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L'EREDITÀ

Trump lascia su santità della vita, libertà religiosa ed educativa ma anche sui poveri

Gli ultimi tre atti di Trump ricordano agli americani “che non ci sarà prosperità finché l’aborto non avrà fine e ciascuno sarà considerato un figlio di Dio”, che le famiglie povere devono ricevere aiuti per l’educazione dei figli, che senza libertà religiosa non c’è democrazia. Ed elenca i provvedimenti presi in questo senso. A dire che il suo operato si muoveva su una convinzione profonda, ma la prima a non capirlo è stata la Chiesa nonostante gli ultimi che lui ha difeso.

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Attualità 20_01_2021

Promozione della sacralità della vita, della libertà religiosa e di quella educativa. Sono questi gli ultimi tre atti che il presidente uscente Donald Trump ha scelto per salutare il popolo americano. Con tre proclamazioni che dimostrano quanto il magnate protestante abbia corrisposto politicamente a quanto sostiene la Dottrina sociale della Chiesa. Lui, il "The People President", come amava essere definito, non solo ha difeso i princìpi non negoziabili ritenendoli il primo fattore di pace sociale, ma anche le classi a reddito minore (è il presidente repubblicano che ha ottenuto più voti dalla popolazione afroamericana e ispanica).

È così che, a dire che la sua scelta non era dettata da un interesse meramente elettorale, il 15 gennaio ha scelto il giorno successivo come giornata per celebrare la libertà religiosa, ricordando di averla difesa sia nel mondo (con fondi alle chiese che si occupano di proteggere le minoranze religiose ) sia negli Stati Uniti, dopo l’era obamiana che aveva visto diversi istituti, scuole, ospedali di matrice religiosa e aziende di proprietari cristiani costretti a dover seguire norme contrarie alla propria coscienza su aborto e famiglia. Perciò, ha chiarito il presidente, “abbiamo anche tutelato il diritto degli operatori sanitari a non essere costretti a eseguire procedure che violano le loro convinzioni più profonde”, garantendo anche “che i luoghi di culto e altre organizzazioni di matrice religiosa potessero ricevere prestiti...con gli stessi parametri di qualsiasi altra entità”. Trump ha poi parlato dello sforzo della sua amministrazione affinché i governatori statali proteggessero la libertà di culto come diritto primario anche durante l'epidemia di coronavirus, lasciando aperti gli edifici in cui esercitarlo, ritenendoli essenziali al pari degli esercizi commerciali.

Il presidente ha aggiunto che “abbiamo posto fine alle politiche sbagliate di negare l'accesso ai finanziamenti per l'istruzione a college e università storicamente frequentate dalla popolazione nera a causa del loro carattere religioso e di negare i prestiti a coloro che svolgono servizi pubblici presso organizzazioni religiose”. Una mossa che ha permesso anche ai poveri di ricevere borse di studio per frequentare università religiose di alto livello. A questo si lega la Proclamazione di Trump del 17 gennaio della Settimana nazionale della libertà di scelta educativa (24-30 gennaio 2021) a favore dei finanziamenti per tutte le persone povere che si vedono costrette a scegliere una istruzione mediocre a causa del loro reddito.

Infine, il 17 gennaio ha proclamato anche la Giornata nazionale della sacralità della vita umana (22 gennaio) per sostenere quanto spiegò madre Teresa di Calcutta, che finché non cesserà l’aborto la pace non esisterà mai fra gli uomini. Trump l’ha detto affermando che solo “quando ogni persona sarà trattata come un figlio amato di Dio, le persone potranno raggiungere il loro pieno potenziale, le comunità potranno fiorire e l'America essere un luogo di speranza e libertà”. Inoltre, come assicurò suor Dede Byrne durante la Convention Repubblicana 2020, “la sua fede (di Trump) nella sacralità della vita trascende la politica”. Infatti nella sua dichiarazione di domenica il presidente ha ribadito: “Ogni vita umana è un dono per il mondo. Che sia nato o non ancora nato, giovane o vecchio, sano o malato, ogni persona è creata a immagine santa di Dio”. Trump però non si è accontentato come tanti suoi predecessori di parlare di sostegno alla vita giudicando le leggi abortiste come intoccabili, tanto che, si legge, “siamo quasi a 50 anni dalla sentenza Roe v. Wade della Corte Suprema”, una sentenza “costituzionalmente viziata” che “ha rovesciato le leggi statali che vietavano l'aborto causando la perdita di oltre 50 milioni di vite innocenti”.

