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MEDIORIENTE

Una guerra tira l'altra. Una fortuna per chi vende armi

Le tensioni tra Paesi arabi e Iran, la guerra in Siria, lo scontro con lo Stato Islamico e anche il conflitto yemenita, allargatosi con l’operazione “Tempesta Decisiva e effettuata per ora solo da forze aeree e navali arabe, rafforzano la tendenza che vede una corsa al riarmo senza precedenti.

Esteri 11_04_2015
Sempre più armi in Medioriente

Le tensioni tra Paesi arabi e Iran, la guerra in Siria, lo scontro con lo Stato Islamico e anche il conflitto yemenita allargatosi con l’operazione “Tempesta Decisiva” effettuata per ora solo da forze aeree e navali arabe contro gli insorti sciiti rafforza la tendenza che vede la regione mediorientale protagonista di una corsa al riarmo senza precedenti.

Un’area che già oggi assorbe buona parte del mercato degli armamenti mondiale e che nei prossimi anni vedrà con ogni probabilità accentuarsi gli acquisti di sistemi d’arma ed equipaggiamenti come già sembrano indicare numerosi elementi. Gli Stati Uniti, principali fornitori di armi ai Paesi arabi del Golfo Persico, tanno accelerando la forniture di armi alla coalizione araba a guida saudita impegnata nell'offensiva contro i ribelli sciiti Houthi nello Yemen. Lo ha riferito il 7 aprile il vicesegretario di Stato Antony Blinken, che a Riad ha incontrato anche il presidente yemenita Abd-Rabbu Mansour Hadi, messo in fuga dai ribelli e riparato in Arabia Saudita. Riad e le altre monarchie sembrano determinati ad accentuare le spese militari anche per far fronte alla minaccia atomica iraniana per nulla ridimensionata, almeno nelle valutazioni emerse in questi giorni nelle capitali del Golfo, dall’accordo annunciato nei giorni scorsi tra Teheran, le potenze occidentali e la Russia.

I più importanti istituti di analisi militari concordano nel sottolineare la rapida crescita della spesa militare saudita. I dati forniti il mese scorso dagli analisti britannici di Ihs Jane’s nel Global Defence Trade Report 2014 evidenziano come l’Arabia Saudita (che nel 2013 aveva superato la Gran Bretagna piazzandosi al quarto posto nella classifica dei Paesi che più spendono per le forze armate con oltre 60 miliardi di dollari di bilancio della Difesa) abbia superato l’India in vetta alla classifica dei maggiori importatori di armamenti con acquisizioni per 6,5 miliardi di dollari, pari a una crescita del 54% rispetto al 2013 mentre il trend è tutt’ora in crescita, con un valore di importazioni stimato per il 2015 in 9,8 miliardi di dollari (+52%), pari a un settimo dell’intero mercato mondiale.

Lo statunitense International Institute for Strategic Studies valuta che Riad abbia speso l’anno scorso 80 miliardi di dollari per finanziare le forze armate, il 43% per cento in più del 2012 mentre sauditi e alleati del GulF Cooperation Council (Bahrein, Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Oman) hanno speso 110 miliardi, il 44% per cento in più rispetto a due anni prima. «Cinque tra i dieci maggiori Paesi importatori sono del Medio Oriente, un mercato in espansione che si prevede raggiungerà i 110 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni»,  ha sottolineato l’analista britannico Ben Moores evidenziando che l’anno scorso gli Emirati Arabi Uniti hanno importato armi ed equipaggiamenti per 2,1 miliardi. Sauditi ed emiratini da soli hanno importato più armamenti di tutta l’Europa Occidentale e stanno sviluppando crescenti capacità produttive autonome mentre gli altri Sati del Golfo non sono certo rimasti a guardare.

I maggiori fornitori di armi al mercato mediorientale sono stati anche nel 2014 gli Stati Uniti (8,4 miliardi), seguiti da Gran Bretagna (1,9), Russia (1,5), Francia (1,3) e Germania (1 miliardo). Il mercato mondiale delle della Difesa è stato valutato da Ihs Jane’s 64,4 miliardi di dollari nel 2014 e si stima che supererà i 70 miliardi nel 2015, cifre in realtà approssimative per difetto tenuto conto che l’istituto di analisi britannico ha escluso dalle valutazioni i contratti per armi portatili e munizioni di calibro inferiore ai 57 millimetri. In cima alla lista dei fornitori globali ci sono gli Usa (23,7 miliardi) seguiti da Russia (10 miliardi), Francia (4,9 miliardi), Regno Unito (4,1 miliardi) e Germania (3,5 miliardi) mentre l’Italia si attesta intorno a 1,9 miliardi di esportazioni ed emerge la Corea del Sud che gli analisti del Jane’s valutano possa esportare prodotti m militari (aerei da addestramento, navi, elettronica e mezzi terrestri) per 35 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni.

Le stime di crescita delle importazioni militari arabe potrebbero risultare ancora più ricche tenuto conto che l’impatto dell’intervento arabo contro lo stato Islamico (fine settembre 2014) e contro gli sciiti yemeniti (marzo 2015) in termini di esigenze di nuove forniture militari non è ancora quantificabile. Di certo il gran numero di bombe di precisione e missili impiegati nei due conflitti dovrà venire rimpiazzato mentre un eventuale intervento terrestre nello Yemen potrebbe aumentare la richiesta di mezzi ed equipaggiamenti per gli eserciti arabi. Finora nelle importazioni militari delle monarchie del Golfo il più importante volume d’affari è stati generato da aerei da combattimento armamenti navali e soprattutto dalle difese contro i missili balistici iraniani. Inoltre a breve sono attese le decisioni di Kuwait e Qatar sull’acquisto di nuovi cacciabombardieri, gare in cui sembra favorito l’Eurofighter Typhoon  italo-anglo-tedesco-spagnolo.   

La concorrenza è spietata su uno dei mercati più ricchi del mondo nel settore della Difesa (l’altro è quello dell’Estremo Oriente) e benché la posizione di leadership degli Usa sia difficilmente scalzabile l’ambigua politica di Washington nei confronti del programma nucleare iraniano e della lotta al Califfato e più in generale all’estremismo islamico sta favorendo russi ed europei, specie in Egitto dove la decisione di Washington di sospendere temporaneamente le forniture militari dopo il rovesciamento del governo islamista di Mohamnmed Morsi (recentemente revocata) ha indotto il Presidente Abdel Fattah al-Sisi a diversificare i fornitori militari con un contratto per navi e aerei da guerra francesi da oltre 5 miliardi di euro e un altro di importo simile in discussione con Mosca (che paradossalmente è anche il più importante fornitore di armi all’Iran).

Forniture che verranno saldate da Riad e Abu Dhabi, sponsor del governo egiziano, secondo una politica di aiuto agli alleati che ha già visto i sauditi spendere 3 miliardi di dollari per armare l’esercito libanese in funzione anti Isis e anti Hezbollah con armi francesi.