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TERRORISMO

Orlando e Parigi il problema è uno solo: l’islam

L’ennesima spallata del terrorismo islamico ha evidenziato tutte le paure e le debolezze di Europa e Usa di fronte a una minaccia che continua a coglierle impreparate. Che continuano a distinguere tra un Islam “buono” e quello cattivo dei terroristi.

L'OMBRA DEL SUICIDIO D'ONORE di V. Colombo

Editoriali 16_06_2016
Omar al-Matin, l'autore della strage di Orlando

L’ennesima spallata del terrorismo islamico ha evidenziato tutte le paure e le debolezze dell’Europa e degli Stati Uniti di fronte a una minaccia che continua a cogliere impreparate o inadeguate le leadership occidentali. A fronte delle solite frasi di circostanza e politicamente corrette, dei rituali distinguo tra il vero Islam, religione “buona e di pace” e quello cattivo dei terroristi.

Le reazioni dell’opinione pubblica sembrano però essere opposte a quelle dei loro leader. Complici anche le agitazioni per la riforma della legge del lavoro il governo francese ha raggiunto il minimo storico dei consensi e della credibilità nella storia recente della Republique. Il presidente Francois Hollande sembra voler approfittare dell’emergenza terrorismo per vietare le manifestazioni al fine di garantire «la sicurezza di beni e persone». Una deriva autoritaria inammissibile in Francia dove, come in Italia, un governo di sinistra mina le basi dei diritti di cittadini e lavoratori compromettendo la sicurezza sociale.

«Nel momento in cui la Francia ospita l'Euro, in cui deve far fronte al terrorismo, non si potranno dare più autorizzazioni a manifestare se le condizioni per la sicurezza dei beni e delle persone e dei beni pubblici non potranno essere garantite», ha dichiarato il portavoce del governo Stéphane Le Foll. Il premier francese Manuel Valls non ha invece nascosto il suo pessimismo sul fronte della lotta al terrorismo, «una minaccia globale» contro la quale dovremo «combattere per una generazione e altre persone innocenti perderanno le loro vite», ha detto ai microfoni di Bfmtv. Valls ha rivendicato il suo realismo nel dipingere la situazione dopo l'uccisione dei due poliziotti a Magnanville a opera del terrorista dell’Isis Larossi Aballa (già noto per essere un jihadista che aveva scontato tre anni di galera per reclutamento dii miliziani), ma ha ammesso che «quando due agenti vengono uccisi in queste condizioni siamo sempre di fronte ad un fallimento».

L’affanno del governo socialista lascia buon gioco a Marine Le Pen, leader del Front National, per la quale «non sono le democrazie ad essere disarmate di fronte al terrorismo. Sono i nostri dirigenti politici». Questo il commento di Marine Le Pen, leader del Front National dopo il duplice omicidio alla periferia di Parigi: «Il miglior metodo per perdere questa guerra è di non farla», ha dichiarato a Le Figaro, «e noi la perderemo, quali che siano le circostanze, perché il governo francese non la fa. Le nostre democrazie», ha aggiunto, «hanno perfettamente i mezzi per difendersi, ma bisognerebbe ammettere l'esistenza di una minaccia, trovare la giusta diagnosi, accettare ideologicamente la lotta al fondamentalismo islamico ed utilizzare i mezzi di cui disponiamo per proteggerci». 

Negli Stati Uniti il presidente Barack Obama è ormai un vero e proprio paladino dell’Islam. È riuscito persino a smentire l’Fbi derubricando la strage di Orlando come un crimine del terrorismo interno ignorando di fatto l’adesione all’Isis dell’autore della strage di origine afghana. Impaurito da azioni terroristiche che finiscono per dimostrare la fondatezza delle affermazioni di Donald Trump, Obama è talmente impegnato a sostenere Hillary Clinton e a contrastare il candidato repubblicano (pur se inviso alla maggioranza dei leader del suo stesso partito) da giocarsi quanto resta della sua credibilità politica. «Per ora non c'è alcuna indicazione di un piano più ampio e che l'attentatore fosse diretto da un gruppo all'esterno degli Usa», ha detto Obama, cercando di smontare la pista jihadista per la strage nel locale gay in Florida o di attribuirla unicamente alla facilità con cui è possibile acquistare armi da fuoco.

