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Sant’Espedito a cura di Ermes Dovico
EMERGENZA COVID

“Signore, così è dura, cosa vuoi che faccia? Farò un voto”

Siamo in balia della paura e del panico, allora dobbiamo cercare di comprendere il linguaggio di Dio, domandargli con cuore disponibile e umile: Signore, cosa vuoi che faccia? Facciamo una cosa vantaggiosa: facciamo voti. Dio sta parlando in modo eloquente: siamo chiusi in casa? Allora facciamo voto di dedicarGli più tempo alla domenica. Siamo privati delle Messe? Facciamo voto di tornare a delle celebrazioni senza la superbia di noi stessi. 
-INDULGENZA E ASSOLUZIONE: LA CONFESSIONE SI ADEGUA, di Nico Spuntoni
-LA PASQUA SARA' A PORTE CHIUSE 
-QUA SI BLOCCA TUTTO, TRANNE GLI ABORTI, di Giuliano Guzzo

Attualità 21_03_2020 English Español

Ogni giorno una stretta in più. Adesso non si può più nemmeno andare a fare due passi. Devi stare nei pressi di casa tua. Che tu viva in città o in montagna, che tu possa incontrare altre duecento persone nel parco o al massimo due caprioli e una poiana non c’è differenza. Devi stare a casa. Punto. Fino a poco tempo fa, ci dicevano che camminare all’aria aperta faceva bene al sistema immunitario, e ancora di più se le temperature esterne sono basse; lo chiamano nordic-walking. Poi ci dicevano anche che la vita sedentaria ha un impatto negativo sulle nostre difese naturali e che uno stress protratto a lungo fa aumentare il rischio di contrarre malattie. Adesso, contrordine compagni.

È evidente che siamo in balia della paura e del panico; non mi stupirei che possano uscire ordinanze che ci vietino di parlare e ci ordinino di respirare con parsimonia. A livello ecclesiale, la situazione non sembra migliore; anche qui predomina la paura: del virus, delle ordinanze, della reazione della gente ormai presa dal panico.

Che dire? Scuotiamo la testa, sorridiamo e andiamo avanti. C’è un episodio molto significativo nella vita di San Benedetto, nel quale il grande patriarca dell’Occidente cristiano fa un po’... una magra figura. Nel secondo libro dei Dialoghi di San Gregorio Magno, al capitolo ventitreesimo, si narra della visita annuale che Benedetto faceva alla sorella Scolastica. Quest’ultima, desiderosa di continuare ad abbeverarsi della scienza divina che stillava dalle labbra del fratello, lo pregò di fermarsi per la notte, per continuare a parlare di Dio. San Benedetto, che non voleva in nessun modo che i monaci pernottassero fuori dal monastero senza una vera necessità, rifiutò. Santa Scolastica allora si rivolse direttamente a Dio; la preghiera venne presto esaudita: vennero lampi, tuoni, fulmini e un tale scroscio d’acqua che Benedetto fu obbligato a fermarsi con lei, non senza aver rimproverato la sorella per l’impudente preghiera. Ma candidamente Scolastica rispose: «Vedi, io ti ho pregato, e tu non hai voluto ascoltarmi. Ho pregato il mio Signore, ed egli mi ha esaudita».

Ecco, si sta cercando di chiedere a governanti e pastori di avere miglior giudizio e di non proibire quanto invece fa bene al corpo e allo spirito, ma non veniamo ascoltati. Anzi, ormai si viene tacciati di essere degli irresponsabili che mettono a rischio la vita altrui. Allora noi ci rivolgiamo direttamente a Lui, al Signore. E questo non lo facciamo solo con la preghiera, ma anzitutto con quella supplica che è il cambiamento della nostra vita.

Non deve sfuggire infatti che Dio si serve di tutto per chiamare l’uomo a vera conversione: per avvicinare i lontani, per riscaldare i tiepidi, per rendere perfetti quanti già desiderano ardentemente amarlo e seguirlo. In questa situazione particolare nella quale ci siamo ritrovati dalla sera alla mattina, possiamo e dobbiamo cercare di comprendere il linguaggio di Dio, domandargli con cuore disponibile e umile: Signore, cosa vuoi che faccia?

«Fate voti al Signore vostro Dio, ed adempiteli» (Sal. 76, 12); fare voti, come spiega molto bene San Tommaso (Summa Th. II-II, q. 88, a. 4), fare voti è cosa vantaggiosa, perché significa promettere al Signore cose che fanno del bene a noi, alla nostra anima. Nel voto noi non aggiungiamo nulla a Dio, ma ci disponiamo ad offrirgli qualcosa che Lui stesso attende da noi, per il nostro bene. Perché Dio non vuole altro che la nostra conversione e santificazione. Ma come capire cosa è più gradito a Dio?

