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CILE/L'INTERVISTA

Non è "esplosione sociale", ma pura sovversione

In Cile, "c'è un'azione organizzata del comunismo gramsciano che prova a distruggere le istituzioni e provocare il caos per fare pressione in piazza, al fine di chiedere le dimissioni del presidente Piñera e cambiare la Costituzione, come è accaduto in Venezuela". Lo spiega alla NBQ  il politologo Vargas Galindo

Esteri 14_03_2020
Violenza di piazza in Cile

Sono passate più di 20 settimane dall'inizio della "crisi di ottobre" in Cile, che ha aperto le porte a una serie di manifestazioni distruttive che hanno trasformato la violenza in normalità. Oggi Santiago mostra cicatrici indelebili: dozzine di fermate della metropolitana completamente distrutte, supermercati saccheggiati, chiese bruciate e moderni grattacieli blindati con immense protezioni metalliche che cercano di impedire l’attacco distruttivo dei manifestanti.

I graffiti che hanno invaso la capitale ci danno un'idea dell'atmosfera che si respira: aborto libero, abolizione dello Stato, Stato omicida, sacerdoti stupratori, le lesbiche resistono, Piñera assassino, ACAB, tra altri. E mentre la protesta è ormai un evento quotidiano nella simbolica “Plaza Italia” (Piazza Baquedano), il Paese si sta preparando per il Plebiscito Nazionale del 26 aprile, per decidere se avviare o meno un processo costituente per il cambiamento della Costituzione.

Come una guerra annunciata, l'inizio delle scuole ha riattivato le manifestazioni. L’ “esplosione sociale” continua, hanno assicurato molti media internazionali, quando in realtà si tratta del “Marzo Rosso” che i cileni già aspettavano con un calendario ben pianificato di proteste e azioni violente, promosse dalle organizzazioni di sinistra della nazione sudamericana.

La Nuova Bussola Quotidiana si è recata in Cile e ha intervistato l'esperto di governabilità e negoziazione internazionale Francisco Javier Vargas Galindo, il quale ha assicurato che si tratta non di “un’esplosione sociale”, ma di una “azione organizzata” per “destabilizzare il Paese”. "Purtroppo, i media hanno confuso l'opinione pubblica nazionale e internazionale, dal momento che hanno confuso questi atti di violenza con un'esplosione sociale e non lo è”, ha detto.

Cosa sta succedendo in Cile?

C'è un'azione organizzata del comunismo gramsciano che prova a distruggere le istituzioni e provocare il caos per fare pressione in piazza, al fine di chiedere le dimissioni del presidente Piñera, promuovere l'Assemblea costituente e cambiare la Costituzione, come è accaduto in Venezuela. È una strategia regionale del Forum di San Paolo, ora chiamato Gruppo di Puebla: che cecità!

Ma l'anno scorso abbiamo visto anche grandi manifestazioni pacifiche ...

Sì, venerdì 25 ottobre c'è stato un enorme evento storico, con la partecipazione di oltre un milione di manifestanti pacifici. La gente ha protestato contro gli abusi ripetuti, la corruzione e per condannare la violenza dell'estrema sinistra. Questo senso di malessere si trascina da molto tempo a causa del deterioramento e del discredito del sistema politico nazionale e, soprattutto, a causa del deterioramento delle basi del modello dell'economia sociale di mercato, contemplato nella Costituzione. È un modello che si basa su due elementi fondamentali: etica e bene comune. Entrambi si sono deteriorati dal 1990, quando in Cile è stata ristabilita la democrazia. Ciò ha creato fondamentalmente un distanziamento tra la classe politica e i suoi elettori, a causa della perdita di prestigio, degli abusi commessi sia dai politici che dal settore imprenditoriale, per la corruzione e l’impunità. Pertanto, non c’è un’esplosione sociale: ciò che sta accadendo dal 18 ottobre è un risveglio della maggioranza dei cileni democratici che sono contro gli abusi commessi.

Si potrebbe dire che dal 18 ottobre c'è stata una rivolta sociale contro la classe politica?

Separiamo le acque: la violenza, il saccheggio non hanno nulla a che fare con i problemi sociali. Quella violenza è illegale ed è stata commessa da persone con problemi mentali, organizzata sia da elementi esterni, come il Forum di San Paolo, sia dai partiti politici non democratici cileni, come il Partito Comunista e il Fronte Ampio. La priorità del Paese è che il sistema politico si concentri sulla soluzione dei problemi sociali, che non hanno avuto risposta nei 30 anni di democrazia. Ma la più grande responsabilità spetta ai governi di sinistra, perché in 30 anni di democrazia hanno governato per 26. Quindi cosa succede? Le persone sono consapevoli che la maggior parte del popolo costituisce la classe media, che sono emerse dalla povertà grazie al modello di economia sociale di mercato. Invece in Perù, Bolivia, Ecuador e Colombia esiste l’esclusione sociale. Il Paese più inclusivo era il Venezuela e guarda come è finito. Che cosa è accaduto in Venezuela? L'apatia e il sistema politico corrotto hanno distrutto la democrazia.

Ma il cambiamento della Costituzione è presentato come la panacea per risolvere tutti i problemi del Cile ...

Va spiegato che, nel secondo governo, Michelle Bachelet si unì al partito comunista, che era stato escluso dal 1990. Ecco perché il cambiamento della Costituzione è stato promosso inizialmente nel governo Bachelet ma ha fallito. Perché? Perché la Costituzione in vigore in Cile è del 2005, non è degli anni '80. La Costituzione del 1980, la cosiddetta "Costituzione di Pinochet", è stata modificata molte volte e l'ultima è del 2005, durante il governo Ricardo Lagos, quindi è legittima. Per cui, non avendo cambiato la Costituzione attraverso la via democratica, l'estrema sinistra vuole imporla attraverso la via della violenza. Per questo motivo, la Costituzione non è il problema del Cile, il problema è un altro: è il nuovo comunismo gramsciano, rappresentato dal Forum di San Paolo o Gruppo di Puebla o Forum dei diritti umani, che tenta l'egemonia culturale per distruggere la cultura ebreo-cristiana, distruggendo la famiglia, che è il nucleo fondamentale di una società, i valori nazionali e l'educazione. La filosofia di Gramsci è più attuale che mai ed è la base ideologica del Forum di San Paolo. Tentano di minare le istituzioni democratiche per raggiungere il governo, perché raggiungendo il governo ottengono il potere, attraverso percorsi democratici come l'Assemblea costituente e il cambiamento della Costituzione. Un esempio? Il Venezuela.

Come porre fine all'attuale conflitto?

Innanzitutto, lo stato di diritto e il principio di autorità devono essere ripristinati. In secondo luogo, il sistema politico e quello commerciale devono assumersi le loro responsabilità e apportare le correzioni necessarie e opportune. In terzo luogo, si devono recuperare l'etica e il bene comune, che sono le basi dell'economia sociale di mercato, previo il riconoscimento della colpevolezza di questi settori, l'élite quindi. In conclusione, vorrei citare Joseph Ratzinger, che quando era cardinale descrisse nella sua opera Chiesa e modernità i pericoli che una società deve affrontare quando i suoi leader subiscono questo tipo di rivoluzione culturale: "È possibile che uno Stato possa finire in in balìa dei gruppi di potere che convertono l'arbitrarietà in legge, annichiliscono dalle radici la giustizia e quindi, a modo loro, creano una 'pace' che, in realtà, è dominio".