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GAFFE ISTITUZIONALE

Terroristi islamici? E Obama “sbianchetta” persino Hollande

L'ossessione del presidente Usa per il linguaggio politicamente corretto fa un'altra vittima: stavolta è il suo pari grado di Francia che in un vertice sul nucleare ha parlato di terrorismo islamico. Ma la frase, che compariva nel video della Casa Bianca, è stata tagliata. L'opposizione: «Obama non può sconfiggere un nemico che non ha il coraggio di chiamare per nome».

Esteri 05_04_2016
Obama e Hollande

Forse la guerra allo Stato Islamico verrà condotta in modo blando e inconsistente dagli americani ma di certo Washington non transige quando si tratta di fare la guerra al vero nemico della civiltà occidentale: il linguaggio politicamente scorretto. Lo ha scoperto a sue spese il presidente francese François Hollande che, ospite alla Casa Bianca a margine del summit internazionale sul nucleare, si è visto censurare una frase del suo discorso, non tradotta dall'interprete ufficiale e poi tagliata dal video dell'incontro messo in rete sul sito della White House.

L'amministrazione Obama, da sempre ossessionata dal linguaggio politically correct, non ha infatti trovato di meglio che censurare un passaggio del discorso del presidente francese François Hollande facendo scomparire le parole  "terrorismo islamico". L'inquilino dell'Eliseo ha parlato delle radici del terrorismo, il terrorismo islamico, in Siria e in Iraq ma le parole terrorismo islamico sono state soppresse come ha notato il Media Research Center che ha poi fatto rimbalzare la notizia della censura sul New York Post e altri giornali legati ai repubblicani.

Il video è stato inizialmente caricato sul sito della Casa Bianca integralmente, poi è stato rimosso e messo nuovamente on line dopo aver tagliato la frase di Hollande. Il Post non ha esitato a parlare di paranoia di Obama e il candidato Ted Cruz ha detto che «il radicalismo islamico è nostro nemico ma il presidente è da sette anni incapace di accettare la realtà» aggiungendo che «non si può sconfiggere un nemico se non si ha neppure il coraggio di chiamarlo per nome».

La Casa Bianca ha precisato di non aver corretto il video e parla solo di un problema audio mentre parlava Hollande ma evidentemente si tratta di un giustificazione ridicola che non toglie dall'imbarazzo Obama, tra le perplessità di Parigi e le dure critiche dei repubblicani. L'ossessione di Obama e del suo staff per il linguaggio politicamente corretto risale ai primi tempi del suo mandato presidenziale quando rimpiazzò il termine coniato da George W. Bush per indicare le guerre contro al-Qaeda di guerra globale al terrore (global war on terror) con un più soft ma incomprensibile operazioni d'emergenza oltremare (contingency operations overseas).

Nel 2009, l'ex attivista femminista Janet Napolitano venne messa alla testa della sicurezza interna (Homeland Security) con l'obiettivo di cambiare il lessico della guerra al terrorismo. E ci riuscì coprendosi di ridicolo. Abolì il termine terrorismo islamico per non offendere i musulmani e persino attentato o atto terroristico, termini rimpiazzati da disastro causato dall'uomo. Una formula esilarante che avrà infatti fatto morire dalle risate i terroristi islamici e i loro tanti fans (anch'essi islamici) ma anche profondamente sbagliata poiché i disastri causati dall'uomo sono spesso frutto di incidenti e non determinati dalla volontà terroristica.

Infine è poi evidente che se abrogassimo il termine ladri e li chiamassimo benefattori i furti non calerebbero. Finora però il delirante linguaggio dell'amministrazione Obama, la più incline della storia degli Usa ai movimenti radicali islamici (specie quelli legati ai Fratelli Musulmani), non era stato imposto a nessuno, tanto meno agli ospiti stranieri. Evidentemente per Obama il presidente Hollande aveva detto le parolacce e andava censurato.

Se l'Europa non sembra in grado di contrastare il terrorismo islamico neppure sul fronte socio-culturale, la performance dei vertici statunitensi risulta ancora più scoraggiante soprattutto se si considera che un tempo dall'Europa e dal mondo intero in tanti fuggivano negli Stati Uniti in cerca di libertà. Anche quella di parola.