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RICATTO TURCO

Migranti, l’Ue sostiene la Grecia. Il governo Conte no

Dopo i circa 150.000 migranti mandati da Erdogan al confine terrestre, il confronto Grecia-Turchia si estende anche al fronte marittimo. Il presidente turco usa di nuovo l’arma del ricatto. L’Ue appoggia la decisione ellenica di tenere chiuse le frontiere, ma il governo Conte si dissocia. Finendo per fare il gioco di Ankara.

Attualità 09_03_2020

L’Europa per una volta dimentica le politiche immigrazioniste suicide perseguite finora e sostiene la Grecia per arginare la nuova “invasione” dalla Turchia. Ma l’Italia non ci sta e il governo Conte rifiuta di mandare agenti di polizia e navi in supporto ai greci che affrontano il ricatto turco.

Il confronto in atto tra Turchia e Grecia sui migranti - che Erdogan ha mandato in circa 150.000 unità al confine terrestre - si estende anche al fronte marittimo con i due paesi impegnati a sostenere con la propaganda le proprie posizioni. Ankara mostra video di migranti illegali su gommoni respinti a forza dalle motovedette greche, mentre Atene diffonde video di navi turche che scortano gommoni di migranti fin dentro le acque territoriali di Atene e di blindati della polizia turca che aiutano i clandestini a rimuovere le barriere sul confine terrestre di Edirne.

Dietro ai poliziotti, il governo greco ha schierato sul confine anche l’esercito e rafforzato la presenza navale davanti all’isola di Lesbo, dove in una settimana sono sbarcati 1.700 clandestini che si aggiungono ai 25.000 già stipati da tempo sull’isola. Il pugno di ferro ellenico continua ad avere ampio sostegno dall’Unione Europea, anche se emergono già le prime crepe nel fronte europeo. Il presidente del Parlamento, David Sassoli, parla esplicitamente di accogliere i migranti in arrivo dalla Turchia e di aprire corridoi umanitari per migliaia di supposti minori non accompagnati da ridistribuire tra i membri dell’Ue. Intanto, Ong e associazioni per i diritti umani accusano l’Ue di aver accettato la decisione della Grecia di sospendere la domanda di asilo per un mese.

In una lettera aperta ai leader dell'Ue e al primo ministro greco Kyriákos Mitsotákis, 85 organizzazioni, tra cui Action Aid e Amnesty International, hanno affermato di essere "profondamente preoccupate" di come le autorità gestiscono i nuovi arrivati in Grecia.

Venerdì un esplicito messaggio dell’alto rappresentante della politica estera dell'Ue, Josep Borrell, affermava rivolto ai migranti: “Non andate al confine. Il confine non è aperto. Se qualcuno ti dice che puoi andare perché la frontiera è aperta... questo non è vero. Evita situazioni in cui potresti essere in pericolo”. E aggiungeva: “Per favore, non dire alle persone che possono andare, perché non è vero”. Borrell stava parlando dopo una riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue a Zagabria, dove l’Unione ha ribadito le sue critiche sull'uso a fini politici della pressione migratoria da parte della Turchia.

Di fatto, la Turchia ha aperto i suoi confini dove minaccia di riversare quattro milioni di siriani, afghani, iracheni e asiatici mentre la Grecia non si è fatta cogliere impreparata dopo gli esodi biblici del 2015, e tiene ben chiuse le sue frontiere. Del resto, i migranti illegali arrivati a Lesbo hanno raccontato storie che indicano chiaramente la complicità tra i trafficanti e le autorità di Ankara. "Sono stato in Turchia per due mesi. Un trafficante mi ha chiamato di notte e mi ha detto che la barca è pronta, si prepara ad attraversare. Ha detto che il confine era aperto", ha detto ad Al Jazeera un quindicenne afghano a Lesbo. Il portavoce del governo greco Stelios Petsas ha dichiarato in una nota che "invece di contrastare le reti di trafficanti di persone, la Turchia è diventata essa stessa un trafficante".

