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SIRIA

Palmira, la strana dimostrazione di forza dell'Isis

L'Isis occupa nuovamente Palmira. Il suo successo è importante perché dimostra come gli uomini di al-Baghdadi dispongano ancora di ampi mezzi e capacità offensive, ma al tempo stesso ha un elevato valore simbolico perché cancella l’unica grande sconfitta subita finora dall’Isis a opera dei russi.

Esteri 14_12_2016
Fuga da Palmira

Una dimostrazione di vivacità militare inaspettata per molti e favorita dalla “distrazione” di russi e siriani e dalla blanda guerra della Coalizione a guida Usa, ha permesso allo Stato Islamico di riconquistare la città siriana di Palmira e il suo noto sito archeologico.

Le forze di Damasco appoggiate da russi, iraniani ed hezbollah libanesi l’avevano liberata il 27 marzo scorso al termine di una dura battaglia di tre settimane, costata la vita a 400 miliziani del Califfato e 180 soldati governativi e loro alleati Hezbollah libanesi. Mentre le truppe schierate con Bashar Assad hanno concluso vittoriosamente la battaglia forse decisiva della guerra strappando Aleppo Est ai ribelli per lo più jihadisti dell’Esercito della Conquista, lo Stato Islamico ha lanciato un’improvvisa offensiva nel settore di Palmira, attaccando su tre fronti (come ha riferito il comando russo in Siria) conquistando almeno una parte della periferia della città e mettendo in fuga le truppe governative. Secondi fonti locali gli uomini di al-Baghdadi sarebbero giunti anche nel centro della città occupando nuovamente l’area archeologica e mettendo in fuga le scarne unità siriane rimaste a presidio della città che avrebbero abbandonato sul campo mezzi, armi e munizioni lasciando sul terreno 200 morti.

Il governatore della provincia di Homs, in cui si trova Palmira, ha confermato sabato scorso che “gran parte dei residenti sono stati fatti evacuare”, e che le forze governative si sono ritirate dal centro della città dopo un attacco sferrato dai jihadisti. Sotto attacco anche l’aeroporto della città dove sono basati elicotteri russi da attacco e dove sarebbero arrivati ieri rinforzi delle forze speciali di Mosca con il compito di proteggere la base e guidare il contrattacco per il quale sono stati inviati dal fronte di Aleppo reparti della Quarta divisione corazzata della Guardia Repubblicana. "Rinforzi militari composti da forze speciali russe, governative e combattenti lealisti e da munizioni sono arrivati all'aeroporto di Tayfur, strategica base militare ormai sotto assedio, per respingere i tentativi dell'Isis di prenderne il controllo" ha reso noto l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione vicina ai ribelli moderati anti-Assad.

Nell’offensiva nel settore di Palmira l’Isis avrebbe impiegato 4/5 mila combattenti in parte ritirati in modo indisturbato da Mosul nelle scorse settimane e concentrate a Raqqa e Deir Ezzor. Settori, annuncia il comando russo, dove la Coalizione internazionale a guida statunitense ha sospeso la scorsa settimana ogni azione di attacco contro l’IS. Suscita infatti perplessità il fatto che il Califfato abbia potuto muovere così tanti uomini con mezzi e artiglieria in campo aperto senza che venissero localizzati e attaccati dai velivoli della Coalizione, ma anche russi e siriani. Questi ultimi sono stati concentrati soprattutto nelle battaglie decisive in atto ad Aleppo e nei sobborghi di Damasco contro i ribelli jihadisti che appartengono a movimenti diversi dall’Isis. Vittorie che per carenza di truppe e reparti efficienti hanno imposto di trascurare il fronte di Palmira e di  Deir Ezzor e di rimandare i piani per avanzare su Raqqah da sud.

Esiste il sospetto che gli americani abbiano indirettamente favorito l’attacco a Palmira. Nemico quando combatte in Iraq, lo Stato Islamico sembra diventare quasi un alleato per gli USA se combatte in Siria contro le forze russe e di Assad, in ossequio a quella guerra trasversale che caratterizza il complicato e ambiguo conflitto mediorientale. Del resto la “simpatia” di Usa ed Europa per le forze jihadiste sunnite è apparsa chiara anche nel recente sostegno espresso platealmente alle milizie attive ad Aleppo per lo più Qaedisti, Salafiti e Fratelli Musulmani.

L’offensiva dell’Isis su Palmira aveva preso il via il 7 dicembre da nord e da sud conquistando inizialmente alcuni villaggi e l’area di Shaer, una cinquantina di chilometri a nord della città dove è situato un importante giacimento petrolifero più volte passato di mano negli ultimi anni e che le forze speciali siriane avrebbero riconquistato il 10 dicembre. Solo nella giornata di sabato i russi avrebbero scatenato 64 incursioni aeree uccidendo 300 miliziani e distruggendo 11 tank e 31 veicoli dell’Isis respingendo l’Isis in periferia. “L’avanzata dello Stato islamico a Palmira è stata bloccata, ma i jihadisti si sono presi diversi villaggi e giacimenti a sud-ovest della città. I loro progressi sono stati fermati” scriveva lunedì la RIA Novosti citando una fonte vicina alla situazione. 

Il successo dell’Isis a Palmira è importante sul piano militare perché dimostra come gli uomini di al-Baghdadi dispongano ancora di ampi mezzi e capacità offensive, ma al tempo stesso ha un elevato valore simbolico perché cancella l’unica grande sconfitta subita finora dall’Isis a opera dei russi. Ragioni strategiche e di prestigio impongono ora, grazie anche alla vittoria conseguita ad Aleppo, che le forze di Damasco e i loro alleati concentrino forze militari sufficienti a riprendere il controllo di Palmira marciando poi verso Deir Ezzor per stringere in una morsa le locali forze dell’Isis (che accerchiano una guarnigione governativa assediata da oltre due anni) che verrebbero attaccate anche da sud dalle milizie sciite irachene che ora avanzano verso Tal Afar, a nord ovest di Mosul.