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BAGHDAD

Scacco russo agli Usa anche in Iraq

Il parlamento di Baghdad ha votato per siglare un'intesa militare con la Russia in funzione anti-Isis. Di fatto, il voto iracheno, la richiesta di Baghdad di raid russi sul suo spazio aereo, è un modo per mandare a casa la Coalizione, di cui fa parte anche il nostro Paese. Una Coalizione che, per 14 mesi, non ha impedito la continua espansione del Califfato.

Esteri 28_10_2015
Pilota russo

Il parlamento di Baghdad ha votato dopo due settimane di pressioni e polemiche la formalizzazione della richiesta a Mosca di impiegare i suoi bombardieri basati in Siria anche per colpire le forze dello Stato Islamico in territorio iracheno.

Una decisione che sul piano militare avrà conseguenze tutte da valutare, ma che sul fronte politico rappresenta un vero e proprio schiaffo agli Stati Uniti e alla Coalizione composta da arabi e occidentali che in quasi 15 mesi non hanno combinato un granché e ancora oggi non riescono a effettuare più di 15/20 missioni aeree di attacco al giorno contro le 50/70 dei cacciabombardieri russi.

«Iraq e Russia hanno raggiunto un'intesa per condurre operazioni contro l’Isis nel nostro Paese» ha dichiarato ieri Hakim al-Zamili, presidente della Commissione Difesa e Sicurezza del Parlamento.

«Con questa intesa i raid colpiranno le linee di rifornimento di Isis fra Iraq e Siria, impedendo ai terroristi di rifugiarsi in Iraq» ha fatto sapere il Ministero della Difesa russo  che già nei giorni scorsi aveva autorizzato la distruzione di un ponte sul fiume Eufrate sul confine utilizzato dall’Isis per spostare truppe e rifornimenti e (inspiegabilmente?) finora risparmiato dai cacciabombardieri americani e alleati. L’obiettivo dei raid russi in Iraq potrebbero essere i reparti dell’Isis scappati oltre confine per sfuggire alle pesanti incursioni aeree russe finora concentrate sul territorio siriano: oltre mille attacchi contro altrettanti obiettivi dal 30 settembre con l’impiego di un numero molto elevato di bombe e missili al punto che è stata potenziata la produzione in alcune industrie russe del settore armamenti aerei.

La decisione del Parlamento di Baghdad arriva pochi giorni dopo la visita in Iraq del capo degli Stati Maggiori riuniti statunitensi, il generale Joseph Dunford, che aveva chiesto al premier Haider al-Abadi di non aprire i cieli iracheni ai Sukhoi russi ammonendo che una tale decisione avrebbe «reso praticamente impossibile per gli Stati Uniti continuare la campagna militare».

Il fatto che così forti pressioni di Washington non abbiano convinto i deputati iracheni la dice lunga circa la credibilità di cui godono gli USA in Iraq e in tutto il Medio Oriente. Da tempo il governo iracheno lamentava la sporadicità e l’inconsistenza dei bombardamenti aerei della Coalizione, i ritardi nell’invio di armi pesanti, aerei e munizioni mentre proprio sul fronte delle forniture militari già l’anno scorso Mosca si era dimostrata più sollecita e disponibile di Washington fornendo aerei da attacco Sukhoi 25, lanciarazzi pesanti campali, elicotteri da combattimento e altri mezzi.

La richiesta di intervento dei jet russi sancisce la consapevolezza di Baghdad che per battere l’Isis è meglio non rivolgersi agli ambigui americani, occidentali e arabi  puntando invece su più affidabili russi e sugli alleati sciiti di Iran e Siria. Per questo la fiducia accordata da Baghdad a Mosca costituisce al tempo sesso una mozione di sfiducia verso gli USA e gli alleati europei rivelatisi incapaci (o privi di volontà) sul piano militare: al confronto con quella contro l’Isis persino la penosa campagna aerea contro in Libia del 2011 risultò più efficace.

Per non parlare dei membri arabi (sunniti) della Coalizione a guida USA che l’Iraq considera da sempre i veri sponsor dell’Isis e dell’insurrezione sunnita e ai quali non ha mai concesso di sorvolare il suo spazio aereo.

Con il voto del parlamento, l’Iraq ci manda tutti a casa e di fatto azzera una Coalizione inetta se non complice del nemico la cui presenza è stata ininfluente per l’Isis come ha sottolineato recentemente uno studio dell’IHS Jane’s. Dei due Paesi che subiscono l’invasione dell’ISIS la Siria ha sempre dovuto accettare controvoglia la violazione del suo spazio aereo da parte dei cacciabombardieri della Coalizione mentre l’Iraq ne ha sempre contestato la scarsa efficacia.

La richiesta di raid aerei russi è quindi coerente con l’adesione dell’Iraq al comando/coordinamento congiunto con russi, siriani e iraniani istituito proprio a Baghdad a fine settembre, quando presero il via le incursioni aeree russe in Siria.

Sul piano strategico questi ultimi sviluppi segnano il concreto ruolo di grande potenza che Mosca gioca da oggi in Medio Oriente coronando il sogno dello sbocco al Golfo Persico che né l’Impero zarista né l’Unione Sovietica avevano potuto realizzare.

La decisione di Baghdad è stata accolta con entusiasmo in Iran, con imbarazzo a Washington che valuta ormai pericolanti il suo ruolo in Iraq e l’intera costruzione della Coalizione e con disappunto dalla Turchia che vede consolidarsi una presenza militare russa ai suoi confini meridionali, che oltre a colpire l’Isis e altre forze jihadiste potrebbe presto ergersi a paladina delle milizie curde che sono prive di una componente aerea.