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IL VIDEOINCONTRO

Covid e altre “emergenze”, senza verità la libertà svanisce

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La gestione del Covid come prova generale per nuove “emergenze” volte a limitare la libertà. Le verità taciute sulle cure, i vaccini e gli effetti avversi. Dal videoincontro della Bussola con il professor Paolo Bellavite.

Attualità 27_07_2023

Se c’è una cosa emersa con chiarezza nella lunga stagione del Covid-19 è la mancanza di libertà, che intesa in modo autentico è direttamente legata alla verità. È attorno a questo tema generale che si è tenuto, martedì 25 luglio, il videoincontro intitolato Covid: il malato è la libertà, il sesto e ultimo del miniciclo di dirette che hanno accompagnato la campagna estiva di raccolta fondi della Nuova Bussola. Un video che nel momento in cui scriviamo è ancora visibile su Facebook, ma non su YouTube, che lo ha rimosso, verosimilmente perché parlare di Covid e vaccini in modo difforme dalla narrativa prevalente non è ben accetto.

A dialogo con il caporedattore Andrea Zambrano, il professor Paolo Bellavite, patologo generale e firma della Bussola, allontanato nel 2021 dall’Università di Verona per le sue idee dissonanti sulla gestione del Covid. Una gestione che oggi appare un po’ «il canovaccio», come ha sottolineato Zambrano, «su cui si stanno costruendo tanti altri tipi di emergenze, che poi puntano sempre alla limitazione della libertà e a tacere la verità». Emergenze non solo sanitarie, vedi la questione del clima e la pretesa di “salvare” il pianeta dall’uomo, cioè da tutti noi.

Servirebbe quindi fare luce sugli errori commessi in tempo di Covid, per non ricascarci. Una presa di coscienza che il mainstream non ha finora fatto, influendo sul grosso della società. Se da un lato, nota Bellavite, «stiamo progressivamente chiarendo dal punto di vista scientifico quello che è successo», dall’altro «non è stata riconosciuta fino in fondo la verità». E questo è un problema appunto anche in un’ottica futura, «perché non è che di virus esista solo il Sars-Cov-2». Ciò significa, tra l’altro, che pure un’infezione virale curabilissima si può tramutare in una nuova “pandemia”, ad esempio demonizzando, come avvenuto con il Covid, cure efficaci ma prive del sigillo, per così dire, dell’apparato statale e dei media.

A proposito di terapie ostracizzate, Bellavite osserva che il problema all’origine sia «l’invadenza della politica sulla medicina, un’invadenza tale per cui in un certo senso solo i protocolli ufficiali erano approvati, diffusi», come quello su Tachipirina e vigile attesa. Anche se altre cure non sono state ufficialmente vietate, «in pratica sono state fortemente disincentivate. La prima vittima dei protocolli è stata non solo la libertà del medico, ma proprio la scienza in quanto tale, la scienza medico-farmacologica. Questo non solo in Italia, purtroppo», perché, aggiunge il professore, «c’è ormai una tendenza globale a questa invadenza di un pensiero meccanicistico e protocollare che limita l’espressione delle diverse capacità e tradizioni mediche». Da qui il fatto che il ruolo del medico è sempre più ridotto a quello di un burocrate, fatte salve le eccezioni di coloro che riescono a smarcarsi da un simile sistema e curano secondo scienza e coscienza.

Dopo che erano usciti i primi studi sui più noti vaccini anti-Covid, Bellavite, anche attraverso questo quotidiano, aveva presto sollevato il problema della sicurezza, nonché quello dell’efficacia. «L’efficacia è stata millantata all’inizio, presi dalla fretta e dall’entusiasmo», ricorda il ricercatore, «ma poi si è visto che la durata dell’efficacia era molto breve e che l’efficacia non era stata studiata sui contagi». Eppure, è sulle notizie entusiastiche e distorte della prima ora che sono state tarate una serie di misure irrazionali e liberticide, su tutte il green pass, e ciò nonostante nella realtà quotidiana fossero già chiare sia la limitata efficacia temporale dei suddetti vaccini sia la loro incapacità di impedire i contagi.

Riguardo alla sicurezza, già nel 2021 sono emersi tanti drammi di persone danneggiate dal vaccino anti-Covid, diversi dei quali raccontati dalla Bussola. Persone spesso doppiamente vittime perché non credute e in certi casi private anche del necessario ascolto medico. Ma il fatto di chiudere gli occhi sulla realtà delle reazioni avverse non è casuale, secondo Bellavite: «Dietro c’è il solito errore ideologico del vaccinismo», che si basa sull’assunto secondo cui «il vaccino fa bene alla società, anche se ci sono alcune vittime» e quindi molti degli attori in gioco – siano essi politici, medici o giornalisti – tendono a dire invariabilmente che «comunque val la pena vaccinarsi». Ma questo tipo di ragionamento cela «un errore gravissimo», come afferma il patologo generale, «perché finisce col negare l’esistenza dei danni da vaccino» e trattare le vittime come «effetti collaterali necessari», di cui sarebbe meglio non parlare.

Questo tipo di ideologia, legata a doppio filo con il globalismo, contrappone in sostanza la protezione della società alla protezione della singola persona, che invece dovrebbero essere tenute insieme. Bellavite aggiunge che questo è un punto che «i giornalisti e medici cristiani» dovrebbero sottolineare «perché è proprio il cristianesimo ad aver valorizzato la persona, come essere unico e irripetibile, che ha un valore assoluto». Perciò, se si parla di rapporto rischi-benefici, prima ancora che rispetto alla società in generale, questo deve essere valutato in relazione al singolo, valutando cioè se una data persona – un bambino, un giovane, un anziano, con patologie pregresse o in salute – necessita davvero di un dato trattamento sanitario. Un punto centrale, quello del bene della persona, su cui è mancata la predicazione di gran parte della Chiesa in tempo di Covid.

Bellavite ha accennato anche ai fatti che hanno condotto a diffondere questo vaccinismo senza se e senza ma, negli anni immediatamente prima del Covid-19. Si risale ai tempi di Beatrice Lorenzin come ministro della Salute (28 aprile 2013 – 1 giugno 2018), con gli interventi dell’amministrazione Obama e della Glaxo «che hanno convinto la Lorenzin e l’Aifa di quel tempo a premere» per aumentare il numero dei vaccini obbligatori. Com’è noto, in seguito, nel 2017, si è passati da quattro a dieci vaccini obbligatori per i minori tra 0 e 16 anni. Il tutto dopo che, nella prima parte di quello stesso anno, era stato inventato «il terrore del morbillo» per convincere i parlamentari a votare la legge poi approvata definitivamente nell’estate 2017. Eppure, afferma Bellavite, non si trattava di un’epidemia, ma di «un semplice aumento periodico, minimo, piccolo, che interessava tra l’altro gli adulti». La paura usata come leva, secondo un copione che si ripete.



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