Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

L'INDAGINE

Tanti amici su Facebook allungano la vita

Uno studio del Pnas, una delle più autorevoli riviste scientifiche statunitensi, prova la correlazione tra l'avere tante amicizie su Facebook e una vita più sana e più lunga. Ma forse è vero il contrario: chi è più sano, più positivo e ha tante amicizie nella vita reale, attira anche più amici virtuali.

Cultura 09_11_2016
Amicizia su Facebook

Facebook allunga la vita. O meglio, l’allungherebbe. A dirlo non è Mark Zuckerberg, storico fondatore del social network dove più di un miliardo di persone al mondo (quelle con un possibile collegamento a internet sono circa tre miliardi: un terzo della popolazione digitale, quindi, ha un account) bensì il Pnas - Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America - una delle riviste accademiche americane attualmente più autorevoli.  

Lo studio, coordinato da William Hobbs - postdoctoral fellow in Quantitative Social Science nell’Università di San Diego in California - prende in esame i dati di 12 milioni di utenti Facebook californiani e li relaziona alle rispettive cartelle cliniche. Il risultato è a senso unico: chi utilizza i social network ha una probabilità di morire inferiore del 12% rispetto a chi, invece, non ne fa uso. William Hobbs dichiara non trattarsi di una vera e propria scoperta, quanto di una conferma di una teoria preesistente, definita dalla sociologa Lisa Bergman già 37 anni fa: chi beneficia di forte interazioni sociali ha una speranza di vita maggiore. Poco importa se queste relazioni si giocano nello spazio fisico di un bar, di un campo di calcetto o di un oratorio: vale anche lo spazio digitale dei social network, lo spazio fisico di uno schermo da 15 pollici. 

Insomma: chi ha migliaia di contatti, vive di più. Già Mark Zuckerberg, sbarcando a Roma il 29 agosto di questo anno, alla corte del Presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva assicurato che no, Facebook non aveva rovinato l’interazione faccia a faccia, ma aveva bensì ampliato le possibilità d’incontro su piani altrimenti prima impossibili. Eppure, la friendship addiction rimane una realtà: aumentare il numero di fan del proprio profilo personale rischia di diventare una sorta di dipendenza cui le donne sono particolarmente vulnerabili.

Non è la prima volta che si prova a istituire correlazioni tra fenomeni interni a Facebook e dinamiche socio/demografiche più stratificate. Rimane celebre la ricerca del Facebook Data Science - che si occupa di condurre studi sui dati estratti dalla piattaforma - che nel 2014 ha deciso di celebrare San Valentino con una serie di ricerche con un semplice obiettivo: i comportamenti sui social possono prevedere il formarsi di un rapporto amoroso interpersonale (e inter-gender). Lo studio, che di per sé aveva un supporto statistico solido, partiva in realtà da un assunto semplice: i nuovi corteggiamenti sono anche social, e un like su una foto o un commento positivo sotto un post possono dire ben più di quanto esprimono “a parole”.

Tuttavia, rispetto all’ultima ricerca di William Hobbs - con l’ausilio di James Fowler dell’Università della California di San Diego - qui la situazione è diversa: i due studiosi tengono a precisare che “si tratta di uno studio di correlazione che non implica alcun rapporto di causa-effetto”. Pertanto, non vi è una determinazione cronologica dall’avere tanti amici e l’aumento della speranza di vita. Per intenderci: una persona con un vasto stuolo di amici, sui social, è principalmente una persona che condivide status positivi. Ma la positività degli stessi è genuina o è ad-hoc appunto per aumentare la sua popolarità: insomma, una persona ha tanti amici perché è felice e sta bene, o mostra felicità e benessere per avere tanti amici? Come nella vita vera, anche su Facebook si può mentire.