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Padova, il Duomo progettato da Michelangelo

La sua origine risale, comunque, ai tempi di Costantino e al celebre editto imperiale del 313 che, finalmente, consentiva ai cristiani di erigere chiese e luoghi di culto. Ma l'attuale Duomo di Padova venne progettato a metà del XVI Secolo da Michelangelo Buonarroti. I lavori si protrassero per due secoli

Cultura 12_11_2016
Duomo di Padova

Una colonna in pietra sormontata da una croce segna l’area su cui insisteva la prima cattedrale di Padova, ovvero il sagrato del tempio odierno, il cui aspetto attuale è il frutto della ricostruzione di diversi edifici andati, per varie vicissitudini, distrutti. La sua origine risale, comunque, ai tempi di Costantino e al celebre editto imperiale del 313 che, finalmente, consentiva ai cristiani di erigere chiese e luoghi di culto. La primitiva intitolazione a Santa Giustina fu nei secoli sostituita e oggi il Duomo è dedicato all’Assunzione di Maria.

Spettò a Michelangelo Buonarroti, intorno alla metà del Cinquecento, il compito di progettare un nuovo edificio, più ampio e accogliente: l’idea del maestro aretino venne poi realizzata, non senza variazioni sul tema, dagli architetti Andrea della Valle e Agostino Righetti che inaugurarono un monumentale cantiere destinato a protrarsi per ben due secoli, fino a quando Girolamo Frigimelica non lo chiuse, concludendo i lavori nel 1754.  La grandiosa facciata in cotto prevista dall’architetto veneziano non fu, però, mai portata a termine e ancora adesso il prospetto principale, che si apre con tre portali nel registro inferiore, appare incompiuto.

L’interno è un armonioso ambiente a croce latina, con un profondo presbiterio sopraelevato sulla cripta, intitolata alla Santa Croce. Un tiburio ottagonale e una cupola coperta a piombo si elevano rispettivamente all’altezza della terza campata e della crociera. Le tre navate, suddivise da pilastri e affiancate da cappelle, si concludono con altrettante absidi. 

Sul fondo del braccio destro del transetto, sopra un altare barocco, è custodita una venerata immagine mariana, incorniciata da un prezioso supporto ligneo intagliato e dorato. Si tratta di una Madonna col Bambino in fasce che la tradizione attribuiva a San Luca e che Francesco Petrarca, già canonico del Duomo patavino, riteneva di mano giottesca. L’icona bizantineggiante fu, invece, quasi sicuramente, eseguita da artisti diversi e rimasti ignoti, almeno fino ad ora.

Nella Sacrestia dei Canonici si conservano due tele di Giandomenico Tiepolo, l’una con San Filippo Neri, l’altra con San Gerolamo Emiliani, e una Madonna con Bambino di Giusto de’Menabuoi, autore dei celeberrimi affreschi dell’adiacente Battistero. Commissionato da Francesco da Carrara il Vecchio e dalla sua consorte, il ciclo di Giusto è tra quelli meglio conservati del Trecento. La decorazione a fresco interessa tutto l’ambiente che probabilmente esisteva già nel XII secolo ma fu consacrato solo nel 1281. Il grande e solenne Paradiso della cupola, popolato da angeli e santi, ruota attorno alla figura del Cristo Pantocratore e della Madre di Dio, mentre storie della Genesi si dipanano lungo il tamburo, sopra gli episodi delle pareti tratti dalla Vita di Gesù, Maria e San Giovanni Battista, titolare dell’edificio battesimale. 

Il Duomo di Padova ha titolo e dignità di basilica minore.