La risposta dell’opinione pubblica al presidente è stata inequivocabile: il giorno dopo il massacro c’è stato un boom nella vendita di armi da fuoco in tutti gli States con le azioni di Ruger e Smith & Wesson che hanno registrato impennate di oltre il 10%. Insomma, il messaggio è che se lo Stato non riesce a impedire al terrorismo islamico di colpire, la gente vuole potersi difendere. I fatti di Orlando e Parigi dimostrano quello che la politica non vuole riconoscere e cioè, che il vero problema è l’Islam. Non tutti gli islamici sono terroristi o filo terroristi, ma i moderati sono troppo silenziosi e in più occasioni si notano soprattutto i fan del jihad come nelle indimenticabili immagini dell’arresto di Salah Abdeslam tra gli sputi e i sassi degli abitanti di Molenbeek.

Al-Matin, il cui padre professa pubblicamente il suo amore per i talebani, ha fatto una strage nel locale gay, ma moltissimi islamici sono convinti che ebrei e omosessuali debbano essere uccisi, come ritengono che gli infedeli abbiano meno diritti dei musulmani o che le donne occidentali che mostrano parti del loro corpo in pubblico meritino la stupro e siano delle prostitute. Lo ammettono pubblicamente anche nelle interviste ai media occidentali imam che vivono, predicano e ideologizzano migliaia di persone in Europa, e lo fanno liberamente godendo spesso persino degli assegni del welfare europeo, così generoso da foraggiare persino nazisti del genere (non a caso Mein Kampf è da sempre un best seller in tutto il mondo islamico), mentre in Occidente cerchiamo di combattere il terrorismo islamico senza però contrastare realmente l’estremismo che lo genera.

L’Islam si è posto contro il resto del mondo molto prima che nascessero al-Qaeda e l’Isis. Lo ha fatto nel 1948 quando i Paesi musulmani si rifiutarono di sottoscrivere la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite. Il motivo?  Non era aderente alla sharia, infatti il suo primo articolo recita «ogni essere umano nasce libero….». Oggi sono persino alcuni leader di Paesi arabi, come il principe del Bahrein o il presidente egiziano, a chiedere una riforma dell’Islam, ma dovremmo imporre a tutti gli iman che intendono praticare il culto di riconoscersi nella Dichiarazione universale dell’Onu. Chi non la accetta e chi non si riconosce nei diritti umani non dovrebbe avere asilo, denaro o cittadinanza in Occidente così come non dovremmo avere alcun tolleranza per i frequenti tentativi di imporre la pratica della sharia nelle comunità islamiche in Occidente. 

Definire Omar al-Matin un pazzo è, infatti, un’assurdità dal momento che sono 17 i Paesi islamici che puniscono l’omosessualità come un reato, 9 dei quali con la morte. È come indignarsi per le decapitazioni dell’Isis fingendo di ignorare che le pratica anche l’Arabia Saudita (e per le stesse ragioni, incluso il reato di stregoneria), nostro alleato a cui vendiamo miliardi di euro in armi. Il vero problema è che l’Occidente si è venduto ai petrodollari e nega il problema islamico per codardia e convenienza dei suoi leader. Oltre a squadre di calcio, alberghi e aziende abbiamo venduto alle monarchie del Golfo anche le nostre coscienze. Un contesto che accredita le dichiarazioni Donald Trump e Marine Le Pen aumentandone i consensi popolari

L’esempio più recente e più calzante coinvolge direttamente le Nazioni Unite, umiliandole. Come ha raccontato il Foglio,  giovedì, il segretario generale Ben ki-moon ha annunciato di essere stato costretto a togliere l’Arabia Saudita e altri Paesi del Golfo che compongono la coalizione araba che combatte in Yemen da una lista che elenca gli Stati che violano i diritti dei bambini nei conflitti armati. L’Onu aveva aggiunto alla lista l’Arabia Saudita lo scorso 2 giugno, dopo l’uscita di un report che indicava la coalizione guidata da Riad responsabile della morte del 60 per cento dei 1.953 bambini uccisi nel conflitto.

Le monarchie arabe hanno però minacciato di sospendere i finanziamenti all’Onu ottenendo la rimozione dalla lista dei cattivi. Meglio ricordare che si tratta degli stessi Stati che finanziano al-Qaeda, lo Stato Islamico e i talebani. A proposito di ricatti, vale la pena ricordare anche la minaccia saudita di vendere 700 miliardi di titoli del debito pubblico statunitense se Washington renderà note le 28 pagine “top secret” del rapporto sugli attentati dell’11 settembre 2001 dedicati ai rapporti tra la monarchia e i terroristi sauditi che uccisero 3 mila americani. Il Congresso ha votato per l’abrogazione del segreto di Stato, ma Obama ha già detto che porrà il veto.