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Sui pignoramenti si preannuncia una manovra "sovietica"

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La legge di bilancio allo studio del governo concede all'Agenzia delle Entrate la facoltà di accedere in via stragiudiziale alle informazioni riguardanti i saldi bancari dei contribuenti, sottovalutandone la carica invasiva da "Stato controllore".

Politica 27_10_2023

Al momento occorre sospendere il giudizio sulla manovra di bilancio che il governo sta predisponendo. Bisognerà leggere la versione definitiva del testo che l’esecutivo cercherà di far approvare. Tuttavia, si conferma il quadro di luci e ombre emerso dalle indiscrezioni delle settimane scorse. Non tutte le misure inserite nel documento vanno nella direzione di favorire il ceto medio e il cuore pulsante dell’economia. Ce ne sono poi alcune che risvegliano tristemente ricordi traumatizzanti per molti, quelli di uno Stato controllore che in modo “sovietico” invade il campo dei nostri conti bancari.

È il caso del possibile pignoramento dei conti correnti da parte del fisco con l’accesso diretto alla disponibilità in giacenza. Infatti, a partire dal 1° gennaio, secondo quanto previsto nella bozza del disegno di legge di bilancio per il 2024, che concede all'Agenzia delle Entrate la facoltà di attuare azioni automatiche, quest’ultima avrà l'autorizzazione ad accedere in via stragiudiziale alle informazioni riguardanti i saldi bancari dei contribuenti.

Tale innovazione è un passo cruciale nell'attuazione delle misure di riscossione previste dalla riforma fiscale, e mira a rendere il sistema di recupero delle imposte più efficiente ed efficace. Questa la spiegazione ufficiale, che però sembra sottovalutare la carica invasiva di una misura del genere. «Prima di procedere al pignoramento dei conti correnti rinvenienti dalla consultazione dell’archivio dei rapporti finanziari, l’agente della riscossione può, in fase stragiudiziale, accedere, mediante collegamento telematico diretto, alle informazioni relative alle disponibilità giacenti sui predetti conti correnti», si legge nell'articolo 23 della bozza di legge di bilancio 2024.

Il “Grande Fratello” piomba dunque all’improvviso nella vita dei contribuenti-risparmiatori, violandone pesantemente la riservatezza, in nome di una equità fiscale peraltro discutibile. Sono in arrivo anche altre misure, che andranno testate sul campo, ad esempio la stretta sulle compensazioni e l’aumento dell’imposta sostitutiva sui bonifici per ristrutturazione. Raddoppia anche la tassa sui conti correnti nei paradisi fiscali. Si tratta di piccoli espedienti per “fare cassa in fretta”.

Un'altra importante disposizione contemplata in questa bozza di legge riguarda il divieto di compensazione per i contribuenti che presentano debiti iscritti a ruolo di importo superiore a 100 euro. Tale regolamentazione mira a stabilire chiaramente le condizioni sotto le quali i contribuenti possono utilizzare la compensazione per abbattere i propri debiti fiscali.

Ma a destare perplessità è soprattutto, come detto, il pignoramento dei conti correnti da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione (AdER). Già in sede di discussione della legge delega sulla riforma fiscale aveva fatto discutere la previsione di quello che era stato definito come prelievo forzoso sui conti correnti. La norma, che prevedeva l’automazione delle procedure di pignoramento dei rapporti finanziari, era poi stata sostituita da un più generico richiamo alla semplificazione e all’informatizzazione delle procedure. La bozza del disegno di legge di bilancio 2024 ripesca ora le misure previste in prima battuta nell’ambito della riforma del Fisco, stabilendo quindi che l’AdER potrà avere accesso diretto ai dati contenuti nell’archivio dei rapporti finanziari per la verifica delle giacenze sui conti correnti, già in fase stragiudiziale.

Stando alle novità contenute nell’articolo 23 della prima versione del testo della manovra, verrebbe quindi eliminato il passaggio che ad oggi prevede la necessità per l’AdER di richiedere le informazioni necessarie agli istituti di credito, fattore che rallenta le procedure di pignoramento del conto corrente del debitore.

In questo modo si concedono più poteri all’AdER, col rischio che ne faccia un uso davvero lesivo delle libertà individuali. Anche perché si sa bene che le numerosissime “cartelle pazze” che arrivano dall’AdER spesso contengono tributi non dovuti che i contribuenti, sempre più esasperati, pagano per disperazione, senza avere la possibilità di contestarli.
Dare mano libera all’AdER in termini di pignoramento appare davvero un azzardo, destinato ad allontanare quella pace fiscale che, almeno a parole, la Lega aveva sempre dichiarato di voler perseguire.

In particolare, l'accesso automatico ai dati delle giacenze e la facilità con cui il fisco può procedere al pignoramento dei conti correnti potrebbero comportare rischi significativi per i contribuenti. Queste misure potrebbero mettere a rischio la privacy finanziaria delle persone, oltre a poter provocare situazioni di difficoltà finanziaria per chi, magari per motivi temporanei o errori amministrativi, si trovi nella condizione di vedersi bloccati i propri fondi.

Per certi versi, pur con tutti i doverosi distinguo, ci troviamo di fronte a un nuovo “caso Farage”. Quel caso ha coinvolto l’ex eurodeputato britannico al quale sono stati bloccati i conti bancari per “ragioni etiche”. Nel caso di specie, il conto di Nigel Farage presso la Coutts Bank, un istituto che risale al XVII secolo, è stato chiuso a causa delle idee di quello che fu uno dei protagonisti della Brexit.

Sul tema, l’istituto bancario è stato molto netto, sottolineando come – a giudizio della dirigenza di tale istituto – Farage è un razzista e il codice etico dell’azienda impedisce di continuare ad avere rapporti con lui. In un documento di 40 pagine ormai di dominio pubblico la banca afferma che le idee pubblicamente rese note dal politico inglese sarebbero in contrasto con le posizioni dell’impresa, intesa come realtà “inclusiva”.

Questo il provvedimento agghiacciante di stampo sovietico imposto da un ente finanziario come una banca, che generalmente dovrebbe essere orientato a servire tutti indipendentemente dalle convinzioni religiose, dalle inclinazioni politiche, dalle preferenze sessuali, ecc.

Tornando alla manovra allo studio dell’esecutivo Meloni, c’è da sperare che la norma sui pignoramenti dei conti bancari venga rivista perché rischierebbe di incrinare notevolmente il rapporto di fiducia tra cittadino e fisco, aprendo la strada a nuove tensioni sociali.
 



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