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ACCUSE ALLA TURCHIA

Mosca rilancia lo spettro dei terroristi dei Lupi Grigi

A poco più di due mesi dall'abbattimento del jet russo Su-24 lungo il confine siriano la Turchia torna a denunciare Mosca per l’ennesima violazione del suo spazio aereo. Ma non ci sono solo gli sconfinamenti dei jet russi: nella contesa rispuntano i Lupi Grigi, alleati dell’Isis e per il Cremlino finanziati da Ankara.

Esteri 02_02_2016
Terrorista turco dei Lupi Grigi

La guerra siriana continua a infiammare il confronto tra Russia e Turchia impegnate in un braccio di ferro caratterizzato anche dal carisma di Recep Tayyp Erdogan e Vladimir Putin. A poco più di due mesi dall'abbattimento del jet russo Su-24 lungo il confine siriano, che aveva fatto precipitare i rapporti tra i due Paesi, è stata ancora una volta la denuncia di Ankara dell’ennesima violazione del suo spazio aereo a scatenare il confronto. 

Secondo la ricostruzione del ministero degli Esteri turco, sabato mattina un cacciabombardiere russo Sukhoi Su-34 ha violato il suo spazio aereo al confine con la Siria, nonostante diversi «avvertimenti in russo e in inglese». Un'azione negata con decisione dalla Russia. «Le dichiarazioni turche riguardo la presunta violazione del suo spazio aereo ad opera di un Su-34 russo sono propaganda infondata», ha affermato il  portavoce del ministero, Igor Konashenkov. Il presidente turco Erdogan ha denunciato il «tentativo di creare un'escalation di tensione nella regione», parlando di gesto «irresponsabile» che se ripetuto potrà avere «conseguenze». «Il comportamento di Mosca», aggiunge, «rischia di avere l'effetto di danneggiare la pace globale», proprio mentre i due Paesi si schierano su fronti opposti nella partita dei colloqui Onu sulla Siria che hanno preso il via a Ginevra.

Mosca contesta l’assenza dei curdi siriani dai negoziati e la presenza di molti gruppi jihadisti che definisce «terroristi». Nel week end il ministro degli Esteri saudita  Adel al-Jubeir e il suo collega turco Mevlut Cavusoglu si sono incontrati a Riad e hanno espresso comune sostegno all'Alto comitato negoziale, il gruppo dell'opposizione siriana presente ai colloqui di pace di Ginevra. Erdogan ha annunciato di aver già chiesto un incontro a Vladimir Putin attraverso i canali diplomatici ufficiali, dopo che ieri sera era stato convocato l'ambasciatore russo ad Ankara per avvisarlo che la Turchia riterrà Mosca colpevole di ogni eventuale «grave» sviluppo negativo. A fianco di Ankara si è schierata subito la Nato, ormai appiattita sulla posizione anglo-americana (e turca) di piena ostilità nei confronti della Russia). In un comunicato il segretario generale Jens Stoltenberg condanna la violazione dello spazio aereo turco e invita la Russia ad agire «con responsabilità», evitando «comportamenti pericolosi». A dicembre, ricorda poi Stoltenberg, «gli Alleati hanno deciso di aumentare la presenza di aerei radar Awacs nei cieli della Turchia, nell'ambito del rafforzamento delle difese aeree turche».

Come in occasione dell’abbattimento del novembre scorso l’impressione è che Ankara punti allo scontro per coinvolgere la Nato nelle operazioni contro i russi che oltre a impiegare i velivoli nelle operazioni di attacco contro i ribelli sostenuti da turchi, arabi e occidentali, hanno istituito un ombrello di difesa aerea garantito dalle batterie del sistema antiaereo e antimissile S-400. La presenza di queste armi ha indotto Ankara a sospendere le incursioni in Siria dei suoi cacciabombardieri F-16 anche per non offrire ai russi «occasioni per la vendetta». L’intervento aereo di Mosca sta consentendo alle truppe di Assad di riguadagnare terreno, anche nel nord dove i governativi siriani stanno colpendo pure le milizie turcomanne particolarmente care ad Ankara. Il Su-34 accusato sabato di violazione dello spazio aereo turco pare fosse impegnato nel bombardamento di postazioni delle milizie turcomanne (secondo Ankara di un campo profughi) situato sul confine turco-siriano.

A darne notizia è stato il presidente dell'assemblea dei turcomanni della regione, Abdurrahman Mustafa, che avrebbe confermato la notizia dell'attacco dopo aver parlato con alcuni rappresentati del campo. «Un primo bombardamento era stato effettuato lo scorso ottobre, il campo di Obi si trova a 3-4 chilometri dal confine turco, ci sono morti e feriti». Mustafa ha poi aggiunto che la provincia di Keles è passata sotto il controllo delle forze lealiste siriane e molti profughi turcomanni sarebbero in marcia verso la Turchia. I servizi segreti interni russi (Fsb) puntano inoltre il dito sui Lupi Grigi turchi per l'attentato terroristico che ha portato, nell’ottobre scorso, all’esplosione dell'A321 russo in Sinai. Lo ha scritto il quotidiano Kommersant, citando una fonte vicina all'inchiesta sulla strage, che ha fatto 224 vittime. Il giornale ricorda che i Lupi Grigi, gruppo nazionalista di estrema destra, sono legati all'Isis e agiscono in diversi Paesi arabi, compreso l'Egitto.

Secondo l'Fsb, continua Kommersant, il gruppo terrorista turco ha partecipato anche a combattimenti in Cecenia, organizzando il trasferimento di armi in questa repubblica russa del Caucaso. A novembre, dopo l'abbattimento da parte di Ankara del jet russo al confine con la Siria, i media accusarono proprio i Lupi Grigi di essere responsabili dell'uccisione di uno dei due piloti, gettatosi con il paracadute fuori dal velivolo, e contro il quale furono sparati colpi «da terra», secondo la ricostruzione del ministero della Difesa russa e un video circolato in Rete. 

Il Cremlino punta da tempo a screditare Erdogan evidenziando a più riprese i legami ambigui tra il governo turco e il terrorismo islamista e ha apertamente accusato il presidente e la sua famiglia di essere coinvolti nel traffico di greggio proveniente dai territori siriani e iracheni occupati dallo Stato islamico. Anche per questa ragione il confronto tra Mosca e Ankara è anche un duello tra Putin ed Erdogan poiché entrambi hanno modellato la loro azione di governo sul carisma personale, si un’immagine di potenza e sul ricorso disinvolto alla forza militare. Difficile quindi che uno dei due si pieghi anche se una degenerazione della crisi in conflitto aperto è assai improbabile perché non gioverebbe a nessuno dei due contendenti.