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IL MESE

Nel Rosario c'è il metodo perfetto della preghiera

Tra i mesi devozionalmente qualificati, ottobre è il mese del Rosario. L’origine è relativamente recente e si deve al domenicano spagnolo Giuseppe Moran († 1884). L’iniziativa ottenne il favore di Leone XIII, che nella lettera Supremi apostolatus del 1.9.1883 consacrò il mese di ottobre «alla celeste Regina del Rosario». 

Editoriali 07_10_2015
La copertina del libro di Riccardo Barile, Il Rosario

Tra i mesi devozionalmente qualificati, ottobre è il mese del Rosario. L’origine è relativamente recente e si deve al domenicano spagnolo Giuseppe Moran († 1884). L’iniziativa ottenne il favore di Leone XIII, che nella lettera Supremi apostolatus del 1.9.1883 scrisse: «vogliamo che tutto il mese di ottobre dell’anno in corso sia consacrato e dedicato alla celeste Regina del Rosario». Dopo questa data e sino al 1898 seguirono altri 11 documenti - dunque 12 in tutto - che verso l’inizio di settembre raccomandavano la preghiera del Rosario durante il mese di ottobre. Anche san Giovanni XXIII volle promuovere il mese di ottobre con la lettera Grata recordatio (26.9.1959), appunto il “grato ricordo” delle lettere di Leone XIII nell’animo dell’allora giovane Roncalli.

Se il “mese” è recente, la motivazione storica è antica: la battaglia di Lepanto, avvenuta nel mese di ottobre (7.10.1571) e la cui vittoria fu attribuita da san Pio V all’intercessione della Madonna del Rosario (nonostante i veneziani per campanilismo politico tentassero di attribuirla all’intercessione tutta veneta di santa Giustina!). Oggi il mese di ottobre non gode più di così forti appoggi istituzionali, ma resta un invito a riconsiderare la preghiera del Rosario, tenendo presente l’ultimo documento autorevole, che è la lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae (16.10.2002) di san Giovanni Paolo II. Per san Pio V, al quale con la Consueverunt (17.9.1569) si deve il documento fondante del Rosario moderno, il Rosario è un «modo di orazione» facile, basato sulla ripetizione numerica di Pater e Ave e «con delle meditazioni che illustrano tutta la vita dello stesso Signore nostro Gesù Cristo» e da questo si capisce subito come l’aggiunta dei misteri della luce sia appunto nella linea di “tutta” la vita di Gesù Cristo.

Invece di “modo di orazione” si potrebbe parlare di “metodo di preghiera”. Sì, il Rosario è un metodo e il relegarlo unicamente alla semplicità forse non aiuta a recitarlo al meglio: in fondo la parte più originale della Rosarium Virginis Mariae consiste proprio nel porre in evidenza degli accorgimenti di metodo. Riaffermata la semplicità basica di fermarsi ai Pater e Ave con qualche meditazione, qualcosa in più ogni tanto si potrebbe fare in modo tale che la preghiera ne resti arricchita anche quando ci si accontenta della semplicità di base. Si può approfondire il riferimento alle Scritture che illustrano i misteri leggendo qualche versetto dell’Antico Testamento o del Nuovo Testamento, preferibilmente sempre gli stessi, che la memoria potrà legare al mistero. 

Disponendo di un sussidio, si può pregare guardando l’immagine del mistero brevemente illustrata e ricuperando così la dimensione di “preghiera visiva” che il Rosario da subito espresse nel quadro dei misteri (che non avevano funzione decorativa, ma erano per vedere il mistero durante la preghiera). Si può ogni tanto concludere la decina con una orazione ispirata alla liturgia, ma più carica di affetti, come si conviene a questa preghiera. Ma soprattutto si può aggiungere ad ogni decina una clausola, cioè una proposizione relativa al nome di Gesù, ad esempio per il primo mistero gaudioso: «Gesù, che in te fu concepito di Spirito Santo». È questa clausola che “dice” il mistero e lo fa ripetere, cioè meditare, essendo la meditazione biblica non una concatenazione di pensieri ma una ripetizione di parole. Dunque, secondo questo metodo, non ci sarebbe bisogno di pensare niente, ma la meditazione consisterebbe nella ripetizione attenta della clausola, attraverso la quale il mistero entra nello spirito. Questo risolverebbe la difficoltà di doversi mettere a “pensare” mentre si pronunciano delle parole. 

È così semplice ed è una questione di metodo! Ma ciò suppone di stabilire che la meditazione cristiana non si identifica con l’orazione mentale... Infine, il Rosario con la sua praticabilità è uno dei modi di avviare nella vita la preghiera continua: pregate sempre, pregate ininterrottamente (cf Lc 18,1; 1Ts 5,17). Per non parlare poi della necessità della preghiera di intercessione in questo ottobre 2015 con il Sinodo in corso.

Per attuare gli accorgimenti di metodo di cui sopra, diversi sussidi sono disponibili. Uno degli ultimi è del sottoscritto: Riccardo Barile, Il Rosario, ESD, Bologna 2015, pp. 64.