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TERRORISMO

Pasqua di sangue in Pakistan. Cristiani nel mirino

Un'altra mattanza jihadista, questa volta a Lahore, in Pakistan, ai danni della locale comunità cristiana. I morti sono decine. Festeggiavano la Pasqua nel parco pubblico Gulshan-e-Iqbal, un attentatore suicida li ha falciati facendosi esplodere. I Talebani hanno rivendicato l'attentato. I cristiani del Pakistan sono ancora più nel mirino dei fondamentalisti, dopo qualche timido segnale di apertura da parte del governo.

Libertà religiosa 28_03_2016
Massacro a Lahore

Un’altra mattanza jihadista: decine di morti, in maggioranza cristiani, in un parco di Lahore. Stavano celebrando il giorno di Pasqua.

In serata,  poco prima delle 20 ora locale, quando le famiglie iniziavano a rincasare, un terrorista si è appostato nei pressi dell’uscita del parco Gulshan-e-Iqbal, non lontano dalle altalene dei bambini. La sua esplosione, che ha lasciato intatta la sua testa, come da rituale suicida-omicida, ha ucciso sul colpo più di cinquanta persone (il bilancio, ancora provvisorio, è arrivato a 72 vittime) e ne ha ferite altre 340, in maggioranza cristiani locali. Tre ore dopo l’attentato, è arrivata la rivendicazione: sono i Talebani del Pakistan, appartenenti al gruppo di Jamaatul Arar. Il portavoce del movimento di guerriglia, nel suo comunicato, ha detto chiaramente che l'attentato mirava a uccidere i cristiani, fugando ogni dubbio (se ancora ce n'erano). E il peggio è che ne ha annunciati altri a venire. Questo massacro potrebbe essere il primo di una serie. Se la causa piu' evidente è la guerriglia talebana contro il governo, che prosegue da anni nelle aree tribali al confine con l'Afghanistan, se i cristiani sono un bersaglio abituale dei gruppi talebani, ciò non toglie che in questo periodo la minoranza religiosa sia particolarmente nel mirino.

I cristiani del Pakistan sono al centro dell’attenzione politica del paese, in questo marzo. A metà mese è stata introdotta una nuova legge che regola le festività nazionali. Alla comunità cristiana, che conta circa 3 milioni di persone (quasi il 2% della popolazione) l’Assemblea Nazionale di Islamabad ha concesso di poter festeggiare in vacanza il Venerdì Santo, Pasqua e il Lunedì dell’Angelo. La nuova legge è stata salutata dalla maggioranza dei cristiani e degli attivisti per i diritti umani come un passo avanti verso l'uguaglianza. Ma ha anche subito polemiche, non solo fra i fondamentalisti islamici, che perseguono l’obiettivo di un Pakistan mono-confessionale, ma anche da alcuni difensori dei diritti umani ed esponenti della minoranza cristiana stessa. Padre Aftab James Paul nella sua intervista rilasciata ad Asia News, riteneva la nuova legge non sufficiente, poiché lo Stato avrebbe dovuto concentrarsi su una riforma dei diritti delle minoranze, più che sulle festività: “il diritto all’educazione, la libertà di praticare la propria religione e (le autorità, ndr) dovrebbero riservare delle quote di posti governativi per le minoranze. Infine, dovrebbero eliminare dai libri scolastici i pregiudizi contro le minoranze”. I cristiani in Pakistan, come dimostra il caso di Asia Bibi, sono perseguitati attraverso la legge sulla blasfemia. Dietro accuse non dimostrabili, possono essere condannati a morte.

Husnain Jamal, musulmano, rilevava nella sua intervista ad Asia News che: “Esistono ancora diverse lacune. Una su tutte è il fatto che il governo ha deciso di concedere giorni di festa solo per le minoranze religiose, mentre il resto della popolazione musulmana dovrà recarsi sul posto di lavoro. Io ritengo che anche ai musulmani debba essere concesso di festeggiare queste celebrazioni, in modo che essi possano gioire e fare festa con i propri fratelli e sorelle appartenenti alle minoranze religiose. Islamabad dovrebbe dichiarare questi giorni come feste nazionali per tutti”. L’effetto, altrimenti, è quello di una ulteriore separazione della minoranza. I cristiani che festeggiavano in un parco pubblico, in vacanza almeno per questa domenica di Pasqua, si sono trasformati in un facile bersaglio degli ultra-fondamentalisti talebani. Non erano ritenuti un obiettivo sensibile. Erano completamente sprotetti: mancavano guardie agli ingressi del parco.

La maggior apertura del governo alle minoranze, cristiane e induiste, ha spinto i fondamentalisti ad una ulteriore radicalizzazione. Una maggior tolleranza legislativa ha fomentato la loro intolleranza. L’attentato di ieri giunge a un mese dall’impiccagione di Mumtaz Qadri, l’assassino di Salman Taseer. Aveva ucciso il governatore del Punjab perche' questi aveva definito “legge nera” quella sulla blasfemia e aveva proposto di riformarla, provando, prima di tutto, a difendere Asia Bibi. Per il governo di Islamabad, l'esecuzione di Qadri è una dimostrazione che la legge è uguale per tutti. Benché contrari alla pena di morte per principio, i cristiani hanno accolto la sentenza come un atto di giustizia: chi uccide un difensore dei cristiani, può essere impiccato esattamente come tutti gli altri, come prevede la legge penale. Per gli islamisti, invece, si è trattato di un affronto senza pari. Quando Qadri uccise Taseer, divenne subito un eroe nazionale. Alla periferia della capitale una moschea è intitolata a suo nome. Nessun imam pakistano, nessun leader religioso, ha mai condannato il suo omicidio. Dopo la sua impiccagione è diventato un martire. Dai primi giorni di marzo, il paese è percorso da decine di manifestazioni contro la sua condanna a morte. L’odio popolare, oltre che sul governo, si riversa sui cristiani. Proprio ieri, nel giorno di Pasqua, un’altra manifestazione di fondamentalisti celebrava il “martirio” di Qadri a Islamabad. Contemporaneamente, un altro fondamentalista, con cintura esplosiva, si faceva esplodere in mezzo ai cristiani. E’ in questo contesto di odio, intolleranza per i cristiani e sete di vendetta che va letta la Pasqua di sangue di Lahore.

“La strage orribile di decine di innocenti nel parco di Lahore getta un’ombra di tristezza e di angoscia sulla festa di Pasqua – recita il comunicato di Padre Lombardi, Sala Stampa Vaticana - Ancora una volta l’odio omicida infierisce vilmente sulle persone più indifese. Insieme al Papa - che è stato informato -, preghiamo per le vittime, siamo vicini ai feriti, alle famiglie colpite, al loro immenso dolore, ai membri delle minoranze cristiane ancora una volta colpite dalla violenza fanatica, all’intero popolo pakistano ferito. Come il Papa ha affermato questa mattina, nonostante il permanere di queste manifestazioni orribili di odio, il Signore crocifisso per noi e risorto continui a darci il coraggio e la speranza necessari per costruire strade di compassione, di solidarietà con i sofferenti, di dialogo, di giustizia, di riconciliazione e di pace”.