Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
EDITORIALE

Omosessualità, è questo il vero nodo

Se non si mette a tema l’omosessualità, poco si capisce delle diverse posizioni – anche tra cattolici – sulle unioni civili. O meglio: si deve dire con chiarezza se si ritiene che l’omosessualità sia una tendenza contro natura oppure una delle possibili variabili della sessualità umana. 
- La lettera: Politici ignoranti, di A. Pellicciari

Editoriali 15_05_2016
Nozze gay

Se non si mette a tema l’omosessualità, poco si capisce delle diverse posizioni – anche tra cattolici – sulle unioni civili. O meglio: si deve dire con chiarezza se si ritiene che l’omosessualità sia una tendenza contro natura oppure una delle possibili variabili della sessualità umana. L’equivoco cattolico nasce proprio da qui.

Ieri abbiamo pubblicato un articolo (clicca qui) che spiega come quello gay non sia in effetti un movimento per i diritti ma l’espressione di una ideologia che vuole cambiare la percezione sociale dell’omosessualità; e come psicologia e magistero della Chiesa abbiano sempre riportato al dato della realtà (rispetto e accompagnamento delle persone nella consapevolezza di una ferita all’origine).

Il rispetto e l’accoglienza di ogni persona, qualunque sia la sua condizione, è sacrosanto ma non significa accettare e passare per buono qualsiasi comportamento o tendenza. Si tratta di due livelli diversi. 

Il punto è che è ormai palese che una parte importante del mondo cattolico che conta, pur senza dirlo troppo esplicitamente, considera superato il Catechismo e si comporta di conseguenza. C’è chi lo fa da militante e chi – per conformismo o per vigliaccheria - si limita a seguire il pensiero unico dominante. Ma se il dato della Creazione – Dio creò l’uomo, maschio e femmina li creò (Gen 1,27) - non vale, allora non c’è più il fondamento su cui poggia la centralità della famiglia naturale nella società. Se il comportamento omosessuale viene considerato normale, naturale, è chiaro che si farà fatica a trovare le ragioni per cui debba essere loro negato il riconoscimento delle unioni civili e financo del matrimonio. Anzi, si sosterrà la positività delle unioni civili e, presto o tardi, si arriverà a considerare anche il vero e proprio matrimonio (esattamente come è successo alle confessioni protestanti).

È proprio il percorso che stanno facendo i vertici della CEI (Conferenza Episcopale Italiana): basterebbe andarsi a riprendere le numerose interviste sul tema rilasciate dal segretario generale della CEI, monsignor Nunzio Galantino, e leggere Avvenire. Lo abbiamo visto in queste settimane: hanno ormai sposato la tesi della normalità dell’omosessualità (clicca qui), al punto da arrivare a condannare la “riprovazione morale” fin qui espressa dalla Chiesa. Di pari passo, e coerentemente, il giornale dei vescovi ha sostenuto la necessità di una legge che regoli le unioni omosessuali che – secondo il direttore Marco Tarquinio – incrementano «il tasso di solidarietà» della nostra società. Non a caso monsignor Galantino non parla mai di famiglia naturale, ma di «famiglia fatta di padre, madre e figli» e molte volte addirittura di «famiglia costituzionale», come se spettasse allo Stato definire cosa è una famiglia.

Questo spiega anche un equivoco che è apparso evidente in questi giorni, nella polemica sui social seguita all’articolo che ho scritto a proposito di Mario Adinolfi e delle sue idee in proposito. Unioni civili e legge Cirinnà (o Renzi-Alfano) non sono sinonimi: come dimostra Avvenire, si può essere a favore delle unioni civili – intendendo un qualche riconoscimento formale delle unioni omosessuali - pur contestando la legge Cirinnà così come uscita dal Parlamento.

Bisogna essere realisti: anche una parte consistente di chi ha promosso il Family Day non avrebbe grandi obiezioni se ci fosse il riconoscimento di unioni civili chiaramente distinte dall’istituto del matrimonio (quindi lasciando da parte anche il discorso figli). Eppure se si ritiene corretto il Catechismo e il magistero della Chiesa sul punto, nessun riconoscimento del genere può essere avallato. La Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2003 (Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali), che esclude la legittimità di qualsiasi riconoscimento pubblico, da questo punto di vista è in perfetta continuità con la Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali, pubblicata nel 1986 dallo stesso dicastero.

Ma qui appunto bisogna essere chiari: noi crediamo che questi documenti descrivano esattamente la realtà umana, la quale corrisponde al dato della Rivelazione. Molti pastori invece non lo credono più e insegnano tutt’altro. Ciò che accade in politica, anche tra i cattolici, è la conseguenza di questa confusione in cui anche la Chiesa è immersa. 

Se si perde la consapevolezza di ciò che è natura e ciò che non lo è, non si comprende pienamente la rivoluzione antropologica in atto, la sfida finale lanciata contro il Creatore e quindi contro l’uomo, come disse Benedetto XVI parlando alla Curia romana il 21 dicembre 2012. Perché parlare di natura significa parlare dello scopo per cui ogni essere è stato creato. E alla fine l’opposizione ai matrimoni gay (qualsiasi sia il nome ufficiale che viene dato) distinta dal riconoscimento delle unioni civili (tra persone dello stesso sesso) tenderà a indebolirsi fino all’annullamento e alla totale vittoria di chi vuole distruggere l’uomo.

P.S.: Pare inevitabile che chi pretende di “correggere” la Rivelazione non riesca più a trattenersi nel suo delirio di onnipotenza. Ce ne ha dato una prova ieri il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, trasformatosi in novello inquisitore. Rispondendo ad alcune lettere (clicca qui), quasi tutte puntate contro il portavoce dei Family Day Massimo Gandolfini, si è sentito in dovere di scomunicare lui e tutti quelli che si mobiliteranno per il “no” alle riforme costituzionali. Si possono legittimamente avere opinioni diverse su riforme e modalità di presenza, ma per il direttore di Avvenire «i cattolici non sono quelli del “ve l’avevo detto” e neanche quelli del “ci ricorderemo”». Curioso che proprio coloro che «nessuno è escluso dalla Chiesa», poi siano i primi a dirci «tu non sei cattolico»: senza averne autorità e mentre si fa a pezzi il Catechismo.