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SENATO

Una petizione e un film per fermare l'utero in affitto

Una petizione per impegnare il governo ad agire a livello nazionale e internazionale per fermare la pratica dell’utero in affitto, e la diffusione di un film-documento sulla terribile realtà della maternità surrogata, sono le due novità presentate ieri al Senato dall’associazione Provita Onlus.

Vita e bioetica 05_10_2016
Provita in Senato

Una petizione per impegnare il governo ad agire a livello nazionale e internazionale per fermare la pratica dell’utero in affitto, e la diffusione di un film-documento sulla terribile realtà della maternità surrogata, sono le due novità presentate ieri al Senato dall’associazione Provita Onlus, rappresentata dal suo presidente Toni Brandi. Con lui, a testimoniare un impegno trasversale in Parlamento le senatrici di tre diversi partiti: Maria Rizzotti (FI), Laura Bianconi (NCD), Donatella Mattesini (PD). 

Brandi ha presentato la raccolta firme come uno strumento teso a fare pressione sulle istituzioni italiane ed europee affinché applichino la legislazione vigente che vieta ogni forma di maternità surrogata e la compravendita di gameti. In Italia, ha denunciato Brandi, "non vengono rispettati questi divieti, come mostrano le denunce ai tribunali e le sempre più numerose agenzie straniere per le quali il nostro Paese rappresenta un mercato in crescita". Un mercato, ha proseguito, che "rappresenta un giro di affari di decine di miliardi di euro e che riduce il bambino a una merce da acquistare, e che non manca di provocare danni alla salute delle donne, troppo spesso male informate, se non ingannate, sui veri effetti delle pratiche della surrogazione".

Ed è proprio "di fronte all'immobilità delle istituzioni", che nasce l’idea di lanciare la petizione "Avanti per la famiglia" – sottoscrivibile sul sito dell'associazione www.notizieprovita.it  – che ha lo scopo di impegnare il Governo a perseguire tutti coloro che promuovono la maternità surrogata in Italia e chiede anche all’esecutivo di lavorare per una messa al bando dell'utero in affitto a livello internazionale".

Di pari passo ci sarà anche un lavoro di sensibilizzazione della società civile, affinché siano le stesse donne a tenere alta la guardia verso questo inumano modo di distruggere la catena della filiazione e dell’identità della persona. A tal fine Pro-vita ha acquistato i diritto per l’Italia del documentario statunitese “Breeders: donne di seconda categoria?”, che sarà diffuso in diversi circuiti e sarà disponibile da oggi sul sito notizieprovita.it. La pellicola raccoglie le testimonianze reali di persone coinvolte in questo mercato, di ciò che hanno subito, delle conseguenze psicofisiche che si sono verificate.

Unendosi al consenso per l’iniziativa, altri parlamentari da sempre impegnati nella lotta alla pratica dell’utero in affitto, hanno voluto aggiungere alcune precisazioni riguardo alle modalità con cui poter raggiungere risultati concreti. Afferma infatti l’on. Eugenia Roccella (Idea) che sebbene siano buone tutte quelle «iniziative che riportano al centro del dibattito la questione dell’utero in affitto e del mercato del corpo di donne e bambini,  è impossibile però, con una semplice mozione, cancellare questa vergogna». Alla Camera infatti – ricorda la Roccella - «durante la discussione in commissione, la maggioranza ha bocciato gli emendamenti contro l’utero in affitto, e il testo della legge sulle unioni civili comprende il famigerato comma 20 che è un invito ai tribunali a legittimare la pratica della maternità surrogata». Per la Roccella dunque «l’unico modo per bloccare il commercio di madri e figli è votare una legge apposita o indire il referendum per abrogare una parte della legge sulle unioni civili, tra cui, ovviamente, il famoso comma 20».