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LA STATISTICA

Sono pochi i rifugiati nella massa degli immigrati

Dopo la chiusura delle rotte spagnole e balcaniche, l'Italia è praticamente l'unico paese di approdo dell'immigrazione del Mediterraneo. Su quasi 160mila persone sbarcate, solo 4mila hanno chiesto e ottenuto l'asilo politico. L'emergenza, dunque, non è affatto creata dai rifugiati, che sono pochissimi. Ma dalla massa degli immigrati irregolari.

Politica 25_11_2016
Immigrato con la maglia della nazionale

L’Italia non è un paese per rifugiati. Sono pochi quelli che chiedono asilo nel nostro paese. Lo dicono i numeri. Nel 2015, anno in cui i profughi hanno raggiunto la cifra record globale di 65,3 milioni, si sono messe in salvo oltre i rispettivi confini nazionali 16,1 milioni di persone, 1,7 milioni in più che nel 2014, ma solo 3.555 hanno raggiunto l’Italia. Tante sono state infatti nel 2015 le richieste di asilo accolte, su 71.117 esaminate, circa il 5%, e su un totale di 83.970 richieste presentate. Rispetto agli sbarchi, che nel 2015 sono stati 153.842, il numero delle persone che hanno ottenuto lo status di rifugiato è stato pari al 2,3%. 

Nei primi dieci mesi del 2016 la percentuale delle richieste di asilo approvate ha oscillato, a seconda dei mesi, tra il 4% e il 7% di quelle esaminate: in tutto 4.067. Nel frattempo in Italia sono sbarcate 158.974 persone e 98.477 hanno presentato richiesta di asilo. 

C’è da aggiungere che, da mesi ormai, gli sbarchi avvengono quasi tutti in Italia. All’inizio del 2016 la rotta dall’Africa alla Spagna è stata bloccata. Poi le due rotte percorse nel 2015 dalla maggioranza degli immigrati irregolari sono state quasi del tutto abbandonate: sia quella dei Balcani occidentali – a ottobre, ad esempio, gli ingressi sono stati solo 1.700, meno dell’1% rispetto allo scorso anno – sia, a partire dal 4 aprile quando è entrato in vigore l’accordo tra l’Unione Europea e la Turchia, quella verso la Grecia: dei 170.000 emigranti arrivati in Grecia dall’inizio del 2016, 151.000 sono sbarcati tra gennaio e marzo. A luglio, ad esempio, il 93% dei nuovi arrivati in Europa è approdato sulle coste italiane. Così, mentre negli altri paesi europei gli immigrati irregolari sono diminuiti rispetto al 2015 e complessivamente in Europa si registra un calo del 55% circa – da 741.416 arrivi nei primi dieci mesi del 2015 a poco più di 331.000 da gennaio a ottobre 2016 – l’Italia ha già superato a fine ottobre il numero di sbarchi del 2014 e del 2015.

Questi sono i numeri. Riflettendo su di essi, la prima considerazione è che l’Italia è in grado di accogliere alcune migliaia di nuovi rifugiati ogni anno e di farsene carico, per tutto il tempo necessario, senza l’aiuto dell’Unione Europea e facendo a meno anche di contributi da parte dell’Acnur, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

L’emergenza è creata certo non da loro, ma dal 97% e oltre di immigrati irregolari che sbarcano aggirando le leggi nazionali e internazionali, non essendo profughi, e che per di più, come dimostra l’aumento dei richiedenti asilo, in misura crescente intendono stabilirsi in Italia o vi sono costretti non riuscendo a raggiungere gli altri stati europei.

Nel 2016 circa il 12% dei richiedenti respinti ha ottenuto protezione sussidiaria e circa il 20% ha ottenuto un permesso di soggiorno per motivi umanitari: in tutto più di 24.000 persone. La protezione sussidiaria viene accordata se vi è motivo di ritenere che, rimandato in patria o nel paese in cui risiedeva abitualmente, il richiedente asilo corre “un rischio effettivo di subire un grave danno”. Dura tre anni ed è rinnovabile a ogni scadenza, talvolta anche senza una nuova audizione. Da diritto tra l’altro all’assistenza sanitaria e sociale, all’assegnazione di alloggi pubblici, all’accesso al lavoro e al ricongiungimento familiare. Il permesso di soggiorno per motivi umanitari viene concesso per “gravi motivi di carattere umanitario”. Ha durata di un anno e da diritto a lavorare e all’assistenza sanitaria.

I richiedenti asilo ai quali è negata protezione internazionale – status di rifugiato, protezione sussidiaria, permesso di soggiorno per motivi umanitari – possono presentare ricorso (hanno 30 giorni di tempo per farlo), poi possono ricorrere in Corte d’appello e infine in Cassazione. Inoltre hanno diritto al gratuito patrocinio, e tutti vi ricorrono, per cui lo stato italiano fornisce loro un avvocato e lo paga. Nel 2014 ha fatto ricorso il 73% dei richiedenti respinti, nel 2015 l’80%, nel 2016 la quasi totalità dei 47.456 richiedenti rifiutati al 31 ottobre 2016. Dal 2014 a oggi sono stati aperti almeno 90.000 procedimenti, al costo stimato di circa 50-60 milioni di euro all’anno, a cui vanno aggiunte le spese per consentire ai richiedenti asilo di soggiornare in Italia in attesa della sentenza definitiva, che in media arriva dopo tre anni. 

Trascorsi 60 giorni dalla presentazione della richiesta di asilo, in Italia agli immigrati in attesa dell’esito è consentito lavorare. Sarebbe utile sapere quanti ne approfittano, quanti cercano e trovano lavoro, beninteso regolare. In Svezia, ad esempio, dei 163.000 richiedenti asilo registrati nel 2015, una cifra record, meno di 500 risultano svolgere attualmente un lavoro regolare. Gli altri continuano quindi a dipendere dall’assistenza pubblica per vivere. Il paese, sommerso da così tanti immigrati, è del tutto incapace di integrarli. La situazione, dicono le autorità svedesi, è ormai economicamente insostenibile.