Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Atanasio a cura di Ermes Dovico

A 35 ANNI DALL'ARRESTO DI PADRE JOZO

Medjugorje più forte della "milizia" comunista

Il 17 agosto del 1981 la feroce repressione comunista portava all'arresto di Padre Jozo, il più convinto assertore delle apparizioni sul Podbrdo. La propaganda di regime puntò a fermare i pastori per disperdere le pecore, ma il tentativo fallì. Oggi solo alla Chiesa spetta il giudizio definitivo su quei fatti. 

Ecclesia 21_08_2016
Padre Jozo

La sera del 17 agosto di 35 anni fa - correva l’anno 1981 - la Milicija, come si chiamava la Polizia nella Jugoslavia comunista, arrestava fra Jozo Zovko, parroco francescano di Medjugorje, il quale dopo un primo momento di dubbio, era diventato un convinto assertore della sincerità dei sei ragazzi che affermavano di avere da quasi due mesi colloqui quotidiani con Maria Santissima Regina della Pace.

Il fatto non sorprese nessuno: non appena il racconto dei ragazzi era divenuto pubblico, l’apparato repressivo del regime si era scatenato contro di loro e le loro famiglie. I veggenti erano stati fermati diverse volte, interrogati presso le stazioni di polizia e condotti da medici e da psichiatri nell’evidente tentativo di estorcere loro la ‘confessione’ che si erano inventati tutto; ai loro genitori era stato minacciato il licenziamento dal posto di lavoro o il ritiro del passaporto per chi lavorava all’estero, i veggenti stessi subivano a scuola angherie di ogni tipo. 

La propaganda politica del regime si era mossa immediatamente: sui giornali di tutto il Paese venivano pubblicate vignette che mostravano la Madonna che appariva vestita da miliziano ustascia, e alcuni leader politici comunisti della Bosnia-Erzegovina si erano affrettati a etichettare i fatti di Medjugorje come un’«invenzione clerofascista». Nella migliore tradizione anticattolica dei comunisti jugoslavi, l’arresto di fra Jozo fu preceduto da un durissimo discorso di Ivo Jerkic, membro della Presidenza della Repubblica Socialista di Bosnia-Erzegovina, tenuto non a caso a Citluk, comune cui appartiene una parte della parrocchia di Medjugorje.

In tale discorso, Jerkic aveva apertamente definito i fatti di Medjugorje una «manifestazione politica ustascia», poiché, affermò il dirigente comunista, «ciò che accade e si dice in diverse omelie… fino ai canti ustascia intonati al ritorno dalle celebrazioni non appartiene all’ambito della fede». Se tutto questo aveva un carattere politico, concluse Jerkic, «noi abbiamo il diritto di intrometterci nella questione».

L’arresto di fra Jozo era quindi il segnale che le autorità comuniste prendevano molto sul serio i fatti di Medjugorje, e – con il senno di poi, possiamo dire, profeticamente - li consideravano pericolosi per l’esistenza stessa dello Stato. Del resto, fra Jozo era stato nel mirino delle autorità comuniste già durante il suo servizio pastorale nella parrocchia di Posusje per la sua capacità di radunare attorno a sé molti giovani del luogo, tanto che le stesse autorità avevano esercitato pressioni sulla provincia francescana e sul vescovo affinché fra Jozo venisse trasferito in un’anonima parrocchia di campagna, appunto Medjugorje.

La politica di colpire i pastori per disperdere le pecore – poche settimane dopo l’arresto di fra Jozo furono incarcerati due altri frati francescani della provincia dell'Erzegovina, fra Ferdo Vlasic, direttore del mensile francescano Nasa ognjista, e fra Jozo Krizic – fallì, e la martellante propaganda di regime contro Medjugorje ebbe solo l’effetto di moltiplicare i pellegrini croati, e poco dopo anche stranieri, che vi si recavano. Gli anni trascorsi in carcere non intimidirono fra Jozo, il quale già nella seconda metà degli anni ottanta iniziò a ricevere fiumi di pellegrini nella sua nuova parrocchia di Tihaljina, apostolato che proseguì successivamente presso il convento francescano di Siroki Brijeg.