Trump, nonostante un potere che ha provato a schiacciarlo in ogni modo con scorrettezze e pressioni pesantissime durate oltre quattro anni, ha espresso speranza perché “madri forti, studenti coraggiosi, membri meravigliosi della comunità e persone di fede stanno guidando un potente movimento per risvegliare la coscienza dell'America e ripristinare la convinzione che ogni vita sia degna di rispetto...l'invito a ogni persona a riconoscere la sacralità della vita risuona più forte che mai in America”, tanto che “nell'ultimo decennio, il tasso di aborti è costantemente diminuito e oggi più di tre americani su quattro sono a favore delle restrizioni all'aborto”.

Il presidente ha elencato le sue azioni contro l’aborto (qui una in fila all’altra). Quando poi sono cominciati gli attacchi alle agenzie adottive di matrice religiosa che si rifiutano di dare bambini a persone dello stesso sesso, “la mia amministrazione ha protetto il ruolo vitale dell'adozione basata sulla fede”. Vengono poi elencati gli atti internazionali contro l’aborto come un diritto (come all’Onu qui e qui) i finanziamenti per la ricerca sulla sindrome di Down e il recente ordine esecutivo che impone il soccorso di bambini scampati all’aborto e nati vivi. Che dire poi degli "oltre 200 giudici federali” che non interpretano la Costituzione ma la leggono quale è, ossia una carta che segue la legge naturale  e che difende la vita? E questo, nonostante “alcuni a Washington stiano combattendo per mantenere gli Stati Uniti fra una piccola manciata di nazioni - tra cui la Corea del Nord e la Cina - che consentono gli aborti selettivi dopo la ventesima settimana”.

Infine ha chiesto agli americani di “parlare in nome di coloro che non hanno voce...e sostenere ogni madre eroica che sceglie la vita...a difendere la vita di ogni bambino innocente e non ancora nato, ognuno dei quali può portare amore, gioia, bellezza e grazia incredibili alla nostra Nazione e al mondo intero...chiedo a ogni cittadino di questa grande Nazione di ascoltare il suono del silenzio causato da una generazione persa e poi di alzare la voce per tutti coloro che sono stati colpiti dall'aborto”.

A fargli eco è stato poi il discorso della First Lady Melania Trump riguardo al proprio operato a favore degli innocenti vittime della tratta umana e del traffico internet. 

È così che Trump lascia la Casa Bianca, amato dal popolo e contrastato dalle élite. Persino quelle la cui fede dovrebbe farle essere al suo fianco. Perché appunto oltre a vita, famiglia, libertà di educazione, della Chiesa e della fede, Trump non ha dimenticato gli ultimi. Proteggere la sua nazione, come ha fatto, dalla delinquenza e dal terrorismo che l’immigrazione massiccia porta con sé, non gli ha impedito di fare quanto ammesso persino dalla rivista di sinistra Limes, la cui analisi è stata ripresa qui da Antonio Socci.

Si parla di “schizzinose élite liberal incapaci di ascoltare i deplorables (termine con cui la Clinton aveva definito gli elettori di Trump, ndr)” mentre Trump, “il perdente più votato della storia americana” ha preso oltre 75 milioni di voti (conteggiati, ricordiamo che ci sono prove video delle frodi elettorali) anche perché “sotto di lui la paga base della fascia salariale più bassa è cresciuta del 4,5%, il redito mediano per famiglia è salito dai 62.898 dollari del 2016 ai 68.703 del 2019...Trump finanziava università storicamente nere (Hbcu). Ed estricava di prigione circa 4mila neri incarcerati sull’impulso ultrarepressivo del Crime Bill elaborato nel 1994 da tal Joe Biden", mentre "nel settembre scorso il 56% degli elettori affermava di stare meglio di quattro anni prima”. A dirlo sono anche gli exit poll che hanno confermato che Trump ha ricevuto il 26% dei voti non bianchi con l'11% degli afroamericani, il 31% degli ispanici e il 30% degli asiatici americani, in aumento di 3 punti percentuali rispetto al 2016 tra tutti e tre i gruppi.

Ma forse non è questo che interessa a chi parla continuamente dei poveri dimenticando che senza la difesa degli ultimi, i bambini uccisi e senza voce, anche la lotta per gli indigenti appare strumentale. Mentre è difficile che chi si gioca la faccia per coloro che non hanno diritti non rispetti davvero la dignità di tutti gli altri esseri umani. Tanto che i dem sono ormai considerati il partito delle élite.