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Berlusconi vince, guerriglia a Roma E ora cercasi nuova maggioranza

Il governo esce vittorioso dalla conta dei voti voluta da Fini, ma il clima di violenza e intolleranza che si è creato rischia di ipotecare il futuro. Anche perché il voto di di Montecitorio non chiude la crisi politica. Ora le strade possibili sembrano due: ingresso dell'UDC nella maggioranza o elezioni anticipate.

Attualità 15_12_2010
scontri a roma Tre soli voti di vantaggio alla Camera dei deputati non bastano per governare, ma sono sufficienti per impartire una dura lezione al leader di Futuro e Libertà nonché presidente della Camera Gianfranco Fini, l'uomo che questa mozione di sfiducia aveva tanto voluto contando di sbarazzarsi del Cavaliere. Così non è andata, ma certo la crisi politica non finisce qui e quanto accaduto ieri nel centro di Roma, con ore di guerriglia urbana che hanno lasciato sul terreno oltre cento feriti, dovrebbe mettere in guardia dal proseguire in una lotta politica che paralizza le istituzioni del Paese.

La manifestazione di protesta di ieri raccoglieva le istanze più disparate, dagli studenti universitari ai metalmeccanici, dai gruppi anti-discarica di Terzigno ai comitati dei terremotati dell’Aquila, una galassia variegata la cui calata a Roma non può essere certo considerata casuale. Una protesta organizzata con cura – forse qualcuno immaginava un nuova marcia su Roma - per fare pressione su un Parlamento che “doveva” scacciare Berlusconi. Forse poi è sfuggita di mano agli stessi registi dell’operazione, travolti da centinaia di giovani mossi soprattutto dalla voglia di distruggere tutto.

Comunque un contributo a riprendere il comtrollo della situazione deve venire da una soluzione rapida della crisi politica che faccia riprendere al governo il pallino della situazione. Berlusconi deve trovare con urgenza il modo di rafforzare la propria maggioranza essendo chiaro che con un margine di soli tre voti alla Camera diventa molto difficile governare. Se poi ciò si dimostrasse impossibile allora diventerebbe inevitabile lo scioglimento anticipato del Parlamento e quindi il ricorso a nuove votazioni: un’eventualità che per ovvi motivi Bossi si augura apertamente, Berlusconi dice di non auspicare ma tuttavia di non temere, e invece l’opposizione di centro-sinistra vorrebbe evitare a tutti i costi.

Da ieri pomeriggio a Roma, in buona o rispettivamente in mala fede, tutti gli alchimisti esperti di formule parlamentari sono all’opera per preparare ricette da proporre a Berlusconi. Gli alchimisti nemici elaborano ricette di pozioni velenose, che già sono oggi o nei prossimi giorni diverranno argomento di dotti editoriali su grandi giornali. Gli alchimisti amici invece lavorano ad elisir di lunga vita parlamentare, i cui possibili ingredienti già affioravano ieri sera nelle dichiarazioni televisive di alcuni di loro, tra cui in primis l’on. Cicchitto che, nella sua veste di capo gruppo alla Camera del partito di Berlusconi, era il generale vittorioso della giornata. L’idea sarebbe in sostanza quella di ricuperare i meno convinti tra i seguaci di Fini e soprattutto di portare nella maggioranza in tutto o in parte l’UDC di Casini, meglio se senza di lui. E’ difficile infatti immaginare nel governo a fianco di Bossi un Casini che a ogni piè sospinto indica nell’alleanza con la Lega Nord l’origine di tutti i mali del PdL.

Ma più ancora della formula politica sarà importante per Berlusconi riprendere in fretta l'iniziativa di governo per portare avanti riforme radicali - ad esempio quelle dell'amministrazione pubblica, del fisco e della scuola - che sono anche l'unica strada per costruire un consenso duraturo.