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IPOCRISIA

Quella sinistra sovversiva che calpesta la Costituzione

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Per anni la sinistra ha accusato la «destra fascista» di minacciare la Costituzione. Ora, dal caso Apostolico al doppiopesismo sugli insulti sessisti, fino al salario minimo (non supportato dal Cnel), la sinistra incendia gli animi, a discapito della Carta.

Politica 10_10_2023

Quando si sta al governo si fa presto a dire «difendiamo la Costituzione». Più complesso diventa tutelare i valori costituzionali quando si perdono le elezioni e bisogna fare opposizione sul contenuto delle scelte politiche e non attraverso slogan o sabotando le istituzioni. Se ne sta accorgendo la sinistra, che per anni ha accusato di spirito sovversivo la destra (frequenti le denunce a Berlusconi, Meloni e Salvini di voler sfasciare le istituzioni) e ora è costretta a ricorrere a eclatanti gesti di rottura nel tentativo disperato di recuperare il contatto con la sua base elettorale, sempre più disorientata e a tratti sconcertata.

Nel post-Tangentopoli la sinistra ha mostrato una sistematica attitudine ad ergersi a paladina della Costituzione, «minacciata dalla destra fascista» (espressione ricorrente sulla bocca dei leader del Partito Democratico e del Movimento Cinque Stelle). Frequenti anche i tentativi di strumentalizzare gli appelli degli ultimi presidenti della Repubblica, che ovviamente difendevano la Carta nelle occasioni solenni ma senza necessariamente voler attaccare il centrodestra. Nelle ricostruzioni mediatiche di quelle esternazioni c’era tuttavia sempre questa chiave di lettura: «Perfino il Quirinale deve scendere in campo per richiamare la destra al rispetto della Costituzione».

Sembrano lontanissimi i tempi in cui le cose stavano così. Ora le parti sembrano essersi capovolte. La sinistra si trova a difendere un magistrato catanese che compare in numerosi video di manifestazioni antigovernative e in favore dei migranti. I filmati delle partecipazioni del giudice Iolanda Apostolico ai presidi pro-immigrati a Catania sono sconcertanti e svelano, qualora ce ne fosse ancora bisogno, il chiaro orientamento politico di quella toga. Come tutte le toghe anche lei dovrebbe amministrare in modo imparziale la giustizia e invece indossa un elmetto per contestare il potere costituito e quindi sia il governo che i poliziotti, i quali cercano di mantenere l’ordine pubblico durante sit-in di protesta e in difesa degli sbarchi. Cosa c’è di più sovversivo che difendere un magistrato che manifesta in quel modo, contravvenendo in maniera stridente a tutti i suoi doveri di imparzialità e indipendenza sanciti dalla Costituzione? Eppure la sinistra continua ad accusare di squadrismo il centrodestra chiedendosi da chi possa aver avuto quei video il ministro Salvini, che li ha postati sui social, anziché preoccuparsi di ciò che quei video documentano.

E che dire degli insulti sessisti rivolti al premier Giorgia Meloni da alcuni manifestanti della Cgil? Parole irripetibili urlate in piazza da alcuni militanti di quel sindacato all’indirizzo del Presidente del Consiglio, che posta sui suoi profili social i video delle offese, chiedendosi se a sinistra qualcuno si indigni per questi gesti inqualificabili. Il leader Maurizio Landini in verità ha subito solidarizzato con la Meloni, ma è sconcertante la freddezza delle reazioni della sinistra di fronte a episodi del genere quando riguardano donne di destra, contrapposta alla rabbia scomposta che anima i commenti di esponenti della sinistra quando bersaglio delle offese sono donne della loro parte politica. Questo tipo di violenze verbali ha anch’esso un quid di sovversione, che ormai affascina una parte consistente del mondo di sinistra e che preoccupa per gli effetti che può avere sugli equilibri sociali. Anche su questo versante si assiste, dunque, a un ribaltamento dei tradizionali schemi propagandistici del passato (sinistra che difende le istituzioni e destra che le minaccia con le sue intemperanze).

Infine, ciliegina sulla torta, il tema del salario minimo. Un organo di rilievo costituzionale, inserito tra gli organi ausiliari dell’ordinamento dello Stato, il Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), composto da rappresentanti delle categorie e dunque rispettoso del pluralismo sociale e politico, ha esaminato la questione salario minimo ed è arrivato alla conclusione che non sia opportuno fissarlo perché la contrattazione collettiva è già pienamente rispettosa dei diritti dei lavoratori a un’equa retribuzione. Si tratta quindi di un responso di un organo di rilievo costituzionale, coinvolto da un altro organo pienamente legittimato dal popolo, vale a dire il governo in carica. Nonostante questo, la sinistra continua ad agitare le piazze per chiedere il salario minimo e gli esponenti dei partiti di quell’area hanno avviato una raccolta di firme per promuovere un referendum in favore del salario minimo, sfruttando la rabbia e la disperazione di centinaia di migliaia di lavoratori che credono in questo modo di poter migliorare le loro condizioni. Rispettare il Cnel e le sue determinazioni significherebbe rispettare la Costituzione, ma anche in questo caso prevale lo spirito sovversivo di certa sinistra che mina le basi della coesione sociale e prova a soffiare sul fuoco della protesta per ribaltare l’esito delle urne. Ma allora ci sarebbe da chiedersi: la nostra può definirsi una democrazia matura?