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VITTORIA DELLA VITA

Stop all’aborto eugenetico, la Polonia fa la storia

Il 22 ottobre la Corte costituzionale ha dichiarato che il cosiddetto «aborto terapeutico» (l’uccisione del malato) è incompatibile con la carta fondamentale polacca, che tutela il diritto alla vita. Proteste violente da parte degli abortisti. L’evento è storico e mostra, anche all’Italia, che le norme ingiuste si possono abolire

LA VITA DIFESA A VARSAVIA E GINEVRA di L. Volontè

Vita e bioetica 24_10_2020

Il 22 ottobre 2020, memoria di san Giovanni Paolo II, è una data che resterà negli annali della difesa della vita nascente. La Corte costituzionale della Polonia ha infatti dichiarato che l’«aborto terapeutico» (cioè eliminare la malattia uccidendo il malato), che in Polonia è chiamato anche «aborto eugenetico», è incompatibile con la Costituzione di quel Paese.

Ricapitoliamo. L’articolo 4.a della legge del 7 gennaio 1993 sulla pianificazione familiare, la protezione del feto umano e le condizioni per consentire l’interruzione della gravidanza prevede che si possa abortire nei seguenti casi:

1) la gravidanza rappresenta una minaccia per la vita o la salute di una donna incinta;

2) i test prenatali o altre indicazioni mediche indicano un’alta probabilità di un danno grave e irreversibile del feto o di una malattia incurabile potenzialmente letale;

3) vi è un giustificato sospetto che la gravidanza sia derivata da un atto illecito.

Il punto due permette quindi il cosiddetto «aborto terapeutico». Nel 2019, 119 parlamentari di PiS (Diritto e Giustizia), PSL-Kukiz’15 e Konfederacji hanno chiesto alla Corte costituzionale se questa legge fosse conforme alla Costituzione polacca. La carta fondamentale, infatti, all’articolo 38, dichiara: «La Repubblica di Polonia offre a tutti la protezione legale della vita». Tutti significa tutti, senza distinzioni tra sani e malati, tra bambini e adulti. La Corte Costituzionale, dietro una specifica richiesta di alcuni parlamentari, ha infatti stabilito che la legge che regola l’aborto in Polonia viola la Costituzione. Questa sentenza avrà conseguenze enormi sulla legislazione polacca in materia.

Si tratta di un evento epocale e clamoroso che, purtroppo, non ha avuto alcuna risonanza sui media mondiali, così come su quelli italiani. Ovviamente ci sono state reazioni, anche violente. Una folla di democratici, di quelli che «le sentenze non si discutono», hanno inscenato una manifestazione «pacifica» sullo stile del movimento Black Lives Matters: si sono radunati con il volto mascherato (del resto, c’è il Covid), armati di pietre e bastoni. Non davanti al parlamento, non davanti alla sede della Corte Costituzionale: davanti all’abitazione privata del leader del PiS, Jarosław Kaczyński. La manifestazione è stata così democratica e pacifica che la polizia ha dovuto intervenire per proteggere l’abitazione del politico; ovviamente, le forze dell’ordine sono state bersagliate da una gragnuola di pietre democratiche e pacifiche.

Ci sono state proteste, più o meno dello stesso tenore, anche davanti alle sedi del PiS e della Corte Costituzionale (qui alcuni filmati). I media hanno riportato la notizia degli scontri, sostenendo che le due parti erano «donne polacche» contro il PiS; eppure gran parte dei manifestanti sembravano attivisti Lgbt (vedi qui). La polizia ha arrestato 15 manifestanti colpevoli di aver lanciato pietre sulle forze dell’ordine. Alcuni manifestanti si sono anche recati presso l’abitazione di un giudice della Corte Costituzionale, la professoressa Krystyna Pawłowicz, e l’hanno aggredita fisicamente; solo l’intervento della polizia ha potuto interrompere l’aggressione.

Spero vivamente che questa vicenda sia un incoraggiamento per il popolo della vita italiano. Non è quindi vero che bisogna rassegnarsi all’aborto e che l’abolizione delle leggi che lo permettono sia un obiettivo irrealistico. Ma, soprattutto, insegna quali sono le strategie realmente efficaci per contrastare questa piaga sociale e morale. In questo caso, a mio modesto parere, si sono rivelati efficaci l’occupazione gramsciana dei posti di potere e la conoscenza dei meccanismi politici e istituzionali.