Al regime non restò che terrorizzare i pellegrini e rendere più difficili possibili le condizioni di permanenza a Medjugorje. Ai frati del luogo fu impedito di eseguire lavori alla canonica che permettessero di ospitare in condizioni accettabili i numerosi sacerdoti che giungevano in parrocchia per l’assistenza spirituale ai pellegrini; a fronte delle migliaia di persone che giungevano a Medjugorje ogni giorno, per anni fu impedita la costruzione di servizi igienici pubblici, e fu consentita solamente l’erezione di una latrina dietro la chiesa che versava in pessime condizioni igieniche, con la malcelata speranza di potere addebitare eventuali malattie ed epidemie ai frati e, in definitiva, alle apparizioni; non vi erano neppure fontane pubbliche, bensì solamente la fontanella di un abbeveratoio utilizzato anche dagli animali dei contadini del posto.

Fino al 1984 agenti della Milicija sorvegliarono i sentieri che portavano alla collina delle apparizioni, il Podbrdo, e al Krizevac, impedendo a tutti l’accesso a tali luoghi, mentre altre pattuglie stazionavano nei pressi delle abitazioni dei veggenti e sulla strada che portava alla chiesa parrocchiale.

I pellegrini croati che si recavano a Medjugorje in automobile lo facevano a proprio rischio e pericolo: non furono pochi i casi di funzionari pubblici licenziati poiché la targa della loro auto era stata annotata nella zona. Fino al 1990 non vi furono cartelli che indicassero la strada per giungere a Medjugorje, e presso i valichi di frontiera della Jugoslavia gli autobus dei pellegrini venivano spesso angariati dalla Polizia, fatti oggetto di sequestri di oggetti religiosi e fatti aspettare per ore al confine senza motivo.

Tenendo conto di queste circostanze, appare singolare che non pochi tuttologi da tastiera e commentatori improvvisati sentenzino in modo grossolano e senza la benché minima conoscenza della storia di queste terre e di questo popolo, che le apparizioni sarebbero state “inventate” per motivi di interesse economico, oppure, come hanno fatto chiaramente intendere, con grave scandalo dei fedeli, i vescovi succedutisi dal 1981 a oggi sulla cattedra episcopale della Diocesi di Mostar-Duvno, per affermare la supremazia ecclesiale dei francescani sul clero secolare nel quadro della secolare disputa sulle parrocchie nelle diocesi della Bosnia-Erzegovina.

Al di là del fatto che, ovviamente, il giudizio finale su questi fatti spetta solo ed esclusivamente alla Chiesa, è assurdo accusare di 'inventare’ apparizioni della Madonna una parte di clero e di popolo che ha sofferto la persecuzione per sei secoli, e che ha sparso fiumi di sangue a testimonianza della fede. 

Senza contare i secoli di persecuzione trascorsi sotto il dominio turco, seguiti da alcuni decenni di libertà molto limitata durante il periodo di amministrazione austro-ungarica, e da poco più di vent’anni di Stato monarchico jugoslavo guidato della dinastia serba dei Karadjordjevic, nel quale i cattolici erano cittadini di serie B, nel corso della Seconda Guerra Mondiale e nell’immediato dopoguerra, nella sola Erzegovina, furono uccisi ventimila croati cattolici, tra i quali sessantasei frati francescani, mentre moltissimi altri frati furono condannati a pene detentive complessive di 275 anni e 255 giorni. 

Con gli autori di tali massacri spesso ancora vivi e vegeti e in posizioni di potere trentacinque anni dopo la fine della guerra, era davvero una cattiva idea e un cattivo affare inventare delle apparizioni della Madonna. Lo era nella Jugoslavia comunista, e lo era ancora di più nel 1981, l'anno successivo alla morte di Josip Broz Tito, quando i croati e i cattolici, già considerati per definizione 'ustascia', venivano sottoposti a un controllo ancora più rigido.

Era un cattivissimo affare e un'idea pessima inventare tali apparizioni in Erzegovina, luogo considerato dal regime una roccaforte del cattolicesimo più oltranzista. Era un'idea veramente folle inventare tali apparizioni proprio a Medjugorje, nella cui parrocchia si trova il villaggio di Surmanci, teatro di una strage di serbi per mano delle milizie ustascia croate durante la Seconda Guerra Mondiale, fatto che confermava, secondo il regime, che quella che appariva era una 'Madonna ustascia'. 

Lasciando alla Chiesa il giudizio definitivo sulle apparizioni, possiamo affermare che non è possibile che a un clero e a un popolo così provati nel corso della storia per la loro fede sia potuto venire in mente il sacrilegio di ‘inventarsi’ delle apparizioni della Madonna.