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Nell’abbazia tra le querce dove Maria allatta il Bambino

L’abbazia di Santa Maria in Castagnola a Chiaravalle deriva il suo nome dalla selva di una qualità di querce predominante in quella zona, era, dunque, già rinata e conclusa. Oggi è sede parrocchiale, dipendente dalla diocesi di Senigallia (Ancona). L’intero complesso è un bellissimo esempio di architettura cistercense.

Cultura 23_07_2016
L’abbazia di Santa Maria in Castagnola a Chiaravalle (Ancona)

Quando i monaci provenienti dall’abbazia di Lucedio, in Piemonte, arrivarono a Chiaravalle in provincia di Ancona, trovarono in loco un edificio non finito, forse quanto restava di un primitivo monastero benedettino di epoca longobarda.  Era il 1147. Un’incisione su una parete del nartece, ripetuta su una acquasantiera, riporta l’anno 1172. A quell’epoca la nuova abbazia di Santa Maria in Castagnola, il cui nome deriva dalla selva di una qualità di querce predominante in quella zona, era, dunque, già rinata e conclusa. Oggi è sede parrocchiale, dipendente dalla diocesi di Senigallia. 

L’intero complesso è un bellissimo esempio di architettura cistercense. La facciata in mattoni, a due spioventi, è tripartita. Nel timpano triangolare superiore si apre una bifora; sotto il cornicione, lungo cui corre un motivo decorativo ad archetti incrociati, il grande  rosone presenta una croce centrale attorno al quale, a raggiera, si sviluppano dodici petali, il cui numero simbolico rimanda a Cristo con i Suoi Apostoli ma potrebbe anche alludere a Gesù quale Signore del tempo, riferendosi i petali ai dodici mesi dell’anno. Nel registro inferiore il nartece è scandito da robuste arcate, chiuse da cancellate in ferro. Il portone che si apre sotto il portico di ingresso ha battenti di larice settecentesco incastonati in un arco strombato dove si alternano pilastri e colonne.

La serie dei contrafforti che si susseguono lungo il fianco sinistro della chiesa si interrompe al livello dell’incrocio con il transetto per lasciare posto al semplice ma imponente campanile, in cotto, con copertura piramidale. Sul lato opposto, come in ogni convento cistercense, si sviluppa il chiostro quadrato il cui camminamento porticato, voltato a crociere, presenta archi a tutto sesto poggianti su pilastri dorici.

Lo spazio interno è a croce latina, a tre navate e transetto, con abside a terminazione piatta. Nel braccio sinistro del transetto nel 1793 fu costruita la monumentale cappella di San Bernardo. La sua sontuosa decorazione di marmo incornicia la pala d’altare firmata dal pittore Alessandro Ricci, che dipinse la scena della lactatio, ovvero la Vergine Maria che allatta, apparsa in visione a San Bernardo ai piedi del quale è poggiata la mitria vescovile, da lui più volte rifiutata. 

Il pittore marchigiano raffigurò ancora  San Bernardo, in gloria, sulla volta della medesima cappella. A Jacopo Palma il Giovane, sul finire del Cinquecento, fu commissionato il dipinto con la Deposizione che segna l’ingresso alla cappella che conserva l’immagine della Madonna della Castagnola, una statua di pietra dipinta, risalente probabilmente al XIII secolo, raffigurante Maria in trono con il Bambino Gesù sulle ginocchia.  E ancora a Jacopo Palma il Giovane si deve un altro bel dipinto, nella navata sinistra, con il Battesimo di Gesù, rappresentato nell’atto di uscire dall’acqua e in movimento, come a dire che quel gesto stava per dare inizio alla Sua missione terrena. 

L’abbazia di Santa Maria di Castagnola non sorge in un luogo isolato, ma al centro di una località che dal suo cuore religioso si sviluppò e prese il nome, Chiaravalle, grazie all’impegno e al lavoro dei monaci che qui giunsero seguendo l’esempio e la regola del loro santo fondatore.