione dei video integrali, non mostrati da Piazza Pulita ma che noi abbiamo potuto vedere: ovvero non era un atto punitivo o di “nonnismo” e tantomeno il metodo Shalom per “rieducare” i più riottosi.

Nel video che vi mostriamo oggi, è in primo piano il braccio del ragazzo che conduce l’intervista, in modo da coprire i volti dei due protagonisti dei video, per evidenti motivi di privacy: dapprima è intervistata la “vittima” del simulato atto sodomita, che dopo aver spiegato che tutto è stato fatto «come un gioco» con persone che considera amici, ha anche sottolineato che «non è stato fatto con cattiveria». Racconto analogo quello del ragazzo di colore: «È stato tutto un gioco, perché eravamo anche amici», e «comunque con questi ragazzi qua non è successo niente… sono qua da 11 anni, mi hanno sempre dato una mano». Obbligato a farlo? «Nessuno mi ha obbligato, eravamo d’accordo». E perché l’ha fatto? «Per avere una sigaretta in più», risponde il ragazzo, «è stato tutto uno scherzo».  

È l’ennesima dimostrazione di quanta malafede ci sia nella versione fornita da Piazza Pulita che da tre settimane - insieme a Fanpage.it, responsabile dell’inchiesta su cui è costruito il programma di La7 - sta conducendo una durissima campagna di denigrazione della Comunità Shalom, fondata su immagini accompagnate da interpretazioni volutamente distorte; un filmato di violenze che è agli atti di un precedente processo (risoltosi con l’assoluzione piena di 42 imputati su 42) che in realtà rappresenta una lite fra ospiti (poi allontanati dalla comunità) e non un pestaggio organizzato dagli animatori della Shalom; i due video oggetto di questo articolo; ma soprattutto su accuse, insinuazioni, testimonianze non suffragate da alcuna prova.

Quanto ai video le cui “vittime” smentiscono la tesi di Piazza Pulita, ci sono sicuramente molti aspetti da appurare. Anzitutto il perché siano state pensate e interpretate queste scene - che sono oggettivamente brutte e inaccettabili, a maggior ragione in un luogo educativo quale è la Comunità Shalom - e poi anche riprese con un cellulare: un gioco idiota come purtroppo se ne vedono tanti sui social? È la tesi dei protagonisti dei video, e la Bussola ha già pubblicato la lettera dell’autore dei filmati che parla appunto di scherzo e di non aver voluto danneggiare la Comunità Shalom a cui è invece grato per il suo recupero dalla tossicodipendenza.

Ma alla Comunità Shalom non escludono invece che sia stato fatto su commissione da parte di qualcuno che ha intenzione di distruggere l’esperienza Shalom e in particolare suor Rosalina Ravasio, che ha fondato questa comunità 38 anni fa e da allora ha salvato centinaia e centinaia di ragazzi e ragazze dalle dipendenze. Del resto il materiale filmato mostrato in tv e su Internet dimostra che l’inchiesta di Fanpage è stata accuratamente preparata già molti mesi fa, con una volontà chiara di distruggere la Comunità Shalom, che non si è fermata neanche davanti all’evidente scarsità di materiale concreto per avallare le accuse di violenze e abusi di psicofarmaci. In ogni caso sarà anche da stabilire come questi video siano arrivati a Fanpage, chi li abbia “venduti”.

Quello che è certo è che è smentito nel modo più assoluto l’impianto accusatorio montato da Corrado Formigli con i suoi sodali di Fanpage: quelle viste non sono azioni riconducibili al “metodo Shalom”, ma neanche episodi di ordinario “nonnismo” da parte dei “vecchi” della comunità che puniscono i più giovani, come se si fosse in caserma. E non sono neanche “scherzi” comuni fra i ragazzi della comunità: sono episodi isolati che richiedono il pieno accertamento dei fatti.

Tornando alle trasmissioni di Piazza Pulita c’è comunque da tenere conto di alcune testimonianze presentate, che parlano di ripetuti e sistematici pestaggi e di punizioni corporali. Si tratta di particolari che sono però smentiti da altri ex ospiti e ospiti attuali che testimoniano al contrario di non aver mai visto un solo gesto di violenza o prevaricazione da parte dei responsabili della comunità. Oltretutto chi si racconta vittima della Shalom non ha mai presentato un solo documento o certificato o una prova qualunque a sostegno delle accuse.
E alla Shalom si dicono certi - se si dovesse arrivare a un processo - di poter dimostrare che questi testimoni mentono.

Qualcosa certamente non quadra in alcuni di questi racconti, come ad esempio il caso di Jason Mainetti, il grande accusatore presente alle ultime due puntate di Piazza Pulita, che ha affermato di essere stato ripetutamente picchiato e di aver dovuto subire soprusi di ogni genere. Mainetti è stato alla Shalom dal 2009 al 2013, per gran parte del tempo ancora minorenne, e la descrizione che ne ha fatto ricorda quella di un lager. Eppure ci sono decine e decine di fotografie che mostrano Jason Mainetti sempre sorridente insieme ad altri ospiti della comunità, che partecipa attivamente alla vita comunitaria, canta, contento nelle occasioni di viaggio (in Francia, in Polonia, in altre località italiane). Non possiamo mostrare queste foto in quanto all'epoca Jason era minorenne (ci penseranno i giudici al momento opportuno), ma sono palesemente incompatibili con la situazione da vittima di aguzzini quale egli ha descritto.

Perché dunque testimoniare il falso, mettendoci la faccia, viene da chiedersi. La sensazione che se ne ricava è che Fanpage e Formigli abbiano approfittato di persone fragili, certamente non con buoni ricordi del periodo in Shalom, disposte a raccontare quanto desiderato dagli autori del programma pur di avere qualche minuto di celebrità in tv. Un’operazione spregiudicata che sta mettendo a rischio il cammino di recupero di centinaia di ragazzi e ragazze, oltre ad avere scatenato gli odiatori di professione che quotidianamente minacciano gli operatori della Comunità Shalom.