Mi sembra che in questa situazione il Signore abbia parlato in modo piuttosto eloquente: ha permesso che fossimo chiusi in casa, che la vita economica e quella legata al divertimento fossero praticamente azzerate, che non avessimo più la possibilità di andare alla Messa e avere una normale vita sacramentale. È il modo con cui Dio ci comunica la sete che ha di noi, delle nostre anime, del nostro tempo, il desiderio che Lui ha di stare con noi, la volontà di elevarci alle cose di lassù.

Tutti i luoghi di svago e divertimento sono stati chiusi, luoghi nei quali molto spesso si è consumato il peccato, di ogni genere, luoghi che ci hanno tenuto per molto tempo lontani da quel silenzio e da quella solitudine in cui Dio parla. Facciamo voto al Signore di ridurre il tempo gettato via in questo modo, o meglio di azzerarlo, per trascorrere quel tempo nella preghiera, nella meditazione, nella vita famigliare, nelle sane amicizie.

La domenica ormai praticamente tutti i negozi sono chiusi e non si può nemmeno più andare al parco; quante volte la domenica è stata per noi occasione per fare shopping, per divertirci, o addirittura per fare ancora più affari? Tagliamo via con decisione queste pratiche che hanno profanato il giorno del Signore e facciamo voto a Lui che, d’ora in avanti, la domenica sarà il suo giorno: giorno dedicato ad approfondire la nostra fede, giorno di più intensa preghiera, giorno per vivere maggiormente la carità con i nostri cari e verso le persone bisognose. Cancelliamo la mentalità del week-end e torniamo a comprendere e vivere la domenica come dies Domini.

Siamo privati delle Messe. Ma che cosa sono state fino a ieri le celebrazioni dell’Eucaristia? Noi avevamo dedicato una rubrica per denunciare che le Messe e le chiese stavano diventando occasione per fare di tutto, tranne che per dare culto a Dio. E adesso il Signore ha detto: basta. Allora togliamo via l’iniquità dai Suoi occhi, partendo da noi stessi, da tutte le volte che abbiamo accampato scuse per non andare alla Messa domenicale, dalla superficialità con cui vi abbiamo preso parte, da tutte quelle situazioni per cui la Messa è diventata la vuota e superba celebrazione di noi stessi, delle nostre comunità, dell’impegno sociale, etc. E poi facciamo voti: quando finirà l’emergenza, promettiamo di prendere parte non solo alla Messa domenicale, ma aggiungiamo anche qualche Messa feriale; e chi già lo fa, si sforzi di andare tutti i giorni; e chi già frequenta la Messa feriale, prometta di fare più attenzione alla preparazione e al ringraziamento. Supplichiamo il Signore di ridonarci la Santa Messa per quello che è: il Suo sacrificio per la salvezza del mondo.

Dio sta chiamando a gran voce alla conversione e sta chiamando anzitutto il suo popolo. Corrispondiamo, a partire da adesso: tagliamo radicalmente con ogni peccato, scuotiamoci dalla mediocrità, purifichiamoci dalla mondanità e dalla superficialità della vita. Proponiamo sinceramente, con determinazione e generosità, di cambiare vita, di dare più spazio a Dio. E tolto il peccato, facciamo voti. E Dio ascolterà la nostra supplica, soprattutto se accompagnata da calde lacrime di pentimento.

E consacriamo al Cuore Immacolato di Maria, che Dio ha scelto come rifugio da ogni male, le nostre persone, le nostre famiglie, i nostri paesi, le nostre parrocchie, le nostre diocesi. Preghiamo che i nostri vescovi consacrino solennemente la nostra Italia a questo Cuore Immacolato e benedetto, che sta cercando in ogni modo di proteggerci, ma che deve sempre constatare che noi non vogliamo stare sotto la sua materna protezione.

«Vedi, io ti ho pregato, e tu non hai voluto ascoltarmi. Ho pregato il mio Signore, ed egli mi ha esaudita»: che sia questa fede semplice e forte ad ottenerci la grazia tanto attesa. Spegniamo la televisione, non attacchiamoci alla ricerca smaniosa di notizie e aggiornamenti; preghiamo invece con fede ed eleviamo la nostra anima all’Unico che può liberarci da ogni male.