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Paruzzaro, dove il Giudizio si fa arte

La Basilica di San Marcello a Paruzzaro (Novara). Il brano più bello è il Giudizio Universale che copre gran parte della superficie: al centro il Padre Eterno, spada e fiaccola alla mano, è circondato da Maria, Cristo e Giovanni Battista che intercedono per i defunti. L’Arcangelo Gabriele pesa le anime. 

Cultura 01_04_2017

Paruzzaro è un piccolo comune del basso Novarese che san Marcello Papa protegge, condividendo questo importante compito con San Siro, cui fu intitolata la nuova parrocchiale sul finire del XVI secolo. A Marcello è, invece, dedicata la chiesetta che sorge a circa un chilometro dal paese, presso la zona cimiteriale. E’ un edificio antico, risalente all’anno Mille se non ai primissimi decenni dell’XI secolo; il primo documento in cui se ne fa menzione, infatti, è un atto di donazione datato 1034. Molte sono le notizie storiche relative alla chiesa, contenute nelle relazioni delle numerose visite pastorali. Da esse si desume che molteplici furono gli interventi condotti sul piccolo tempietto, che ha mantenuto, però, nei secoli il suo aspetto romanico. 

Il campanile e l’abside sono le parti più originali: il fusto di conci di pietra della torre, slanciata e armonica, è alleggerito dalle aperture cieche e dalle bifore che si sovrappongono lungo i piani. Più rozza appare la muratura della superficie esterna dell’abside, suddivisa da lesene sormontate da una teoria di archetti pensili. La facciata a capanna risulta, invece, rimaneggiata.

All’interno il soffitto a cassettoni copre l’unica ampia navata, sulla quale si sviluppa uno straordinario ciclo di affreschi. I più recenti restauri hanno evidenziato tre fasi di esecuzione, ascrivibili, rispettivamente alla fine del Trecento, alla seconda metà del Quattrocento e agli inizi del Cinquecento. Gli affreschi più antichi, trecenteschi e lacunosi, si trovano nella zona inferiore della parete destra, accanto alla Crocefissione. Nei registri superiori si dipanano gli episodi della Passione di Cristo, da leggersi partendo da sinistra verso destra e cominciando dall’Ultima Cena per proseguire, poi, con la lavanda dei piedi, Gesù nell’orto del Getsemani, fino ad arrivare, nel registro successivo, alla Discesa agli Inferi, la Resurrezione e la Cena in Emmaus.

L’autore di queste figure, dal linguaggio semplice ma efficace dal punto di vista comunicativo, è stato indentificato con il Maestro della Passione di Postua, attivo tra il 1450 e il 1470. Nella fascia sottostante Sperindio Cagnola, allievo di Gaudenzio Ferrari, immortalò la Beata Panacea, una fanciulla uccisa dalla matrigna e cara alla tradizione locale, come pure Sant’Antonio Abate. Alla Crocefissione assistono i santi patroni, Marcello e Siro, con Deliberata, protettrice del parto.

Il brano più bello è il Giudizio Universale che copre gran parte della superficie: al centro il Padre Eterno, spada e fiaccola alla mano, è circondato da Maria, Cristo e Giovanni Battista che intercedono per i defunti. L’Arcangelo Gabriele pesa le anime: San Pietro accoglie quelle destinate al Purgatorio e Satana introduce le altre all’Inferno. Sperindio è anche l’artefice della decorazione del catino absidale, al centro del quale è raffigurato un Cristo in gloria racchiuso in una cornice a mandorla colorata e contornato dai simboli degli Evangelisti. Sotto sfilano tutti gli Apostoli, ad eccezione dei due Giuda sostituiti con San Paolo e Mattia. L’apparato decorativo si completa, infine, con le rappresentazioni delle opere di misericordia corporale, indispensabili per giungere alla Salvezza.

Rivivere la Passione di Cristo e indurre il fedele a meditare sul Giudizio Universale, ovvero su una vita condotta nella fede o nel peccato, è l’evidente scopo di queste pitture così dense di realismo e ricche di dettagli, commissionate ed eseguite per essere veri e propri strumenti di catechesi.