Espliciti anche i filmati relativi agli scontri sul confine dove schiere di giovani migranti lanciano sassi e molotov contro la polizia greca al grido di “Allah akbar”. Atene ha confermato di aver respinto circa 35.000 tentativi illegali di attraversamento del confine.

L’Ue ha stanziato 700 milioni di euro di aiuti alla Grecia ma anche 1709 milioni (più altri 100 dalla Germania) di aiuti umanitari per la popolazione della provincia siriana di Idlib. In quell’area però vi sono truppe turche e miliziani jihadisti ed è probabile che tali aiuti vengano gestiti direttamente da chi ha il controllo del territorio (Ankara e i ribelli) invece che da agenzie umanitarie europee.

"La questione è chiusa, ormai abbiamo aperto le porte, non abbiamo più tempo di discutere", ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che però sabato ha ordinato alla Guardia Costiera di fermare i flussi di migranti illegali diretti verso le isole greche di Lesbo, Chios e Kastellorizo. Un’iniziativa interpretabile con la volontà di offrire un segnale di cooperazione soprattutto alla Germania, interessata anche in ambito Ue a non esacerbare i rapporti con Ankara, anche alla luce dei milioni di turchi che vivono in Germania e hanno nazionalità tedesca.

Meglio non dimenticare che dopo i massicci flussi del 2015 fu proprio la Germania a negoziare l’accordo con Ankara, in base al quale i turchi fermarono o quasi i flussi di migranti ricevendo in cambio sei miliardi di euro, non da Berlino ma dall’Ue. Possibile quindi che Erdogan abbia mostrato la minaccia all’Europa e ora punti a dimostrare che può contenerla, ovviamente dietro un lauto pagamento.

Come accennato, la solidarietà europea nei confronti della Grecia si manifesta anche nell’invio di poliziotti dei diversi Stati membri al confine greco, come richiesto da Atene che chiede ai partner segnali concreti di supporto. Aiuti limitati nei numeri ma di alto valore simbolico dopo che la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha attribuito ai greci il ruolo di difensori dei confini d’Europa.

La Croazia, che già schiera una motovedetta a Lesbo, ha deciso l’invio di un’altra nave e un contributo simbolico di otto agenti; ben 200 si è impegnata a inviarne la Polonia e altri paesi stanno valutando i contributi da mettere in campo. L’Italia invece sembra voler sostenere anche in questo caso le politiche dell’accoglienza tanto care all’attuale governo che hanno già visto decuplicare, soprattutto a causa delle navi delle Ong, gli sbarchi di clandestini nel nostro paese rispetto ai primi due mesi del 2019.

Al vertice straordinario tra ministri dell’Interno, tenutosi a Bruxelles nel tardo pomeriggio del 4 marzo, il ministro Luciana Lamorgese “ha chiarito subito che il governo di Roma non manderà nessuno a spalleggiare i greci nelle maniere forti. Al massimo, nostri agenti potranno dare una mano negli hotspot per velocizzare le pratiche di chi chiede asilo”, secondo quanto riferisce Francesco Grignetti su La Stampa. “Quanto alla richiesta di mezzi, è stato escluso che unità della nostra Guardia costiera o della Finanza possano essere utilizzate nel respingimento muscolare dei gommoni. L’Italia ha offerto, se proprio serve rafforzare il dispositivo già presente di Frontex nell’Egeo con l’Operazione Poseidon, di inviare un aereo da ricognizione. Ben lontano, come si intuisce, dai luoghi caldi”, si legge ancora nell’articolo.

Di fatto, il governo italiano si offre di aiutare i greci solo eventualmente nelle pratiche di asilo, cioè se Atene accetterà di far oltrepassare il confine alle masse di clandestini che premono con forza, grazie al supporto turco, sulla frontiera. Un gesto che schiera l’Italia a supporto del ricatto di Erdogan e che verrà apprezzato da Ong e lobby dell’accoglienza che già valutano gli incassi miliardari derivanti da nuovi massicci flussi.

Una posizione paradossale, specie ora che l’Ue sembra voler finalmente reagire con durezza al ricatto migratorio clandestino.