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LA FIGLIA DI GIANNA BERETTA MOLLA

«Vi racconto il santo matrimonio di mamma e papà»

Gianna Emanuela Molla racconta come la santità della mamma sia fiorita in un matrimonio vissuto come "via per il Paradiso" e, ancor prima, in un intreccio di vite familiari intrise di amore per il Signore, sempre messo al primo posto. Se oggi famiglia e matrimonio sono sempre più vessati dallo spirito del mondo, la Chiesa coi suoi santi profetizza una via di luce e di speranza.

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Famiglia 20_10_2019

Molti conoscono Santa Gianna Beretta Molla per via di quello straordinario gesto d’amore che permise alla sua ultima figlia di venire al mondo, a prezzo della sua stessa vita. Meno noto invece è il fatto che, questo sacrificio, fu come il sigillo su una vita tutta santa, ma soprattutto su un matrimonio veramente santo. È la stessa figlia, Gianna Emanuela Molla che non esita a definire i suoi come due «Santi Genitori», essendo intimamente convinta che l’amato papà fosse «il degnissimo sposo di una Santa sposa».

Così facendo ella non vuol certo anticipare un giudizio che la Chiesa non ha espresso, ma semplicemente vuole riferire il pensiero che la mamma stessa, quando in vita, aveva più volte manifestato. È perciò sotto questa particolare luce di santità matrimoniale che oggi vogliamo conoscere e amare la vita di questa “Santa della famiglia”, nella cui proclamazione la Chiesa ha mostrato, ancora una volta, la sua natura profetica. In quale momento storico, infatti, la famiglia è stata più vessata e umiliata che in quello odierno? E quale testimonianza oggi è più provvidenziale di quella che presenta la quotidianità del matrimonio come un’autentica via di santità?

FAMIGLIA: CULLA DI SANTITÀ

Nata a Magenta, in provincia di Milano, il 4 ottobre 1922, Festa di San Francesco d’Assisi, Gianna, insieme al dono della vita, riceve dal Signore due genitori profondamente cristiani, Maria De Micheli e Alberto Beretta, entrambi terziari francescani. Battezzata come Giovanna Francesca, è la decima di tredici figli, cinque dei quali muoiono in tenera età, e tre si consacrano a Dio.

Già da questi primi dati si comprende come il contesto familiare di provenienza è intriso di religiosità. In una lettera del 22 aprile 1955 al fidanzato Pietro, Gianna parlerà così di mamma e papà: «I miei santi genitori: tanto retti e sapienti, di quella sapienza che è riflesso del loro animo buono, giusto e timorato di Dio!». Si capisce perciò che la prima autentica esperienza di Chiesa fu per la Santa la sua stessa famiglia e la sua più esperta catechista fu proprio la mamma: lei la introdusse alla conoscenza e all’amore per il Signore, posto come unico centro di tutta la vita, dentro e fuori casa.

La piccola Gianna accoglie da subito e con piena adesione il dono della fede: «A soli cinque anni e mezzo - racconta Gianna Emanuela - riceve per la prima volta la Santa Comunione e da quel momento, insieme alla mamma, partecipa tutte le mattine alla Santa Messa per prendere quello che da subito considera "il cibo indispensabile di ogni giorno"». Così, la fervida amicizia con il Signore, che la Gianna bambina respira in famiglia, cresce in un amore profondo e personale insieme alla Gianna donna e poi medico. Intanto, nasce in lei l’urgenza di conoscere la sua personale chiamata nel piano d’amore di Dio…

VOCAZIONE ALLA FELICITÀ

«Dal seguire bene la nostra vocazione dipende la nostra felicità terrena ed eterna». È con tale profondità di coscienza, ma con altrettanta serenità d’animo, che Gianna continua a pregare e far pregare con fervore per la sua vocazione. «La mamma - racconta Gianna Emanuela - si preoccupava di conoscere la volontà di Dio su di lei per poterLo servire al meglio. Ma non ha avuto fretta, ha continuato a pregare sino a che non è stata sicura della vocazione alla quale il Signore la stava chiamando».

In questa fase di scelta vocazionale, come del resto in tutta la vita, la preghiera fu per Gianna più che fondamentale: «Ha sempre pregato moltissimo - continua la figlia - dando esempio alle sue giovani dell’Azione Cattolica. Diceva loro: “Ricordiamoci che l’apostolato si fa soprattutto e prima di tutto in ginocchio”. Recitava quotidianamente il Santo Rosario perché, come aveva imparato da piccola in famiglia, “senza l’aiuto della Madonna in Paradiso non si va”». Inizialmente, proprio per questo suo amore, che mette sempre Dio al primo posto, si consolida in Gianna il desiderio di raggiungere il fratello padre Alberto, medico missionario Cappuccino in Brasile, per aiutarlo come medico e dedicarsi totalmente alla vocazione missionaria. Ma la strada che il Signore ha preparato per la giovane donna non è questa: Gianna non ha la salute per sopportare il caldo equatoriale di quelle terre. «Questo significa che il Signore da te vuole altro», le ripete il suo direttore spirituale che la incoraggia a formare una famiglia santa, imitando l’esempio dei suoi genitori.

«Così sentendosi chiamata dal Signore alla vocazione del matrimonio, la mamma l’ha abbracciata con tutta la gioia e con tutto l’entusiasmo». E cosa fa dunque la giovane santa, ancor priva di un fidanzato? «Nel giugno 1954, a quasi 32 anni di età, la mamma si reca a Lourdes per pregare la Madonna affinché le facesse incontrare colui che sarebbe dovuto essere il suo sposo, quello che il Signore le aveva preparato fin dall’eternità».

