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RIFLESSIONI SU PECCATO E MISERICORDIA

Perdono, l'oblio che avrebbe salvato Tiziana

Sulla tragica vicenda di Tiziana si è invocato il diritto all'oblio. Ma se pensiamo ai nostri peccati non desideriamo essere dimenticati. La risposta è nel perdono di Dio, un dono che si può scoprire in una comunità cristiana dove dimora la misericordia data e ricevuta, che è necessaria per esistere ed è l'àncora per salvare la propria vita.

Editoriali 19_09_2016

Ci sono vicende che toccano le corde più profonde del cuore. Il nome proprio di qualcuno diventa sinonimo di domande, di situazioni che in certa misura abbiamo sfiorato o possono travolgere anche noi, o qualcuno dei nostri affetti più cari. Così Tiziana, proprio mentre era inghiottita nella voragine della vergogna e della paura, è diventa familiare ad un numero inimmaginabile di noi. Il suo gesto di annientamento urla il bisogno di ottenere pietà e misericordia. 

Non voglio aggiungere la mia voce a quella di chi specula sulla tragedia senza lasciarsene toccare. Mi sento piuttosto solidale, per sensibilità e storia, con quanti hanno vissuto, attraverso la vicenda di un amico, un dramma che li riguarda. 

Il corpo, l’amore, la rete, gli amici. E ancora: gli sbagli, le leggerezze, l’inesperienza, i tradimenti. Colpisce che, per una volta, il web lanci il grido di un corpo tradito come un mistero da rispettare e non una cosa da profanare per una malata curiosità o per un ignobile piacere egoistico. L’uomo e la donna sono chiamati all’amore. Mai una sessualità ridotta a gioco, a sfruttamento, a banalità può appagare un cuore chiamato a dare e ricevere amore. Per questo il pudore manifesta da sempre la grandezza dell’amore umano, difendendo e valorizzando con l’intimità ciò che la nostra vita possiede di più prezioso.

Cosa avviene nella mente di un giovane quando è tradito ed esposto alla vergogna? I più vivi, i più sensibili, non sono capaci di reggere alla umiliazione di sguardi e giudizi senza cuore e senza speranza. Di persone senza nome e senza misericordia. È il momento in cui, pur in modo confuso, si può affacciare l’idea che solo il cuore di Dio è luogo affidabile. "Gettiamoci nelle mani del Signore e non in quelle degli uomini; poiché come è la sua grandezza, così è anche la sua misericordia". (Sir 2,18)

Quante volte ho sentito affermare, anche da chi non si riconosce in alcuna fede esplicita: “Non credo alla giustizia degli uomini!”. A chi credere dunque? Ci sarà qualcuno che raccoglie la mia vita? La morte può apparire come soluzione per sottrarsi alla crudeltà degli uomini. 

Nella croce di Gesù, Dio si rivela nel suo amore, in modo estremo e definitivo. Non rispondendo alla violenza, ma prendendola su di sé, per soddisfare il nostro bisogno di misericordia e perdono. Giovanni Paolo II afferma che il limite posto al mistero del male è in definitiva la divina misericordia! E papa Francesco suggerisce ai giovani che la memoria di Dio non è un Hard Disk che conserva per sempre il ricordo delle nostre umiliazioni.

Ma Dio non vuole la morte dei suoi figli: vuole la vita e la gioia per noi. Possiamo forse sfuggire al male, alla stupidità, alla volgarità degli uomini? Persino le menzogne, le calunnie, se solleticano la curiosità, finiscono tra le notizie più rilevanti, così da identificare una persona o una realtà senza averla conosciuta e tantomeno amata. In questa epoca digitale siamo dei primitivi, inconsapevoli di quanto le tracce che lasciamo non si cancellino facilmente. Abbiamo dunque il diritto all’oblio? 

Certo non possiamo pensare che, come prefigurato da più parti, l’uomo diventi l’oggetto e la vittima della tecnologia che lo domina. E qualcosa dobbiamo seriamente fare. L’economia, la comunicazione non saranno per sempre i dominatori dell’uomo. E ciò che chiedo, in fondo, non è di essere dimenticato, cancellato. Tutto sommato, perfino quando penso ai miei peccati, al mistero del male che ha allungato su di me la sua mano, non desidero semplicemente essere dimenticato. Altrimenti non riconoscerei me stesso, quasi non fossi io quella persona. 

Una strada c’è. Se è vero che il mondo in cui vivo e la mia stessa storia sono piene di contraddizioni, posso trovare ed offrire un luogo del mondo veramente accogliente e desiderabile. Lo trovo laddove c’è una comunità, anche piccola, di persone che si sono lasciate toccare dalla misericordia di Dio e mi amano come Lui. Anche io posso diventare così, proprio perché ho sperimentato per primo quanto la misericordia data e ricevuta sia necessaria per esistere e per vivere!

Come vorremmo poter tornare indietro e raccogliere in un abbraccio Tiziana, come tante volte abbiamo fatto con fratelli e sorelle incontrati sulla nostra strada. Come vorremmo offrire un luogo anche terrestre in cui anticipare e gustare un riflesso del paradiso illuminato dall’amore di Dio! Non vogliamo, tuttavia, ridurre i nostri autentici sentimenti alla insulsa retorica o alla paura sterile e distruttiva. 

Ricette? Non scherziamo. Risposte? Sono necessarie. In particolare nell’educarci ed educare a riscoprire il corpo e l’anima nostra e dei fratelli piccoli o grandi, deboli o forti, belli o deformi come un tempio dove Dio (proprio Lui!) abita e si riconosce. Nell’accogliere le debolezze senza scandalizzarci, senza farle rimbalzare, amplificandole, ma piuttosto riconoscendo che quando siamo deboli, allora siamo forti! Quando siamo umili, siamo amabili e capaci di amare.

E infine il perdono. Non è una prerogativa affidata esclusivamente ai sacerdoti confessori. Dove la comunità cristiana (anche la più piccola) si scopre tutta insieme chiamata ad offrire, accompagnare e dimorare nella misericordia con i fratelli, diventa veramente il luogo più umano della terra. E talvolta l’àncora che impedisce di cedere alla tentazione di una fuga senza ritorno da questo mondo, per salvare la propria vita! 

* Missionario della misericordia, Fraternità sacerdotale Familiaris Consortio