UN INCONTRO VOLUTO DALL’ALTO

In questo intreccio di santità, che si tramanda di famiglia in famiglia, come un tesoro prezioso, si innesta perfettamente la figura dell’ingegner Pietro Molla, ovvero colui che la Provvidenza suggerirà a Gianna come marito.

Nato l’1 luglio del 1912 a Mesero, paese vicino a Magenta, anche Pietro Molla, per parte sua, riceve in dono due genitori profondamente cristiani, è il quarto di otto figli. «Quando incontrò la mia mamma - continua Gianna Emanuela - della quale aveva 10 anni in più, il papà era un uomo di grande fede e dalle straordinarie virtù. Ma soprattutto, proprio come lei, aveva posto il Signore al centro della sua vita sin dalla sua giovinezza. Posso dire che papà, da un lato, aveva una grande dedizione al lavoro e, dall’altro, si sentiva chiamato dal Signore alla vocazione del matrimonio, desiderando profondamente avere una sua famiglia. Proprio per questo si recava ogni giorno nella "sua" piccola chiesetta di Ponte Nuovo (Magenta) per chiedere alla Madonna del Buon Consiglio che gli facesse incontrare “una mamma santa per i suoi figli”!».

«Il Signore stava davvero chiamando i miei genitori alla vocazione del matrimonio come loro pensavano: la Vergine Maria, infatti, ascoltò le loro preghiere, e così, nonostante si conoscessero già da cinque anni, fu grazie alla Madonna che finalmente i loro bellissimi cuori e anime si incontrarono!». Da questo momento inizia il fidanzamento come “un tempo di grazia”, vissuto nella grande gioia e gratitudine verso il Signore e la Vergine Maria, e nell'instancabile preghiera di affidamento per la nuova famiglia nascente.

IL SANTO MATRIMONIO

Gianna Beretta e l’ingegnere Pietro Molla si uniscono in matrimonio il 24 settembre 1955, nella Basilica di San Martino a Magenta (Milano). Ma cosa significa per i due innamorati celebrare il Sacramento del matrimonio e formare una famiglia? Ecco cosa scrive Gianna al suo “Pedrin d’or”, dieci giorni prima delle nozze: «Pietro mio carissimo, grazie di tutto. Vorrei poterti dire tutto ciò che sento e ho nel cuore, ma non sono capace. E tu che ormai bene conosci i miei sentimenti, sappimi leggere ugualmente. Pietro carissimo, sono certa che mi renderai sempre felice come lo sono ora e che il Signore esaudirà le tue preghiere, perché chieste da un cuore che lo ha sempre amato e servito santamente. Pietro, quanto ho da imparare da te! Mi sei proprio di esempio e ti ringrazio. Così, con l’aiuto e la benedizione di Dio, faremo di tutto perché la nostra nuova famiglia abbia ad essere un piccolo cenacolo ove Gesù regni sopra tutti i nostri affetti, desideri e azioni. Pietro mio, mancano pochi giorni e mi sento tanto commossa ad accostarmi a ricevere il Sacramento dell’Amore: diventiamo collaboratori di Dio nella creazione, possiamo così dare a Lui dei figli che Lo amino e Lo servano. Pietro, sarò capace di essere la sposa e la mamma che tu hai sempre desiderato? Lo voglio proprio perché tu lo meriti e perché ti voglio tanto bene. Ti bacio e ti abbraccio con tutto l’affetto, tua Gianna». E altrettanto Pietro le scriverà prima del grande giorno: «Gianna carissima, … con la certezza che Iddio ci volesse uniti, tu ed io abbiamo intrapreso la nostra nuova vita. In questi mesi è stato tutto un crescendo di comprensione e di affetto. Ora, la nostra comprensione è perfetta, perché ci è di luce il Cielo e di guida la Legge Divina... Ora, il nostro affetto è pieno perché siamo un cuore ed un’anima sola, un sentimento ed un affetto solo, perché il nostro amore sa attendere, forte e puro, la benedizione del Cielo (…)».

La figlia Gianna Emanuela racconta così la Santa unione tra i suoi genitori: «Leggendo e trascrivendo per mesi le lettere di papà alla mamma per la loro pubblicazione, ho capito che il loro amore poteva essere così grande, così profondo e così vero perché il Signore e la Mamma Celeste erano veramente sempre presenti e facevano parte integrante di questo loro amore, come di tutta la loro vita. Ci sono aspetti che mi illuminano e mi commuovono profondamente: la loro profonda fede e illimitata fiducia nella Divina Provvidenza, la loro profonda umiltà, il loro immenso amore reciproco - che li rendeva più sereni e più forti -, il loro incommensurabile amore per noi figli, la loro grande stima reciproca, la loro continua comunicazione e supporto vicendevole, le loro intense e costanti preghiere per ringraziare il Signore e la Vergine Maria, il loro amore e la loro carità verso il prossimo. Hanno veramente vissuto il Sacramento del Matrimonio come vocazione e via verso la santità».

E sarà esattamente in questo terreno fertile e fecondo di santità che in soli sei anni e mezzo di matrimonio, Gianna e Pietro accoglieranno sei figli: due raggiungeranno il Cielo ancora in grembo, Mariolina alla tenera età di sei anni, due anni dopo la morte di Gianna, mentre l’ultima figlia sarà la grazia che permetterà a entrambi di sugellare, seppur in forme molto diverse, la loro comune vocazione: dare la vita per amore.